Nelle scorse settimane, Faro Atlantico, l’Osservatorio sulla Difesa Euro-Atlantica del Centro Studi Geopolitica.info, ha avuto la possibilità di visitare NATO SFA COE, di intervistarne il Direttore, Col. Massimo Di Pietro e di vedere da vicino le attività promosse dal Centro.
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Direttore, grazie per la sua disponibilità. Vorremmo iniziare con alcune domande riguardanti il Centro di Eccellenza NATO sulla Security Force Assistance (NATO SFA COE). Prima di tutto, cosa si intende per Centro Eccellenza della NATO?
Un Centro di Eccellenza (COE) è un organismo internazionale costituito e finanziato a livello nazionale o multinazionale che sviluppa attività di ricerca e studio in specifici ambiti a favore del processo di trasformazione della NATO. L’operato di un COE è finalizzato al beneficio dei paesi membri dell’Alleanza o a vario titolo ai paesi associati (Partnership for Peace).
In tale quadro, i COE forniscono soluzioni formative e addestrative ad alta connotazione specialistica per la leadership militare e civile della NATO e delle nazioni partner; contribuiscono allo sviluppo della dottrina e all’adozione di procedure comuni; partecipano al processo di lezioni apprese della NATO, condividendo lezioni identificate dai Teatri Operativi nelle aree di rispettiva competenza; incrementano l’interoperabilità dell’Alleanza attraverso la valorizzazione delle risorse e delle capacità disponibili e ai cicli di sperimentazione e di validazione di nuovi concetti.
Un COE non è parte della struttura di comando della NATO (NCS), ma di un insieme più ampio di entità che supportano il buon funzionamento dell’Alleanza. I costi sono riconducibili alle nazioni Sponsor che rappresentate negli Steering Committee rispondono del proprio operato. Questa particolare connotazione consente di sviluppare e conservare una autonomia di pensiero e di proporre soluzioni indipendenti, originali e innovative.
Perché si è voluto istituire il NATO SFA COE?
Il concetto SFA della NATO trae le sue origini fondanti nel vertice di Lisbona del 2010. Durante l’evento gli Stati partecipanti hanno riconosciuto la necessità di sviluppare una nuova capacità utile a fronteggiare gli scenari futuri attraverso l’addestramento e lo sviluppo capacitivo delle forze locali di una nazione assistita (Assisted Nation) in una area di crisi, contribuendo ad accrescere la loro autonomia nel provvedere sicurezza e stabilità. Con l’obiettivo di sviluppare questo concetto e sulla base della pluriennale esperienza in missioni di supporto alla pace, l’Italia nel 2016 si è proposta come nazione di riferimento (Framework Nation) per il costituendo NATO SFA COE, avviando i Protocolli d’Intesa (MOU) con le altre due nazioni partner (Albania e Slovenia) e il processo di accreditamento da parte del Comando per la Trasformazione (ACT), conclusosi nel dicembre del 2018.

Qual è l’obiettivo principale del Centro?
La missione del NATO SFA COE si prefigge di migliorare l’efficacia dell’Alleanza promuovendo la stabilizzazione delle aree di conflitto e post-conflitto, attraverso l’analisi delle lezioni apprese, la realizzazione di un’offerta formativa mirata all’istruzione e all’addestramento del personale, l’aggiornamento delle dottrine e lo sviluppo di nuovi concetti.
Con la condivisione di competenze e conoscenze nel campo della SFA, il COE fornisce una capacità unica all’Alleanza e ai suoi partner, incrementando al contempo le competenze idonee all’assolvimento dei molteplici compiti richiesti al COE.
Come si relaziona il Centro all’interno della NATO?
La nostra forza si basa sul networking, ovvero il legame inseparabile tra il NATO SFA COE e la dimensione eterogenea in cui opera il Centro. Questo è il motivo per il quale abbiamo stabilito relazioni con la NATO Force Structure (NFS) e la NATO Command Structure (NCS), con le Organizzazioni Internazionali, gli altri Centri di Eccellenza, i think tank e gli istituti accademici. Inoltre, il COE è inserito i numerosi programmi di sviluppo dottrinale e di formazione della NATO nel settore del Defence Capacity Building.
La pandemia ha avuto un impatto sulle attività SFA?
La pandemia ha ostacolato profondamente le attività SFA a causa delle misure di contenimento messe in atto per prevenire la diffusione del virus. La distanza sociale ha influito e influisce tutt’oggi in maniera importante sull’interazione tra l’operatore SFA (Adviser, Mentor, Trainer) e la controparte, impedendo quel contatto fisico che è fondamentale per instaurare una solida relazione basata sulla fiducia reciproca. Al fine di mitigare questo impedimento operativo, si è pensato di condurre le attività SFA da remoto. Tuttavia, lo svolgimento di tale ausilio, assimilabile ad una “reach-back assistance”, non può prescindere la presenza di truppe sul terreno. Il principio di “reach-back assistance” ha la prerogativa di garantire alla controparte una supervisione continua nel supporto SFA anche quando le forze amiche siano impossibilitate per brevi periodi a farlo di presenza o siano soggette ad avvicendamento con altre unità perché a fine mandato.
Quali sono le attività attuali e future del Centro?
Il nostro Centro adotta un approccio olistico nella creazione di progetti e attività sviluppate su tre linee programmatiche denominate: policy, capitale umano (human capital) e supporto alle operazioni. Per quanto riguarda la policy, il Centro sviluppa ed analizza tutti i concetti NATO e le best-practice relative alla SFA, integrandoli nel processo di revisione della dottrina e redigendo pubblicazioni indipendenti. Inoltre, il COE supporta la NATO nell’accrescimento dello Human Capital offrendo un’ampia offerta formativa, con corsi di base, intermedi e avanzati per chi si occupa di SFA nei vari livelli tattici, operativi e strategici (es. il corso online di orientamento alla SFA, il corso per operatori SFA ed il corso per Institutional Adviser). Infine, nel supporto alle operazioni, il NATO SFA COE intraprende tutte le azioni necessarie per supportare la NATO Command Sructure (NCS) e la NATO Force Structure (NFS) nel migliorare la capacità di pianificazione e condotta di attività SFA, partecipando attivamente alle esercitazioni organizzate dall’Alleanza.
Direttore, ultima domanda. Sappiamo che nel mese di marzo il Centro ha svolto la prima edizione 2021 del Corso SFA Operators. Può dirci qualcosa al riguardo?
Il corso accreditato dalla NATO colma delle carenze formative nella disciplina del contributo militare alla stabilizzazione. Si prefigge di migliorare la competenza e l’efficacia degli operatori SFA impiegati nelle numerose missioni di Defence Capacity-Building.
Il corso offre gli strumenti per comprendere al meglio lo scenario operativo e le nozioni sui principi della SFA che devono essere applicati sul campo. Al termine dei moduli formativi, i partecipanti disporranno le conoscenze necessarie per concepire, pianificare e condurre attività di Security Force Assistance e, attraverso la combinazione sinergica delle azioni di advising, mentoring, training, saranno in grado di rendere le local forces autonome sia nell’area funzionale operativa sia tecnico-amministrativa.
Per concludere, mi preme evidenziare che il NATO SFA COE sebbene sia un’entità giovane è determinata ad emergere e ad allargare la sua comunità di interesse con altrettante entità di eccellenza estere e italiane. Tra quest’ultime siamo lieti di annoverare anche il “Faro Atlantico”, Osservatorio sulla difesa euro-atlantica. La capacità di pensare fuori dagli schemi, il coraggio di uscire dalla propria comfort zone è una postura proattiva che permette al Centro di essere un punto di riferimento ogni qualvolta si debba affrontare la tematica della SFA.