Il primo settembre scorso il Dipartimento della Difesa (DoD) statunitense ha reso pubblico il report annuale “Military and Security Developments Involving the People’s Republic of China”; il rapporto, che risulta essere una dettagliata indagine dell’evoluzione della strategia militare e di sicurezza della Repubblica Popolare Cinese, pone particolare attenzione alla cosiddetta Military-Civil Fusion (MCF) Strategy di Pechino.
Il documento pubblicato dal Dipartimento della Difesa statunitense definisce la MCF Strategy cinese come un tentativo di “fondere le strategie di sviluppo economico e sociale con le strategie di sicurezza per costruire un sistema strategico nazionale integrato e in grado di sostenere gli obiettivi di ringiovanimento nazionale cinese”.
La MCF Strategy, evoluzione della Civil-Military Integration Strategy (CMI Strategy), rappresenta la volontà di migliorare il coordinamento fra due elementi chiave: il civile e il militare; l’obiettivo principale di tale progetto è difatti quello di ottenere un maggior collegamento fra le strategie di sviluppo economico, sociale e tecnologico con le esigenze di sicurezza nazionale. Da ciò deriva il progressivo aumento di produzione ed utilizzo di beni e tecnologie dual-use, ovvero tutti quei beni e tecnologie che, a basso costo di transizione, possono avere un duplice utilizzo, militare e civile.
Il ricercare un maggior avvicinamento fra queste due sfere è sempre stato un elemento presente nella volontà dei leader della Repubblica Popolare Cinese, anche se con differenti approcci ed interpretazioni che andremo ora ad analizzare.
Evoluzione della MCF Strategy
Con Mao Zedong e Deng Xiaoping la CMI Strategy risulta prevalentemente improntata allo sviluppo dell’elemento industriale della difesa, riservando una particolare attenzione alla necessità di produzione di beni e tecnologie dual-use. Tuttavia, la leadership di Deng Xiaoping, in linea con le conclusioni del Terzo Plenum del dicembre 1978, approvò più tardi il principio della “conversione militare-civile” dando la massima priorità all’economia civile e allo sviluppo economico nazionale all’interno delle Quattro Modernizzazioni piuttosto che al build-up militare.
E’, invece, con Jiang Zemin che la CMI Strategy si arricchisce di ulteriori elementi. L’importanza di “vincere guerre locali” in condizioni di “alta tecnologia”, sostenuta dalla segreteria di Jiang, ha riportato infatti al centro del dibattito politico la necessità di un maggior coordinamento fra due elementi chiave: sicurezza e sviluppo. Per poter dunque integrare al meglio questi due aspetti il Segretario del PCC ha messo in luce la necessità d’incrementare nella più generale CMI Strategy l’efficienza di altri fattori fondamentali, quali ad esempio il sistema educativo nazionale e la creazione di infrastrutture ad uso sia civile che militare.
Cruciale risulta lo sviluppo occorso durante la leadership di Hu Jintao che, promuovendo la sostituzione dell’espressione “integrazione” militare-civile con “fusione” militare-civile, ha avviato un profondo ripensamento della MCF Strategy. Tale evoluzione, menzionata nel XVII Congresso del Partito (2007) e divenuta in seguito un elemento cruciale del Dodicesimo FYP (Five-Year Plan), rappresenta la chiara necessità di abbattere quanto più possibile le barriere e i confini fra la dimensione del civile e del militare; viene dunque messa in rilievo la volontà di espandere la sfera d’influenza della MCF Strategy in nuove aree.
Sarà però con il leader attuale della Repubblica Popolare Cinese, Xi Jinping, che la MCF Strategy diventerà un elemento cardine della strategia nazionale cinese; ciò è testimoniato anche dall’istituzione nel 2017 della CCMCFD (Central Commission for Military-Civil Fusion Development), presieduta da Xi stesso e con l’obiettivo prefissato di una maggiore efficienza nell’attuazione della MCF. Sarà proprio nel 2017 che Xi Jinping, rivolgendosi alla CCMCFD, definirà le caratteristiche essenziali del modello di sviluppo della MCF Strategy: “Dobbiamo accelerare la formazione di un modello di sviluppo profondo di fusione militare-civile a elemento completo, multi-dominio e ad alto rendimento”.
A tal proposito, nel 2020 è stata pubblicata una dettagliata indagine, condotta da Alex Stone e Peter Wood per il China Aerospace Studies Institute (“China’s Military-Civil Fusion Strategy”), nella quale vengono approfonditi i tre elementi delineati nel 2017 da Xi Jinping: per “elemento completo” si rimanda alle tipologie di risorse che devono essere condivise fra la dimensione del civile e la sfera del militare, tra cui il report include ad esempio la tecnologia, il personale, i servizi, il capitale, le strutture, le informazioni, le politiche, le norme governative, le leggi e i regolamenti; con “multi-dominio” si intendono i settori fondamentali per lo sviluppo del modello stesso (i domini vengono suddivisi in Domini Fondamentali, Dominio Manifatturiero, Scienza e Tecnologia, Risorse per l’istruzione, Servizi Sociali, Emergenza e Sicurezza Pubblica); infine, con “alto rendimento” vengono definiti gli obiettivi e gli effetti prioritari che la Repubblica Popolare Cinese si aspetta di ottenere dalla MCF Strategy.
L’analisi del Dipartimento della Difesa (DoD) statunitense
Il report pubblicato dal DoD lo scorso settembre è, come abbiamo precedentemente accennato, una dettagliata analisi riguardante l’evoluzione della strategia militare e di sicurezza della Repubblica Popolare Cinese; il documento risulta essere però interessante ai fini del nostro discorso in quanto pone una particolare attenzione alla MCF Strategy. Tale strategia viene descritta come la volontà di implementare la fusione fra due elementi cruciali, ovvero lo sviluppo e la sicurezza; il coordinamento fra tali fattori risulta essere essenziale in primo luogo per rafforzare gli strumenti del potere nazionale nei confronti della governance economica, sociale e militare e in secondo luogo per quella che viene presentata come la volontà di “ringiovanire la nazione” (Xi Jinping).
Il report mette in evidenza come lo sviluppo della MCF Strategy comporti la necessità di attuare sei “sforzi”, che la Repubblica Popolare Cinese definisce “sistemi”:
1- “The Advanced Defense Science, Technology, and Industrial System”: il fine principale di tale sistema, secondo il report, è quello di arrivare ad una fusione profonda della base industriale della difesa con la base industriale civile-tecnologica. Questo sistema inoltre ricerca una maggiore autosufficienza della Repubblica Popolare Cinese nella produzione di tecnologie e materiali, in particolare dual-use. Secondo la sopracitata analisi “China’s Military-Civil Fusion Strategy”, nel 2019 circa il 2% delle società private high-tech cinesi è stato coinvolto nella catena di approvvigionamento della difesa, soprattutto in attività di fornitura dei materiali.
2- “The Military-Civil Coordinated Technology Innovation System”: l’obiettivo cardine del sistema è quello di sfruttare ed in seguito integrare le innovazioni tecnologiche nel duplice settore del militare e del civile. Si arriva pertanto a coordinane due necessità fondamentali per la Repubblica Popolare Cinese, ovvero quella dell’innovazione e quella della modernizzazione dell’EPL.
3- “The Fundamental Domain Resource Sharing System”: tale sistema invece prevede lo sfruttamento delle capacità logistiche e di costruzione civili per scopi militari. Arrivare pertanto alla creazione di infrastrutture e reti di comunicazione civili, come ad esempio aeroporti, porti e strade, che possano avere inoltre un utilizzo strategico-militare.
4- “The Military Personnel (Talent) Cultivation System”: fine principale del sistema in questione è l’ampliare e fondere le competenze civili e militari attraverso l’utilizzo del sistema di educazione nazionale del paese, ad esempio creando programmi d’istruzione e condivisione delle conoscenze. L’obiettivo è dunque quello di creare un personale militare altamente qualificato ed addestrato.
5- “The Socialized Support and Sustainment System for the PLA”: con questo sistema il report del DoD si riferisce alla volontà cinese di sfruttare i servizi civili, come cibo, alloggi e servizi sanitari, con il fine principale di supportare e migliorare la “qualità di vita del personale militare”. Altro obiettivo è quello di creare un supporto logistico per l’EPL nelle operazioni congiunte e per le operazioni all’estero.
6- “The National Defense Mobilization System”: tale sistema rimanda invece all’ampliamento delle capacità del sistema di mobilitazione della difesa nazionale della Repubblica Popolare Cinese per includere al proprio interno “tutti gli aspetti rilevanti della società e dell’economia”.
Conclusioni
Come abbiamo precedentemente analizzato, il ricercare un maggior coordinamento fra gli elementi del civile e del militare è stato un fattore, anche se con differenti interpretazioni, sempre presente nella volontà delle leadership cinesi; il progetto MCF favorisce la modernizzazione dell’EPL, che risulta come un obiettivo di primaria importanza per le strategie di sicurezza della Repubblica Popolare Cinese. Ciò porta con sé un miglioramento delle capacità di difesa nazionale cinese oltre che una maggiore competitività internazionale, non esclusivamente negli ambiti del militare e della sicurezza ma anche nel settore scientifico-tecnologico.
Saranno però cruciali gli sviluppi futuri della MCF Strategy per comprendere gli effettivi benefici che la Repubblica Popolare Cinese otterrà da tale progetto.
Elisa Ugolini,
Geopolitica.info