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Nicaragua e Stati Uniti: con l’avvento di Biden proseguono le tensioni tra i due paesi

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Il Nicaragua può essere considerato a tutti gli effetti uno dei paesi più poveri dell’intero Centro America. Tuttavia, nonostante i problemi economici e sociali che attanagliano il paese, il presidente nicaraguense Ortega ha deciso di dare vita ad un contestata riforma legislativa e giudiziaria, incontrando però il richiamo da parte del nuovo presidente statunitense Joe Biden il quale, sul solco tracciato dal suo predecessore, ha esortato Ortega ad un repentino cambio di rotta delle sue politiche.

Il Parlamento nicaraguense ha ratificato una riforma costituzionale che punisce i cosiddetti “crimini di odio” con la pena dell’ergastolo. Al tempo stesso il Parlamento ha proceduto ad approvare la cosiddetta legge sugli “agenti esterni”, ovvero la legge n. 1040 “Ley De Regulaciòn de agentes extranjeros” approvata il 15 ottobre del 2020, che impone agli agenti stranieri di non potersi candidare a cariche pubbliche, né finanziare o promuovere il finanziamento di alcun tipo di organizzazione, compresi i partiti politici, operanti in Nicaragua.

Attraverso questa legge gli agenti stranieri hanno l’obbligo, oltre a quello di iscriversi ad un’ Anagrafe creata ad hoc, di informare l’autorità competente dei fondi e beni che ricevono, dichiarando l’uso e la destinazione degli stessi e presentando mensilmente all’autorità competente un rapporto documentato e dettagliato circa le spese, i pagamenti effettuati e le attività connesse alle loro mansioni di agenti esterni.

La “legge in difesa del diritto del popolo all’indipendenza, alla sovranità e alle pace”, ovvero la legge n. 1055 approvata il 21 Dicembre del 2020 denominata “Ley de defensa de los derechos del pueblo a la indipendencia, la soberania y autodetermininaciòn para la paz”, vieta la candidatura  a cariche pubbliche a chi viene giudicato colpevole di diversi reati, ovvero a colui che viene accusato di promuovere un colpo di stato; a chi incita ad azioni terroristiche; a chi compie atti che vanno ad pregiudicare l’indipendenza e la sovranità del paese; a chi grazie a finanziamenti stranieri propone o gestisce blocchi economici, commerciali, finanziari contro il paese; a chi si dichiara favorevole all’emanazione di sanzioni contro il Nicaragua ed i suoi cittadini, nonché a tutti coloro che danneggiano gli interessi supremi della nazione: tutti questi soggetti sono qualificati come “traditori della patria” ed in quanto tali sono giudicati impossibilitati a ricoprire una carica politica.

Infine il nuovo emendamento, il numero 37 della Costituzione, ovvero la legge n. 1057 del 18 Gennaio del 2021 “Ley de reforma al artìculo 37 de la constituciòn polìtica de la Repùblica de Nicaragua” stabilisce una condanna a vita a chiunque venga accusato di aver posto in essere reati gravi attraverso dei comportamenti ritenuti odiosi e crudeli che a causa del loro impatto causano indignazione nella nazione.

Al tempo stesso il parlamento nicaraguense ha dato il via libera ad una legge per la prevenzione e la punizione dei crimini commessi attraverso le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, il c.d. reato informatico, ovvero la legge n. 1042 del 27 Ottobre del 2020 denominata “Ley Especial de ciberdelitos” che consente l’indagine, il controllo e la punizione di tutte quelle informazioni, e sulla divulgazione di esse, che il governo reputi possano essere considerate non veritiere.

Secondo il parere dei critici le nuove norme andrebbero a prefigurarsi come “leggi bavaglio”, con l’intento di bloccare, nonché perseguire penalmente, le proteste portate avanti dall’opposizione: in particolar modo essi hanno opinato come l’articolo 37 della Costituzione non chiarisca in maniera precisa il tipo di azione suscettibile di essere quantificata come “odiosa”, fornendo in tal modo agli organi giuridici una grande, forse troppo ampia, discrezionalità nel giudicare i casi che gli si pongono dinanzi. Per quanto riguarda la legge sugli agenti esterni, essa sarà probabilmente invocata per prendere di mira individui o organizzazioni che il governo ritenga possano rappresentare una possibile minaccia per la propria sopravvivenza. La legge, come sottolineato dal Dipartimento del Tesoro americano, andrà ad investire negativamente anche le attività degli attuatori dei programmi umanitari del paese centroamericano, inducendoli a ritirarsi dalla scena, anche alla luce del fatto che gli appaltatori, dato il loro lavoro svolto a stretto contatto con le organizzazioni internazionali, potrebbero non voler rischiare di diventare un obiettivo sensibile del regime.

Inoltre le riforme di Ortega, prefigurandosi l’obiettivo di vigilare sulla rete informatica, sembrerebbero voler reprimere le voci che giungono dal fronte dei suoi oppositori, ostacolando la strada allo svolgimento di libere elezioni, previste per il novembre 2021, che offriranno al presidente nicaraguense la possibilità di conquistare un quarto mandato.

We urge President Ortega to change course now”. Così il Dipartimento di Stato americano ha espresso la sua condanna nei confronti di Ortega, in un comunicato rilasciato l’8 febbraio e rubricato “Nicaragua’s Foreign Agents Law Drives Nicaragua Toward Dictatorship, Silencing Independent Voices”, nel quale il presidente nicaraguense viene apostrofato come dittatore ed esortato a modificare in tempi brevi la sua linea politica.

Agli occhi di Washington appare preoccupante la proclamazione della legge sugli agenti esterni, giudicata controversa, che ha causato la chiusura della sezione locale del Centro Scrittori Pen International e della Fondazione Violeta Barrios de Chamorro, sorta in memoria della prima presidente eletta nel 1990, dopo quarantanni di dittatura Somoza e un decennio di guerra civile. Washington ha infatti innalzato le due fondazioni come esempio di libertà di espressione, esortando inoltre il governo di Managua a svolgere in maniera libera ed eguale le elezioni presidenziali e legislative che si terranno il prossimo novembre.

Joe Biden si muove comunque sulla falsariga del suo predecessore poiché anche l’amministrazione guidata da Donald Trump espresse il suo disappunto nei confronti della presidenza Ortega: attraverso l’ordine esecutivo n. 13851 del 27 novembre 2018, intitolato “Blocking Property of Certain Persons Contributing to the Situation in Nicaragua”, gli americani denunciavano lo smantellamento e l’indebolimento delle istituzioni nicaraguensi, sanzionando con il blocco dei beni e il divieto di ingresso in territorio americano chiunque fosse ritenuto responsabile di gravi violazioni dei diritti umani, di episodi di corruzione, di sovversione dell’ordine democratico in Nicaragua.

Ad ogni modo ai sensi dell’Ordine Esecutivo n.13851 emanato dal tycoon, l’Ufficio per il controllo dei beni esteri (OFAC) del Dipartimento del Tesoro americano impose il 21 dicembre dello scorso anno una serie di sanzioni al vicepresidente della Corte Suprema nicaraguense Marvin Ramiro Aguilar Garcìa, accusato di aver coordinato gli attacchi nei confronti dei membri dell’opposizione; a Walmaro Antonio Gutièrrez Mercado, deputato del governo nicaraguense, reo di aver pubblicamente sostenuto la legge riguardante gli agenti stranieri; al capo della polizia della città di Leòn, Fidel Jesùs Domìnguez Alvarez, giudicato colpevole di aver diretto numerose aggressioni a cittadini e giornalisti nicaraguensi. Garcìa, Mercado ed Alvarez sono stati accusati di aver fornito sostegno all’oppressione politica messa in atto da Ortega ed hanno subito il congelamento dei loro beni e proprietà presenti negli Stati Uniti

Il governo di Managua si trova ora nel bel mezzo di due fuochi: da un lato la voglia di cambiamento manifestata dal suo popolo, dall’altro le pressioni esercitate dagli americani. Le tensioni rischiano ora di esplodere proprio mentre il paese si avvia verso la campagna presidenziale.

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