Il neoeletto presidente Yoon Suk-yeol entrerà ufficialmente in carica il 10 maggio 2022. Nel mese di aprile ha provveduto a nominare i ministri che dovranno essere approvato dall’Assemblea Nazionale. Tra questi, un rinomato esperto di microchip e professore della prima università del Paese, la Seoul National University, nonché sviluppatore di un processo produttivo utilizzato tuttora nell’industria dei semiconduttori. Nel frattempo, Intel spera di entrare nel mercato delle fonderie di microchip, dove TSMC e Samsung detengono il podio sinora indiscusso. Nell’industria dei semiconduttori, quindi, la competizione sino-americana ha ormai assunto contorni estremamente grigi.
Questo articolo fa parte di Blue House 22, la rubrica di Geopolitica.info dedicata alle elezioni presidenziali sudcoreane di marzo e ai suoi risvolti.
Nuovi inquilini e vecchie diatribe
La vittoria del conservatore Yoon Suk-yeol è accompagnata da aspettative di forti cambiamenti su diversi fronti. In patria, per ora il più discusso è lo spostamento della sede presidenziale dalla storica Casa Blu, dimora del Capo di Stato da decenni, ad una sede “più vicina al popolo”. In realtà, non è la prima volta che in Corea del Sud si discute dello spostamento della residenza presidenziale, per cui la credibilità dell’attuale amministrazione in merito non è assicurata. Il ministero delle Pari Opportunità è stato affidato alla ex parlamentare e professoressa di Economia alla Soongsil University Kim Hyun-sook, la quale ha dichiarato di voler contribuire alla sua abolizione.
All’Assemblea Nazionale, il Criminal Procedure Act and the Prosecutors’ Office Act, la proposta di legge per privare l’accusa dei suoi poteri investigativi, si appresta ad essere dibattuta non solamente tra i conservatori e i progressisti, ma rischia di spaccare questi ultimi in parlamento. Nominato inizialmente dall’ex premier Moon Jae-in come procuratore generale, l’attuale presidente Yoon è entrato in contrasto con l’allora capo di Stato proprio in merito alla controversia proposta di legge. Attualmente, i progressisti del partito di Moon Jae-in detengono la maggioranza in parlamento, il che limiterebbe i margini di manovra delle proposte del presidente conservatore. Tuttavia, le elezioni parlamentari sono previste per il 2024, e se il Partito Democratico di Corea è diviso su un tema rilevante in campagna elettorale presidenziale, le prospettive che l’attuale composizione dell’Assemblea possa restare tale si affievoliscono.
In politica estera, il nominato ministro sudcoreano degli Affari Esteri, in un incontro con il Rappresentante Speciale per la Corea del Nord degli Stati Uniti, ha rimarcato come i test missilistici di Pyeongyang posino una seria minaccia per la pace e la stabilità della penisola coreana e del Nordest asiatico, e ha impegnato il governo entrante a rinsaldare l’impenetrabile alleanza tra il suo Paese e gli Stati Uniti. Inoltre, i rapporti tra le due nazioni sono caratterizzati dalla retorica del “portare la loro alleanza al livello successivo”. Il livello successivo di cui si fa riferimento è senza ombra di dubbio relativo ad un impegno più sostanzioso di Seul per quel che riguarda la sua partecipazione al Quadrilateral Security Dialogue (Quad), al quale il presidente Yoon ha già dichiarato di voler partecipare da osservatore.
Se da una parte la partecipazione della Corea al Quad è simbolica di una posizione netta della nuova amministrazione per quel che concerne i rapporti con la Cina, dall’altra sotto di essa si nascondono diverse insidie. Al Dialogue fa parte il Giappone, con il quale il Paese ha rapporti difficili a causa del passato coloniale nipponico durante il secondo conflitto bellico mondiale. Gli Stati Uniti dovranno necessariamente confrontarsi con questo elemento, elemento che potrebbe aggiungersi ad una serie di frizioni interne all’alleanza col Paese del Sol Levante. Nonostante ciò, durante l’ultima settimana di aprile, una delegazione dell’attuale governo si recherà a Tokyo per tentare di riallacciare le relazioni bilaterali.
La seconda insidia è relativa ai rapporti economici tra la Cina e la Corea del Sud, che potrebbero avvicinarsi sempre più alla definizione con cui Evan Fegeinbaum descrive il comportamento dei Paesi orientali.
Ambiguità o schizofrenia?
Gli anni dell’amministrazione Moon vengono descritti come anni in cui il Paese del Calmo Mattino ha tenuto una postura internazionale “ambigua”: alleata degli Stati Uniti, seppur con toni più pacati rispetto al successore, ma accondiscendente verso Cina e Corea del Nord. Nel 2017, l’allora presidente Moon Jae-in ottemperò alle richieste di Pechino, accompagnate da forti sanzioni economiche, di non espandere ulteriormente il sistema missilistico THAAD previsto dalla sua predecessora conservatrice Park Geun-hye.
Sebbene caratterizzata da una certa neutralità, come la definisce il professor Fiori ad un’intervista per Geopolitica.info, è possibile riscontrare una ratio all’interno della postura diplomatica coreana del periodo, con obiettivi definiti e tappe intermedie necessarie per raggiungerli, nonostante probabilmente sia la meta che il percorso sono costati la rielezione al Partito Democratico coreano. La postura del conservatore Yoon, invece, potrebbe significare grande incertezza nelle relazioni regionali.
In campagna elettorale, egli ha dichiarato di volere incrementare il sistema missilistico THAAD, cosa che potrebbe portare a ritorsioni economiche da parte di Pechino. I conservatori sudcoreani, e il People Power Party non fa eccezione, sono tendenzialmente e storicamente più vicini ai grandi conglomerati industriali a trazione familiare, i chaebol, del Paese. La multinazionale Lotte, ad esempio, nel 2017 è stata costretta a chiudere tutte le sue filiali in Cina a causa delle ritorsioni cinesi. Samsung e SK Hynix, due imprese chiave nel settore dei semiconduttori a livello mondiale, hanno degli impianti produttivi su suolo cinese. La prima, in particolare, nel mese di aprile ha aperto i battenti della seconda fabbrica di NAND a Xi’an.
A gennaio 2022, il presidente Biden e l’AD di Intel hanno annunciato larghi investimenti da parte dell’impresa americana per la costruzione di impianti produttivi su suolo statunitense. Dalla firma dell’ordine esecutivo nel febbraio 2021, la potenza atlantica ha investito somme ingenti per il rafforzamento delle potenzialità produttive americane all’interno del proprio territorio per ridurre la dipendenza dalle importazioni di microchip. Il CHIPS for America Act e l’US Innovation and Competition Act rappresentano gli strumenti con cui l’America sta portando aventi questa agenda. Gli effetti di queste iniziative potrebbero in effetti danneggiare sia la Corea che Taiwan.
Il settore dei semiconduttori rappresenta il caso limite esplicativo della dipendenza di Seul verso una Cina che non usi la propria forza economica come mezzo coercitivo per interferire nella sua politica estera. Ma l’esempio si può applicare ad altri settori. In sostanza, la partecipazione della Corea del Sud al Quad, così come una postura meno accondiscendente nei confronti della Cina, mal si coniugano con la necessità di accedere al suo mercato.
Il percorso da seguireIn ultima analisi, la postura diplomatica dell’amministrazione Yoon potrebbe mostrare i sintomi della schizofrenia asiatica, termine con cui Evan Fegeinbaum descrive il comportamento dei Paesi orientali. Secondo il suo parere economia e sicurezza nel Pacifico non percorrono linee parallele. Le aspettative circa le iniziative di breve periodo del presidente conservatore, in effetti, potrebbero raccontarci nuovamente la storia delle due Asie già narrata da Fegeinbaum. La domanda fondamentale da porsi è se queste iniziative si troveranno a percorrere, o meno, traiettorie stabili, senza che l’inesperienza politica del neoeletto premier si tramuti in accentuate tensioni internazionali o giravolte diplomatiche tra le due prime due nazioni del mondo.