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TematicheAfrica SubsaharianaNuove idee per le migrazioni? L’accordo UK-Rwanda

Nuove idee per le migrazioni? L’accordo UK-Rwanda

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Regno Unito e Rwanda hanno firmato un accordo per il ricollocamento dei richiedenti asilo nel paese africano che di fatto mina la tutela del diritto di asilo. Ognuna delle due realtà giustifica l’accordo secondo visioni diverse ma convergenti, in quello che sempre più appare una esternalizzazione delle frontiere con il concreto rischio di rappresentare un precedente pericoloso.

Il 14 Aprile Regno Unito e Rwanda hanno annunciato una nuova collaborazione su Migrazioni e Sviluppo Economico con un accordo che prevede anche un importante stanziamento economico di 120 milioni di sterline. Essenzialmente, fuori da un linguaggio ministeriale, questo prevede il ricollocamento nel paese africano di richiedenti asilo entrati illegalmente nel Regno Unito e che questo paghi il governo ruandese per prendere in carico i migranti durante tutto il percorso di analisi della richiesta per il riconoscimento dello status di rifugiati. Inoltre prevede anche che gli stessi migranti restino nel paese africano nel caso la richiesta di asilo venga accolta, non potendo in teoria tornare in Gran Bretagna. Per coloro i quali la richiesta non verrebbe accettata sarà il Rwanda a decidere la sorte della persona, permettendogli eventualmente di restare nel paese con il riconoscimento di un diverso status rispetto a quello di rifugiato, oppure il rimpatrio verso il paese di provenienza o altro paese nel caso possa esserci un pericolo di tortura o discriminazione. In un comunicato successivo, il governo britannico appare formulare ancor più l’accordo dichiarando che all’accoglimento della domanda si riceverà un permesso per stabilirsi in Rwanda e ciò appare come una formula di definizione, ovvero la persona non vivrà nel Regno Unito, bensì in Rwanda. Il comunicato si chiude, come ad incoraggiare i richiedenti, che questa (del Rwanda) è «una delle economie in più rapida crescita, riconosciuta a livello mondiale per la sua accoglienza e integrazione dei migranti». 

Nulla toglie al Rwanda la definizione di Svizzera d’Africa, di paese accogliente e inclusivo, ma un accordo di questo genere fa molto riflettere, oltretutto il testo dell’intesa non è stato ancora pubblicato ma già così si è acceso un ampio dibattitto sul diritto umanitario, che appare sempre più violato dalle due parti. Ancor più sarebbe retroattivo, coinvolgendo le persone giunte irregolarmente nel Regno Unito a partire dal 1 Gennaio 2022, e che forse avrebbe valore solo per i migranti maschi, adulti e senza familiari con sé. 

Come si giustifica il Regno Unito

L’accordo con il Rwanda rientra in una controversa nuova legge sulla nazionalità e i confini, il National and Borders Bill (legge approvata il 28 Aprile) che oltre a consentire allo stato di privare le persone della cittadinanza senza preavviso, quasi abrogando lo Ius Soli (che anche se non è puro consente la cittadinanza a coloro nati nel Regno Unito da almeno un genitore con cittadinanza ) permette il trasferimento dei richiedenti asilo presso altri Paesi. Il Regno Unito giustifica la legge e l’accordo, da una parte con una visione di sicurezza nazionale (foreign fighters, sostenitori dell’estremismo islamico e di altra natura), dall’altra con la volontà di stabilizzare lo sbilanciamento tra rotte migratorie legali ed illegali, pubblicizzando l’accordo con il Rwanda come uno strumento di gestione della migrazione che punta a risolvere gli accessi irregolari e gli arrivi di imbarcazioni che attraversano la Manica. Uno dei risultati attesi dalla legge e dall’accordo è che il ricollocamento possa servire da deterrente per aspiranti migranti 

Come si giustifica il Rwanda

Appare chiaro che l’accordo per poter essere implementato dovrà superare molti ostacoli legali, partendo innanzitutto dal diritto internazionale e dall’obbligo del rispetto della Convenzione di Ginevra a cui il Regno Unito è vincolato dalla sottoscrizione del 19 Settembre 1949 ed il Rwanda per successione dal 5 Agosto 1964, che prevede le guarentigie di protezione a persone appartenenti ai gruppi più vulnerabili, minori stranieri non accompagnati e coloro che hanno legami nel paese. Il Rwanda da parte sua attraverso anche le parole del Presidente Kagame, giustifica l’accordo nell’ottica di un piccolo Paese che, attraverso la propria drammatica esperienza, accoglie in una prospettiva di dignità dell’individuo in una realtà che ha da offrire opportunità in un paese in crescita. L’accordo, come dichiarato da Kagame non nasce come un atto del momento da parte ruandese, ma come l’arrivo da una considerazione e condanna che viene da lontano legata al fenomeno migratorio nelle forme di inganno, di ricatto e sfruttamento, di prigionia e tortura, in Libia soprattutto ma non solo, di morte nell’attraversamento del Mediterraneo o del Sahara, ma in particolare con la perdita totale della dignità umana. Nella propria esperienza si sono accolti nel paese profughi provenienti dal vicino Congo e Burundi ma anche da altre aree; “non siamo un grande paese ma ci sono soluzioni che possiamo sempre trovare per aiutare a risolvere un grosso problema” e “non stiamo commerciando esseri umani, è una questione chiara, è stata in realtà una sorta di innovazione. Quel Rwanda si è proposto per affrontare queste questioni migratorie. E abbiamo altri profughi che sono qui, sono rimasti qui per decenni, sono qui e viviamo con loro” queste  le parole di Kagame che  offrono una chiarezza di pensiero dalla prospettiva ruandese, ma creano anche un’ombra sulla politica migratoria del Regno Unito, che appare come una minaccia al diritto di accesso alla procedura di richiesta di asilo nel momento d’ingresso sul territorio nazionale con una “soluzione” definibile come “esternalizzazione delle frontiere” che rispecchia una dura politica migratoria cresciuta nel dopo Brexit, che giunge a sfidare le convenzioni internazionali ed il principio di “non refoulement” ovvero non respingimento.

Sandrino Luigi Marra

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