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Neo-orientalismo e islamofobia: come l’11 settembre 2001 ha influenzato l’opinione pubblica occidentale

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L’11 settembre 2001 ha segnato in maniera drammatica la storia degli Stati Uniti e del mondo intero. I catastrofici eventi del “giorno che ha cambiato l’America” hanno determinato la nascita di un nuovo nemico comune: il terrorismo globale di matrice islamica. Alimentata dai numerosi attentati che si sono susseguiti nei paesi occidentali negli ultimi anni, la “strategia della paura” ha guidato le scelte politiche degli Stati, a livello nazionale e sovranazionale, ma ha anche contribuito a creare, nell’immaginario comune, un’identificazione dei terroristi con le persone di fede islamica, promuovendo così una serie di stereotipi neo-orientalisti.

Islamofobia come conseguenza indiretta del terrorismo islamico

Il fenomeno del terrorismo globale di matrice jihadista domina, ormai da due decenni, l’agenda politica degli Stati e tutti i mezzi di comunicazione di massa. Gli attacchi dell’11 settembre, che hanno provocato la morte di 2977 persone e il ferimento di altre seimila, sono considerati i più gravi attentati terroristici dell’età contemporanea. Ma quale impatto hanno avuto questi eventi sulla comunità islamica e/o arabo-discendente residente negli Stati Uniti e nel resto dell’Occidente? Secondo i dati riportati dall’agenzia di stampa AFP, il rapporto annuale dell’FBI sui crimini d’odio del 2002 ha evidenziato un aumento del 1.600 percento degli attacchi diretti verso persone, istituzioni e imprese collegate alla fede islamica. Prima del 2001 quella islamica negli USA era una delle comunità che subiva meno pregiudizi, dopo questi avvenimenti anche volare in aereo, superare i controlli di sicurezza, trovare un lavoro e un alloggio senza subire discriminazioni è diventato difficile. La definizione di islamofobia fornita da Open Society Foundation comprende:

  • attacchi fisici o verbali a proprietà, luoghi di culto e persone – specialmente quelle che mostrano visibilmente la loro identità religiosa come le donne che indossano l’hijab o il niqab;
  • minacce di violenza verbali o online, diffamazione e abusi;
  • decisioni politiche che attaccano indirettamente o in maniera sproporzionata musulmani e limitano indebitamente la loro libertà di culto, come vietare l’uso di simboli e indumenti religiosi e vietare la costruzione di moschee con minareti;
  • discriminazioni nell’istruzione, nell’occupazione o nell’accesso a beni e servizi;
  • profilazione etnica e religiosa e abusi da parte delle forze armate, inclusi alcuni provvedimenti di politiche antiterrorismo;
  • dichiarazioni pubbliche di giornalisti e politici – di ogni partito – che stigmatizzano i musulmani come gruppo e che ignorano il loro contributo alla comunità e al paese in cui vivono.

Perchè neo-orientalismo?

Il timore di “non essere più al sicuro” ha gradualmente influenzato l’identificazione degli attentatori con gli arabi, poi degli arabi con i musulmani e infine dei musulmani come terroristi. È così che la “guerra al terrorismo” proclamata da George W. Bush ha preso forma, nell’immaginario comune, come una lotta contro un “diverso”, rispetto a “noi occidentali”. In un rinnovato “scontro delle civiltà”, utilizzando le parole di S. Huntington, la retorica della “democrazia a rischio” si interseca al diffuso pensiero di un Islam in contrasto con i principi democratici dell’Occidente. All’interno di questa cornice, il conflitto tra bene e male, e dunque tra democrazia e non-democrazia, si interseca con il concetto di “altro” che Edward Said ricostruisce nel suo saggio “Orientalismo” (1978). Dove l’Occidente rappresenta il bene, il progresso e la democrazia, dunque, l’Oriente rappresenta il male, l’arretratezza e la non-democrazia. È in questa ottica di alterità e di presunta superiorità dell’Occidente rispetto all’Oriente che alcuni studiosi hanno elaborato la definizione Neo-orientalismo per descrivere la stereotipizzazione degli arabi e dei musulmani dopo l’11 settembre, considerata una linea di demarcazione per definire il terrorismo. Nel suo saggio (Re-)framing the Arab/Muslim: Mediating Orientalism in Contemporary Arab American Life Writing del 2014, Silke Schmidt tenta di ricostruire il sentimento di islamofobia nato all’indomani della tragedia delle Torri Gemelle. Nelle settimane successive alla tragedia, un sondaggio rivelava che il terrorismo fosse il problema più grande per il paese secondo il 49% dei partecipanti. In un sondaggio del settembre 2002, invece il 33% degli intervistati dichiarava che gli arabi americani fossero “simpatizzanti di Al-Qaida”. Una tendenza, questa, confermata anche da un sondaggio simile elaborato da USA Today nel 2016. Esso ha rivelato che il 34% degli intervistati considerava i musulmani americani “tendenzialmente simpatizzanti di Al-Qaida”.

Cosa succede in Europa?

Negli ultimi decenni anche l’Europa è stata teatro di numerosi attentati terroristici di natura jihadista. Nei primi anni del 2000, gli attacchi erano collegati ad Al-Qaida, pensiamo all’attentato nella stazione Madrid nel 2004 che ha provocato oltre 190 vittime (il più letale) e quello di Londra nel 2005, che ha provocato la morte di 52 persone. Tra il 2014 e il 2016, tuttavia, il numero di attacchi terroristici è aumentato notevolmente in seguito all’ascesa dello Stato Islamico. Il neonato gruppo terroristico ha inoltre introdotto nuove modalità di aggressione: se prima gli attentatori erano organizzati in gruppi e utilizzavano per lo più bombe, dal 2014 gli attacchi sono stati per lo più condotti da singoli individui che dichiarano l’affiliazione allo Stato Islamico e che operano utilizzano coltelli, pistole o veicoli. Il fatto che molti degli attentatori fossero giunti in Europa come richiedenti asilo ha comprensibilmente avuto un impatto negativo sulla rappresentazione dei migranti nell’immaginario collettivo europeo, alimentato inoltre dal populismo che ha preso piede in tutto il continente. Come negli Stati Uniti anche in Europa si sono moltiplicati gli episodi di islamofobia. Lo European Islamophobic Report dell’anno 2015, registrava un’impennata del 500% degli attacchi islamofobi in Francia, (di cui il 100% di tipo verbale e il 400% di tipo fisico); il 75% degli attacchi ha avuto come vittime persone di sesso femminile, il restante 25%, persone di sesso maschile. Lo stesso report menziona anche un sondaggio svolto nel nostro paese da Eurobarometer secondo il quale il 39% degli intervistati ha dichiarato di non sentirsi a proprio agio con colleghi musulmani e infine una ricerca della fondazione tedesca Bertelsmann, secondo la quale il 61% dei partecipanti ha dichiarato che l’Islam non è adatto all’Occidente e i 57% ha definito i musulmani una minaccia.

In conclusione, gli attacchi del 11 settembre hanno drasticamente modificato l’opinione pubblica occidentale nei confronti dei musulmani. L’attentato alle Torri Gemelle ha innescato un forte sentimento di paura e ansia che ha immancabilmente colpito i musulmani stessi, chiamati dalla società a dichiararsi contrari all’uso del nome del proprio Dio per perpetrare atti di violenza. La strumentalizzazione dell’Islam da parte dei terroristi danneggia infatti la comunità islamica e contribuisce a portare avanti una rappresentazione superficiale e stigmatizzata dell’Islam.

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