Giovedì 5 maggio le Commissioni riunite Difesa di Camera e Senato hanno svolto l’audizione del Ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, sull’impegno del nostro Paese in supporto all’Ucraina.
“L’Italia, di comune accordo con i Partner europei e internazionali e con i Paesi Alleati, ha deciso di non voltarsi dall’altra parte e di porsi al fianco del popolo Ucraino e della sua legittima difesa per preservare la propria libertà.”
Con queste parole il Ministro della Difesa Lorenzo Guarini, in un’audizione dinanzi alle Commissioni riunite Difesa di Camera e Senato ribadisce l’impegno dell’Italia a sostegno dell’Ucraina, nell’ambito del quale si inserisce anche l’invio di dispositivi militari.
Una linea, quella del Governo, che, come spiega il Ministro, è in totale armonia sia con le risoluzioni parlamentari nazionali, approvate dai due rami del Parlamento il 1° marzo, che davano mandato al Governo di sostegno al popolo ucraino e alle sue istituzioni attivando tutte le azioni necessarie, comprese la cessione di apparati e strumenti militari, sia con quella approvata dal Parlamento Europeo, diretta allo stesso obiettivo.
In particolare, il sostegno bellico dell’Italia a favore di Kiev trova il proprio fondamento nell’articolo 2 bis della legge 5 aprile 2022, ai sensi del quale il Governo è autorizzato fino al 31 dicembre, previo atto di indirizzo delle Camere, alla cessione di mezzi, materiali ed equipaggiamenti militari alle autorità governative dell’Ucraina.
Nel corso dell’intervento il titolare del dicastero della Difesa ha illustrato la portata del contributo militare italiano, definito da due decreti interministeriali. Si tratta di “sistemi controcarro, sistemi di difesa aerea a cortissimo raggio, mortai, munizionamento di artiglieria, sistemi di comunicazione, dispositivi di protezione individuale e kit di sopravvivenza nonché dispositivi in grado di neutralizzare le postazioni dalle quali la Russia bombarda indiscriminatamente le città e la popolazione civile.”
L’invio di armi all’Ucraina “si sta sviluppando in modo coordinato con gli altri Paesi europei e alleati”. In quest’ottica, il Ministro riferisce alle Commissioni la sua partecipazione lo scorso 26 aprile a Ramstein, in Germania, ad una “riunione del Gruppo di Consultazione per il supporto all’Ucraina”. Un’occasione di confronto e di coordinamento sugli aiuti da inviare all’Ucraina alla quale hanno preso parte i rappresentanti di più di 40 Paesi, anche extra-europei, della Nato e dell’UE.
Anche l’UE si sta muovendo, approvando sanzioni nei confronti della Russia, ma non solo: tra le misure spicca l’approvazione di un finanziamento di 1,5 Miliardi di euro, attraverso lo strumento European Peace Facility, per l’acquisito di materiale in supporto alle forze armate ucraine.
Quanto ai negoziati di pace, che da tempo coinvolgono le parti del conflitto, il titolare della Difesa, nel ricordare le parole di Draghi, il quale, intervenuto alla plenaria del Parlamento Europeo, ha rivendicato l’impegno dell’Italia per raggiungere una soluzione diplomatica, stabilisce una conditio sine qua non: “non c’è un vero negoziato che possa partire, senza un reale cessate il fuoco, senza che i russi smettano di bombardare.”
Lo stop ai bombardamenti, tuttavia, non sembra uno scenario all’orizzonte come prevede lo stesso Guerini secondo cui il conflitto potrebbe intensificarsi in vista dell’obiettivo russo di conseguire risultati tangibili entro la data simbolica del 9 maggio, anniversario della fine della Seconda guerra mondiale e festa nazionale in Russia. E tracciando un quadro sugli obiettivi finali dell’offensiva russa, aggiunge che, questi dipendono dalla capacità di resistenza dell’Ucraina, l’ipotesi di un suo cedimento potrebbe condurre ad una “potenziale espansione dell’occupazione russa sino ad Odessa, per precludere all’Ucraina l’accesso al Mar Nero.”
Lo sforzo italiano si articola anche nell’ambito della Nato con la quale si è deciso di rafforzare la postura di deterrenza e rassicurazione sui paesi del fianco Est. In questo senso “L’Italia già contribuisce con una componente terrestre in Lettonia, una componente aerea in Romania e Islanda e una componente navale nel Mediterraneo Orientale.” E Guerini annuncia l’avvio di operazioni in Bulgaria e Ungheria, che saranno inseriti nella Delibera Missioni di prossima presentazione al Parlamento.
La posizione espressa dal Ministro ha contribuito ad evidenziare le divisioni in seno alle forze della maggioranza sugli aiuti militari a Kiev. In particolare, la frase relativa all’invio di “dispositivi in grado di neutralizzare le postazioni dalle quali la Russia bombarda indiscriminatamente le città e la popolazione civile” ha provocato perplessità in particolare dei 5Stelle e della Lega, nonostante la successiva nota esplicativa diffusa dal Ministero della Difesa che parlava di «munizionamenti a cortissimo raggio funzionali al solo scopo difensivo e per proteggere città e cittadini». A stretto giro il capo politico del M5S Giuseppe Conte ha ribadito che il Movimento è contrario all’invio di armi “sempre più letali e offensive” all’Ucraina, chiedendo un chiarimento sulle finalità politiche che l’Italia si propone nei confronti degli alleati. E anche dal leader della Lega Matteo Salvini arrivano i ‘distinguo’. “Dopo due mesi e mezzo domandiamoci a chi stanno andando queste armi. Difendere l’Ucraina è doveroso, ma penso che lo stesso popolo abbia disperatamente voglia di cessate il fuoco, di pace” ha commentato il Segretario della Lega riferendosi all’audizione di Guerini.