Mosca ha aumentato notevolmente il numero di unità navali militari nel Mediterraneo, come affermato dal Capo di Stato Maggiore della Marina Militare Italiana, Enrico Credendino. È solo una delle tante mosse nello scacchiere geopolitico russo, ma può avere enormi conseguenze sulla sicurezza della regione, aumentando il rischio di danneggiamenti alle numerose infrastrutture critiche vitali per l’Europa. La replica dell’Occidente dovrà necessariamente dimostrarsi in linea con quegli ideali di collaborazione e coordinazione, che forse la Russia non considerava più caratteri distintivi dell’Alleanza Atlantica.
Russia sempre più aggressiva, nuovi incidenti?
In occasione della Giornata dei Difensori della Patria, il presidente russo Vladimir Putin ha rilasciato una dichiarazione, diffusa in un video sul sito del governo, in cui fa sapere che il Paese sta rafforzando i suoi armamenti con missili balistici intercontinentali orbitali a propellente liquido in grado di trasportare cariche nucleari. Non è certo una novità che l’atteggiamento russo si sia dimostrato ancora una volta aggressivo e provocatorio.
Dal 2015 ad oggi il numero di navi da guerra russe presenti nel Mediterraneo è infatti aumentato in maniera considerevole, raggiungendo poche settimane fa il picco di 18 unità (15 navi e 3 sommergibili), come affermato dal Capo di Stato Maggiore della Marina Militare Italiana. Ciò non rappresenta una minaccia diretta al territorio italiano, ma potrebbe costituire un comportamento volto ad ostacolare il principio della libera navigazione in alto mare, sancito dal diritto marittimo internazionale.
È proprio in questo contesto che Credendino ha sottolineato il rischio di possibili “incidenti” alle infrastrutture presenti nella regione.
Già a seguito del danneggiamento dei gasdotti Nord Stream 1 e 2 l’Ammiraglio Ferdinando Sanfelice di Monteforte, esperto militare e docente di Studi Strategici, aveva parlato di un piano strategico per aumentare le misure di tutela e protezione delle infrastrutture strategiche che garantiscono l’approvvigionamento energetico italiano, a partire dal Canale di Sicilia.
Quella del Mediterraneo è infatti una regione con un considerevole numero di infrastrutture critiche necessarie all’Italia e all’Europa, tra cui gasdotti, oleodotti e cavi sottomarini legati alla connettività. Non meno importante è la centralità del traffico commerciale, dato che questa area rappresenta un tassello di estrema rilevanza per la rotta Asia-Europa.
Quali possibili risposte da parte dell’Italia e della Nato?
La centralità del Mediterraneo è un elemento strategico non solo per l’Italia, ma anche per l’Europa e la Nato. Il nostro Paese può, in questo senso, inserirsi come principale potenza regionale, data la sua posizione geografica e la sua forte connotazione marittima. Se da una parte il ruolo della Marina Militare Italiana è quello di prevenire le crisi e sedarle, dall’altra il suo compito è anche quello di proteggere il commercio marittimo e le infrastrutture critiche.
In primo luogo sarà necessario implementare la sorveglianza nelle zone di passaggio di tali infrastrutture critiche, la quale non dovrà riguardare solamente le infrastrutture subacquee più vicine alla costa, ma dovrà inevitabilmente comprendere un’area più vasta.
In secondo luogo dovranno essere pianificati, in accordo con le industrie, dei sistemi di rapido intervento. Questo poiché è impossibile prevedere in modo completo tutte le eventuali minacce in grado di verificarsi. Si dovranno perciò creare dei procedimenti in grado di limitare eventuali conseguenze e ripercussioni dovute a sabotaggi o incidenti.
Le principali caratteristiche per contrastare questo tipo di avversità sono infatti la rapidità di intervento e la coordinazione, elementi sicuramente distintivi della Marina Militare Italiana. Proprio per questo motivo l’Italia potrebbe porsi come leader dei paesi Nato nella tutela del Mediterraneo. La protezione e la salvaguardia di questa regione, e delle sue vitali infrastrutture, è pertanto uno degli obiettivi fondamentali dell’Occidente e in particolar modo dell’intera Europa, la quale dipende in gran parte dalla sicurezza di quest’area. È proprio per questo motivo che la risposta alla minaccia russa non dovrà avvenire per singole iniziative. Occorre una strategia comune, che impedisca ai vari paesi interessati di reagire in maniera tardiva e magari anche in contrasto tra loro. L’Occidente ha bisogno della stessa conformità con la quale, fin dal primo momento, ha saputo denunciare e contrastare l’invasione russa ai danni dell’Ucraina, riscoprendo quegli ideali di lealtà e cooperazione che troppo a lungo erano rimasti offuscati. Proprio come, per difendere gli ideali di libertà e democrazia, la Nato si è espressa a favore della risoluzione adottata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con la quale si è sottolineata la necessità di giungere il prima possibile ad una pace giusta tra Russia e Ucraina. Allo stesso modo l’Alleanza Atlantica dovrà ritrovare quell’unità necessaria per difendere il Mediterraneo.