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Nicaragua: la pandemia complica ancora di più la conferma di Ortega

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L’emergenza sanitaria di COVID-19, sottovalutata e nascosta dal Governo Ortega, sta destabilizzando il Nicaragua. Il Paese centroamericano, già indebolito da una situazione economica difficile, sta vedendo collassare il proprio sistema sanitario; il Presidente, duramente criticato due anni fa, deve agire rapidamente se vuole essere confermato alla guida del Paese.

Stando ai dati ufficiali di poche settimane fa, il Nicaragua sembrava uno dei pochi Paesi dell’America Latina ad aver contenuto il contagio di coronavirus. In linea con questi dati, il Governo guidato da Daniel Ortega, ininterrottamente a capo del Paese centroamericano dal 2007, ha deciso di non adottare alcuna restrizione, lasciando aperte scuole e attività commerciali e invitando i cittadini a partecipare a eventi sportivi e musicali. A ciò si aggiunge la decisione di non far rispettare il distanziamento sociale, in controtendenza rispetto alle disposizioni indicate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità.

A criticare questo approccio non sono stati solo gli oppositori interni, tra cui medici e operatori sanitari, ma anche importanti organizzazioni internazionali, tra cui l’Organizzazione Panamericana della Salute (OPS), l’Alto Commissariato dei Diritti Umani dell’ONU, la Commissione Interamericana dei Diritti Umani e Human Rights Watch, che hanno contestato i dati ufficiali e invitato il Paese a prendere misure più rigide. Inizialmente il Governo ha risposto alle accuse sostenendo di aver utilizzato un approccio simile a quello svedese, dal momento che, a detta di Ortega, “se il Paese smette di lavorare, muore”. Inoltre, per screditare le accuse dei detrattori e rafforzare la fiducia nel Presidente sono state organizzate numerose manifestazioni in suo sostegno. Nel giro di poco tempo, però, l’impennata del numero dei decessi (inizialmente collegati ad altre patologie), tra cui quelli di numerosi esponenti di spicco del partito al potere, il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale, ha spinto il Ministero della Salute nicaraguense a riconoscere che il Paese è vittima di un aumento esponenziale delle infezioni.

L’emergenza sanitaria in atto sta colpendo un Paese già in difficoltà economica; le stime per l’anno corrente non sono affatto confortanti, il PIL dovrebbe calare del 5,4% mentre il tasso di disoccupazione arriverebbe al 32,1%. A complicare ancor di più la situazione sono le sanzioni economiche adottate nei confronti del Paese centroamericano da parte di Stati Uniti e Unione Europea. Alla base di queste restrizioni c’è la volontà delle due potenze occidentali di mettere pressione a Managua affinché rispetti i diritti umani, contrasti la corruzione e garantisca elezioni libere. Il rapporto con Washington in particolare è ormai compromesso, tanto che Ortega ha commentato il gran numero di infezioni negli Stati Uniti come un “segno di Dio” contro il loro approccio considerato guerrafondaio, aggiungendo che “le forze transnazionali vogliono solo prendere il controllo del pianeta; questo è un peccato, e il Signore ci sta mandando un segno”.

Le problematiche economiche e sanitarie continuano ad allargare lo scollamento tra Ortega e la società nicaraguense, che già nel 2018 aveva portato ad importanti proteste antigovernative, soppresse solo con l’uso della violenza. Nonostante le critiche ricevute nel corso degli ultimi due anni, il Presidente ha sempre rifiutato di anticipare le elezioni, come richiesto da molti settori della società civile e da alcune organizzazioni internazionali come l’Organizzazione degli Stati Americani (OSA). Proprio l’intervento di quest’ultima nelle elezioni boliviane dello scorso anno, che portarono poi Evo Morales all’esilio, hanno convinto Ortega che sarebbe dovuto rimanere alla guida del Paese fino al termine del mandato.

Salvo novità improvvise, solo nel novembre 2021 sarà possibile verificare se Daniel Ortega verrà eletto per il suo quarto mandato consecutivo. Ad oggi, la situazione economica e sanitaria del Paese e la possibilità di nuove proteste potrebbero indicare la volontà di una nuova linea politica ma, prima di dare per sconfitto il leader che ha caratterizzato la vita politica del Nicaragua degli ultimi 40 anni, è bene attendere e valutare i prossimi sviluppi.

Stefano Di Giambattista,
Geopolitica.info

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