Il paese africano ha avuto degli ottimi rapporti con la Russia sin dai tempi della guerra di liberazione, quando l’allora URSS appoggiava la lotta del FRELIMO contro la dominazione coloniale portoghese. Il sostegno dell’URSS è poi proseguito anche durante la guerra civile mozambicana (1975-1992), che vedeva contrapposto il FRELIMO alla RENAMO, terminata con gli Accordi di Pace siglati a Roma nel 1992. Alla luce dell’invasione russa in Ucraina, il Mozambico può giocare un ruolo più importante anche per le potenze europee, Italia compresa. Infatti, il Mozambico, assieme ad altri Paesi dell’Africa, può sostenere l’Italia a ridurre la dipendenza dal gas russo, attingendo anche dalle riserve mozambicane.
Il Mozambico si mantiene nel mezzo
Dopo la visita del presidente Filipe Nyusi a Mosca nel 2019, i buoni rapporti tra due Paesi sembrano continuare, nonostante l’invasione russa del vicino ucraino, come mostrato dalla neutralità del Mozambico in occasione dei voti alle Nazioni Unite sull’espulsione della Russia dal Consiglio dei diritti umani e sulla condanna dell’invasione. Non solo, il presidente mozambicano ha affermato che la Russia sta facendo «uno sforzo per evitare il peggio», cercando dunque di togliere dalla Russia la responsabilità dell’invasione, ma ribadendo al tempo stesso l’importanza della reciprocità nel raggiungere un accordo di pace. Egli si è detto anche pronto a dare anche il minimo contributo per il raggiungimento di un accordo di pace. La recente visita della terza carica più importante della Russia, la presidente del Consiglio della Federazione Russa, Valentina Matviyenko, rafforza ancora di più la cooperazione tra Maputo e Mosca, la quale ha affermato di aver siglato un accordo sullo scambio di esperienza e la condivisione di informazioni, pur non avendo affrontato il tema dell’invasione russa. Inoltre, la presidente ha definito il Mozambico «un partner affidabile» e ha rimarcato l’aiuto reciproco «nei momenti difficili» (come l’aiuto nella lotta di liberazione), ulteriore segno di rafforzamento dei rapporti tra i due Stati e di richiesta di appoggio a Maputo. Mosca può spingere Maputo dalla propria parte affinché quest’ultimo fornisca meno risorse naturali (gas e petrolio in primis) possibili agli Stati europei, così da costringere questi ultimi a rivolgersi ancora al Cremlino. La Russia, sotto questo punto di vista, può avere timori anche alla luce delle dichiarazioni e della visita da parte del Ministro degli Esteri italiano, Luigi Di Maio, in Mozambico per la firma di un accordo sull’aumento delle risorse finanziarie per la cooperazione e sulle forniture di energia anche ai Paesi dell’UE. Infine, l’UE gioca anche un ruolo importante nella lotta ai gruppi terroristi di Al-Shabaab nella regione settentrionale di Cabo Delgado, zona di elevato interesse geo-economico per le sue risorse naturali, rubini, oro e gas off-shore.
Maputo non può fare a meno di Mosca (e neanche dell’UE)
Al pari del supporto europeo, il Mozambico ha bisogno dell’aiuto russo nella lotta al terrorismo nella regione di Cabo Delgado, a partire da un accordo stipulato tra le due parti nel Gennaio 2017, poi rafforzato l’anno successivo. In aggiunta, la Russia è presente a Cabo Delgado, così come in altre parti dell’Africa, per mezzo del gruppo paramilitare Wagner. Tale gruppo paramilitare può giocare un ruolo fondamentale più a livello politico-diplomatico tra i due Paesi, anziché a livello militare e nella lotta al terrorismo islamico data la scarsità di esperienza nelle operazioni militari in ambienti esotici. C’è anche di più. Il Mozambico dipende, secondo l’Oxford Economics Africa, per il 75% delle importazioni di grano dalla Russia e riuscire a mantenere dei buoni rapporti diplomatico-commerciali può giovare al Paese africano, specialmente se si considera che il 60% della popolazione mozambicana vive con meno di $1,90 al giorno e che il 31% vive in condizioni di denutrizione. Oltre alla pandemia, la guerra ha innescato una spirale inflattiva che può provocare seri danni ad un’economia fragile, come quella mozambicana. Il presidente Nyusi ha rimarcato quanto appena detto anche in occasione di una sua visita al parlamento ghanese, rimarcando come la neutralità del suo Paese fosse dovuta anche ad una questione economica legata all’inflazione che colpisce soprattutto i Paesi in via di sviluppo. Tale visita del presidente mozambicano è avvenuta a pochi giorni dal 76° Congresso dell’ONU, durante il quale il Mozambico è stato eletto tra i cinque nuovi membri non-permanenti all’interno del Consiglio di Sicurezza dell’ONU per il biennio 2023-2024, andando a sostituire il Kenya. Sotto quest’aspetto, lo Stato africano aveva ottenuto l’appoggio da parte dell’Unione Africana per la sua prima elezione in tale organo, dopo averne lanciato la candidatura nel settembre scorso.
Il Mozambico come possibile mediatore?
La volontà di Nyusi è quella di mantenere dei buoni rapporti con entrambe le parti date le problematiche interne legate all’economia e alla lotta al terrorismo. Inoltre, cercare di apportare il proprio contributo all’edificazione della pace tra Russia ed Ucraina garantirebbe sia una maggiore attenzione della comunità internazionale sul problema del terrorismo in Mozambico sia maggior prestigio al presidente stesso, anche in vista delle elezioni presidenziali del 2024. Sebbene sia proibito dalla costituzione, Nyusi ha annunciato di volersi candidare per un terzo mandato consecutivo, suscitando le proteste dei principali partiti di opposizione della RENAMO e del Movimento Democratico del Mozambico. Il ruolo di possibile mediatore assumerebbe, tuttavia, maggior peso qualora ricevesse un supporto attivo, continuo e compatto da parte di tutti i membri dell’Unione Africana. Ciò sembra, però, incontrare degli ostacoli data anche la spaccatura tra i Paesi africani in occasione del voto di condanna all’interno dell’ONU nei confronti dell’invasione russa. Ciononostante, la spirale inflattiva e l’aumento del prezzo del grano potrebbero unire gli Stati africani nell’esercitare più chiare pressioni a favore della fine del conflitto russo-ucraino, indipendentemente dal voto espresso in sede ONU.