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Aspettando la Ministeriale ESA di novembre 2022: chi ci sarà per l’Italia? Parla Marcello Spagnulo

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 “Il dominio aerospaziale è, oramai, chiaramente la frontiera sulla quale si sta già svolgendo e si svolgerà la competizione in ambito scientifico, economico e militare a livello globale. Il nostro Paese, per il ruolo che da sempre riveste sul piano internazionale in questo settore, è fortemente interessato ad una architettura istituzionale che consenta la miglior Governance e il pieno sviluppo delle politiche spaziali, rafforzando allo stesso tempo la partecipazione nei consessi internazionali, bilaterali e multilaterali, assicurando all’Italia una presenza influente”. Così, la “Relazione sul dominio aerospaziale quale nuova frontiera della competizione geopolitica”, approvata lo scorso 7 Luglio dal Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica (COPASIR).

Il presente articolo inaugura la collana “Aspettando la Ministeriale ESA: prospettive presenti e future dello Spazio Italiano ed Europeo” a cura del Centro studi Geopolitica.info.

La Relazione COPASIR, nata da una specifica indagine conoscitiva sul dominio aerospaziale a seguito del ritiro della coalizione internazionale in Afghanistan nell’agosto del 2021, analizza il settore asserendo come sarebbe in atto una vera e propria (nuova) Corsa allo Spazio, e come le necessità e le peculiarità legate alla dimensione aerospaziale si siano poi confermate e rinforzate anche alla luce dell’invasione Russa dell’Ucraina, che ha fatto emergere proprio il ruolo del dominio aerospaziale nelle attività belliche.

Il fatto che lo Spazio sia una dimensione strategica e decisiva, è ormai assodato. 

Come pure indiscutibile è il ruolo che il nostro paese ha avuto in questo settore, storicamente (terza nazione a lanciare un satellite nello spazio), nelle prime fasi della nascita della dimensione europea dello Spazio (E. Amaldi e l’idea dell’Europa spaziale che avrebbe portato alla nascita dell’ELDO e dell’ESRO, antesignane dell’ESA), fino ai tempi attuali, uno dei pochi paesi ad avere una filiera completa, al settimo posto mondiale per quota di spesa pubblica destinata allo spazio in relazione al PIL, e la seconda, dopo la Francia e prima degli Usa, per quota di spesa governativa destinata alla ricerca e all’esplorazione spaziale.

Dal punto di vista della Difesa italiana, ancora, il COPASIR ha registrato il positivo processo di adeguamento delle Forze armate per assicurare la protezione delle infrastrutture spaziali, dalla realizzazione nel 2019 dell’Ufficio generale spazio presso lo Stato maggiore della Difesa, e nel 2020 l’istituzione Comando delle operazioni spaziali, con il duplice compito di gestire e proteggere gli assetti spaziali della difesa e integrarne i relativi servizi nel contesto delle operazioni militari e civili a tutti i livelli. In questo senso, l’Aeronautica militare ha un ruolo di primo piano, impegnata, tra le altre cose, nella sorveglianza dello Spazio tramite il Centro di Space situational awareness presso il Comando operazioni aerospaziali.

A fronte di queste considerazioni, che darebbero l’impressione di una certa continuità e progettualità a livello di strategia nazionale, negli ultimi almeno 15 anni si è assistito, in realtà, ad una poco produttiva serie di cambiamenti ai vertici della Governance spaziale, di variazioni di competenze, di nuove disposti legislativi, di successioni di ruoli e nomine che tutto hanno dimostrato tranne che la sussistenza di una reale programmazione e strategia nazionale a livello spaziale.

L’ultimo delegato allo Spazio, il Ministro Colao, tanto per fare un esempio, non festeggerà nemmeno l’anno di “ruolo”, a causa della crisi di governo apertasi in questi giorni e che porterà a settembre/ottobre a nuove elezioni.

Altro giro altra corsa.

Viene quindi da chiedersi se una dimensione riconosciuta strategica a tutti i livelli, non debba in realtà prescindere da quelle che sono comunque fisiologiche dinamiche di cambiamento legati ai governi, alle nomine, alle poltrone.  Questo, tanto più in vista di un appuntamento fondamentale, ovvero la Ministeriale ESA di Novembre che deciderà su strategie e finanziamenti dell’Agenzia Spaziale Europea per il prossimo triennio.

Abbiamo pensato di interrogarci brevemente su questi aspetti insieme all’Ingegner Marcello Spagnulo, esperto aerospaziale e Consigliere Scientifico di Limes.

VM: Ingegnere, anzitutto grazie per la consueta disponibilità. Cosa è cambiato da quando lo Spazio è sotto la PDCM?

MS: Sinteticamente potremmo dire che da quando è entrata in vigore la legge 7 del 2018, praticamente in concomitanza con la legislatura attuale, sono cambiati tre volte i delegati politici per gli affari spaziali, sottosegretari e ministri, il che dà un’idea della relativa stabilità della gestione di questo settore. Un punto a mio avviso rilevante è che nell’ultimo governo, quello cioè in cui la delega negli ultimi diciotto mesi è passata per nelle mani del Ministro per la Transizione Digitale, è stata attuata una non trascurabile riforma della governance dello Spazio, attraverso un decreto legislativo pubblicato lo scorso 30 aprile, con cui la Presidenza del Consiglio dei ministri assumeva tutti i poteri di indirizzo, coordinamento e programmazione delle politiche spaziali tramite l’istituzione di un apposito dipartimento da costituire, ora congelato, che nei fatti avrebbe dovuto, diciamo così, sostituire l’Agenzia Spaziale Italiana ASI cui era affidato un ruolo meramente attuatore. Tutto ora è congelato, appunto.

VM: Qual è la sua opinione sul COMINT? Quali sono i principali risultati raggiunti dall’ultimo delegato allo Spazio, il Ministro Colao?

MS: Diciamo che in generale i comitati interministeriali hanno una positiva valenza politica perché assicurano una condivisione strategica e programmatica sui diversi ministeri interessati dei temi trattati, ma quanto nello specifico il Comint per lo Spazio abbia agito in questo senso non saprei dirlo con precisione, spesso è parso un alveo in cui prendere conoscenza di decisioni già prese, proprio perché il pallino vero lo ha il sottosegretario o ministro delegato dal Presidente del Consiglio, che si avvale poi di un ufficio specifico presso il Consigliere militare del premier. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda direi sostanzialmente tre cose: 1) aver attuato la riforma di cui sopra, a mio avviso un passo importante cui però adesso occorre dare seguito; 2) aver negoziato con ESA la gestione di gran parte dei fondi del PNRR per lo Spazio il che, al di là delle valutazioni soggettive sul merito di quest’azione, ha rappresentato la messa a terra di progetti da oltre un miliardo di euro che altrimenti non sarebbero partiti; 3) aver siglato con il ministro francese Le Maire un accordo bilaterale sui lanciatori a cui un minuto dopo è seguito l’annuncio della Arianegroup per un loro progetto industriale per un piccolo lanciatore, Maia, un indubbio competitore del nostro Vega. Erano in corso trattative su questo tema per coinvolgere l’industria italiana nel progetto francese, ma ora anche qui il tutto è congelato. 

VM: Cosa possiamo ipotizzare avvenga a settembre?

MS: Bisognerebbe avere la sfera di cristallo. Ovviamente nella campagna elettorale i temi più caldi saranno, e non potrebbe essere diversamente, quelli più vicini alle necessità quotidiane delle persone, per cui lo Spazio potrebbe essere visto come un tema davvero lontano dai concreti bisogni dei cittadini. Però, l’Italia non può trascurare anche temi che all’apparenza possono sembrare distanti come le politiche strategiche e industriali afferenti al settore aerospaziale. Per esempio a novembre il nuovo ministro che avrà la delega agli affari spaziali dovrà presenziare a Parigi il vertice dei ministri europei per rifinanziare l’Agenzia Spaziale Europea ESA approvando nuovi programmi e aggiornando quelli pregressi. È probabile che per effetto di trascinamento, che in gergo amministrativo si chiama gestione degli affari correnti, la struttura attuale di governo e l’ASI, cui lo stesso governo dimissionario ha cambiato per decreto ruolo e funzioni, si ritrovino a gestire il negoziato. Vedremo.

VM: Per concludere, il sistema attuale di “gestione” è davvero quello giusto? Lo Spazio non dovrebbe essere fuori dai giochi di potere?

MS: Sul sistema attuale come ho detto prima, si è fatta una riforma non trascurabile che però va completata. Le politiche aerospaziali sono strategiche per il paese, non lo dico io ma il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, il Copasir, che ha presentato giorni fa un’argomentata relazione proprio sulla Spazio affermando è un dominio di sfida economica e militare, oltre che scientifica, e che l’Italia deve potenziare le proprie strutture di governance del settore. In Francia per esempio la politica spaziale non cambia di gestione a ogni cambio di governo, semmai è aggiornata sulla base degli scenari geopolitici globali ma ha carattere strategicamente stabile. Da tempo ripeto che bisognerebbe istituire sotto l’autorità del Presidente del Consiglio un Segretariato Generale per la Sicurezza Nazionale e l’Intelligence Economica, cui deputare la strategia generale e il coordinamento della politica interministeriale su specifici temi strategici tra cui, ma non solo, lo Spazio, penso a energia, comunicazioni, finanza, alimentare, farmaceutico e altri. Per questo lo Spazio non può essere fuori dai giochi di potere in senso lato, deve avere un suo indirizzo di politica strategica e industriale, come sottolinea il Copasir. E deve essere la politica a darlo, però sulla base di strutture di governance stabili e che rispondano del loro operato all’autorità politica.

Valentina Mariani,
Centro Studi Geopolitica.info

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