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Medio Oriente: l’UNDOF ed il tentativo infinito di stabilizzare un’area instabile

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Il 29 Giugno 2020 il Consiglio di Sicurezza dell’ONU ha adottato la Risoluzione n. 2530sulla situazione in Medio Oriente, e più nello specifico nell’area sotto la supervisione dello United Nations Disengagement Observer Force UNDOF.

La missione dell’UNDOF, attualmente sotto la direzione del Maggiore Generale Ishwar Hamal, Capo della missione e comandante della forza, venne istituita nel 1974, grazie alla risoluzione n. 350 del Consiglio di Sicurezza, con il fine precipuo di supervisionare il disimpegno delle truppe siriane ed israeliane al confine tra le due nazioni e far sì che diminuisse la tensione tra i due Paesi per la contesa delle Alture del Golan.

Da allora però sono passati decenni, ma la tensione in quest’area del Medio Oriente  non è mai venuta meno.  Ad ogni modo, dal 1974, l’UNDOF non ha mai abbandonato l’area, tanto per garantire il mantenimento del cessate il fuoco, quanto per supervisionare il rispetto del disimpegno militare; ciononostante, molte sono state le violazioni perpetuate  in tal senso, soprattutto con l’acuirsi del conflitto siriano.

Con l’odierna risoluzione, il Consiglio di Sicurezza riesamina dapprima  i reports  del Segretario Generale sull’UNDOF del 20 marzo 2020 e dello scorso giugno (S/2020/219; S/2020/506), sottolineando, ancora una volta, come  entrambe le parti debbano impegnarsi a rispettare i termini dell’ Accordo di Disimpegno delle Forze Armate del 1974 tra Israele e la Repubblica Araba Siriana, osservando al contempo  il cessate il fuoco, il cui mancato rispetto, da entrambe le parti, crea grande insicurezza, tanto nei confronti della popolazione civile locale e del personale delle Nazioni Unite sul campo, quanto per la situazione generale dei due Stati contendenti.

Nel prosieguo della risoluzione, il Consiglio di Sicurezza sottolinea quanto sia importante la missione dell’UNDOF, la quale opera in maniera imparziale, funge da raccordo tra Siria ed Israele e monitora l’area, cercando di evitare un’escalation delle tensioni tra i due contendenti.

Tuttavia, nonostante il prezioso ruolo svolto dall’UNDOF, tanto il personale militare quanto quello civile (compreso quello dell’Observer Group Golan a Camp Faouar, in territorio siriano, e sulla parte del “lato Bravo”) si trova esposto alla minaccia continua di mine ed altri ordigni inesplosi come pure delle attività di simpatizzanti e sostenitori di ISIL  o del Fronte Al-Nusra.

Sulla base di quanto detto, il Consiglio di Sicurezza e gli Stati membri che concorrono a fornire le truppe, devono essere costantemente aggiornati sulla missione, così da poter dare risposte e mezzi adeguati alle esigenze di volta in volta riscontrate dalla missione stessa (come ad esempio la fornitura di attrezzature e tecnologie maggiormente appropriate).

Oltre a ciò, per “stabilire una pace giusta e duratura nel Medio Oriente” (come recita la risoluzione n. 338 del 1973), serve che le parti in conflitto decidano di voler effettivamente collaborare e ciò sarebbe possibile attraverso:

  • La valutazione ed il monitoraggio delle informazioni in loro possesso, così da capire l’effettiva efficacia della missione di peacekeeping, rispetto ai motivi della sua istituzione (risoluzione n. 2378 del 2017);
  • Una maggiore presenza femminile all’interno dei contingenti militari e di polizia delle operazioni di peacekeeping, nell’ottica di una maggiore inclusività di genere all’interno di suddette attività operative (risoluzione n. 2242 del 2015);
  • Coerentemente con i due precedenti punti, utilizzare le informazioni in possesso per monitorare le attività della missione di peacekeeping, comprendere cosa potrebbe essere migliorato e cosa andrebbe cambiato, tenendo sempre a mente che tali missioni, a causa del delicato ruolo che si trovano a svolgere, debbano essere composte da personale altamente qualificato ed irreprensibile da un punto di vista dei codici di condotta (risoluzione n. 2436 del 2018): a tale riguardo, le Nazioni Unite prevedono una politica di tolleranza zero nei confronti di coloro che, agendo per loro conto, pongano in essere comportamenti deplorevoli e passibili di perseguimento (risoluzione n. 2272 del 2016)

Per concludere, il Consiglio di Sicurezza ha chiesto al Dipartimento delle Operazioni di Pace, all’UNDOF ed all’Organizzazione delle Nazioni Unite di continuare a supervisionare e garantire la tregua tra Siria ed Israele, attraverso la proroga del mandato dell’UNDOF, ad ora,  fino al 31 dicembre 2020, e al Segretario Generale di garantire all’UNDOF le risorse necessarie per l’espletamento del proprio mandato, ovviamente attraverso relazioni costanti e dettagliate, che servano ad avere il quadro generale sempre aggiornato.

Basterà questa proroga per registrar quei cambiamenti significativi che si attendono da decenni?

Corsi Online

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