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Recensione di Raffaele Marchetti e Silvia Menegazzi: “Manuale di Relazioni Internazionali: Teorie per capire la politica globale” (Luiss Press)

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La pubblicazione del “Manuale di Relazioni Internazionali: Teorie per capire la politica globale” di Raffaele Marchetti e Silvia Menegazzi coincide con un momento cruciale per lo studio delle teorie di relazioni internazionali (RI) che si confronta oggi con un sistema internazionale caratterizzato da una moltitudine di attori e questioni globali. La crescente tensione geopolitica, acuitasi con l’attuale conflitto in Ucraina, rappresenta, infatti, solo una delle tante questioni globali che influenzano il sistema internazionale. Pensiamo, ad esempio, ad altre questioni in cui diversi attori sono coinvolti, quali: la competizione economica fra gli Stati Uniti e la Cina nella corsa al primato tecnologico, il ruolo della World Health Organization (WHO) nel coordinare soluzioni globali alla pandemia COVID-19, oppure al peso dell’opinione pubblica nella lotta al cambiamento climatico o semplicemente all’influenza esercitata dal Presidente Ucraino Zelensky nel chiedere un sostegno militare all’Occidente. La presenza di tali questioni richiede, ora più che mai, una chiara comprensione delle teorie di RI per orientarsi in un’arena internazionale sempre più complessa, globale e imprevedibile, come ci ha dimostrato recentemente l’aggressione russa dell’Ucraina.

Il libro di Raffaele Marchetti e Silvia Menegazzi (gli autori) rappresenta a tal fine una chiara e sistematica lettura dei principali paradigmi e approcci delle teorie di RI, attraverso cui “comprendere”, “spiegare”, e possibilmente “predire” un’arena internazionale caratterizzata da una grande pluralità di attori, statali e non statali, che affrontano questioni sia di high politics (sicurezza) che di low politics (commercio, la tecnologia, i diritti umani, e l’ambiente). Nel realizzare tale lettura, gli autori fanno luce su due aspetti chiave: la prima è adottare una prospettiva globale e non più esclusivamente interstatale delle RI. Come argomentano gli autori, gli scopi della governance “non riflettono più esclusivamente gli interessi degli Stati, ma includono anche altri attori, tra cui OI, società transnazionali, e organizzazioni non governative e nuovi tipi di reti” (33). La seconda, seppur al livello teorico, è andare oltre la visione occidentale centrica delle relazioni internazionali, integrando “voci ed esperienze di un mondo non-occidentale fino ad ora essenzialmente emarginato nel dibattito” (32). 

Questi due aspetti sono trasversali nel manuale che è suddiviso in tre parti che si dividono a loro volta in una serie di capitoli. Ciascuna parte attinge a quella precedente, offrendo un’analisi teorica di ampio respiro, partendo dalla nascita della disciplina nel 1919 con la prima cattedra di politica internazionale in Gran Bretagna, passando per i principali paradigmi e approcci teorici delle teorie di RI, fino agli ultimi cambiamenti in atto nel sistema internazionale. La prima parte si suddivide in sei capitoli. Nel primo capitolo, gli autori pongono le basi per lo studio delle RI, presentando una serie di argomenti fra cui, la nascita della disciplina, i quattro principali dibattiti delle RI, e il cambiamento delle RI verso lo studio di una politica globale. Il primo capitolo, inoltre, presenta una sezione su un argomento spesso trascurato, ovvero la diversità delle fonti a cui attingiamo per studiare le RI. I capitoli successivi si concentrano rispettivamente sui principali paradigmi teorici delle relazioni internazionali che rappresentano il corpo teorico delle RI: il realismo, il liberalismo, il marxismo, il costruttivismo. Gli autori illustrano in modo sistematico gli assunti e le teorie appartenenti ai quattro paradigmi tradizionali, passando dal paradigma “conflittuale”, “statocentrico”,” e “securitario” del realismo (35), a quello cooperativo, “multicentrico”, e diversificato del liberalismo, fino alla “prospettiva storica” (88) del marxismo e alla centralità delle idee del costruttivismo (104). Nell’ultimo capitolo della prima parte gli autori trattano anche un insieme di teorie, post-moderne, femministe, queer e post-coloniali, entrate nel campo scientifico delle RI in risposta ai paradigmi tradizionali, in particolar modo, al realismo (120). È importante notare che gli autori abbiano aggiunto a ciascuno capitolo teorico un caso studio a cui applicare la teoria precedentemente illustrata, dimostrando l’importanza di applicare le teorie a casi empiricamente osservabili. 

Nella seconda parte, gli autori declinano le tre dimensioni delle relazioni internazionali: la politica estera, l’economia e la sicurezza, attingendo ai paradigmi teorici della prima parte. La prima dimensione sulla politica estera si concentra sugli attori, le determinanti, i modelli decisionali della politica estera, fornendo casi studio come quello dell’incidente dello stretto di Formosa. Sotto questa dimensione, gli autori trattano due argomenti spesso trascurati l’influenza dei think tank negli affari esteri (130) e l’evoluzione della diplomazia tradizionale in quella pubblica (public diplomacy) (138). Questo ultimo argomento è ulteriormente approfondito dagli autori con un caso studio sulla diplomazia pubblica dell’Unione Europea. Nel capitolo successivo, gli autori presentano la dimensione commerciale delle relazioni internazionali, meglio conosciuta come l’IPE, sempre attraverso le lenti dei paradigmi tradizionali. Secondo gli autori, L’IPE è emersa in seguito alla necessità di analizzare una serie di fenomeni economici quali, la crescita dell’interdipendenza economica, degli investimenti esteri, e la formazione del mercato comune (140). In questa dimensione, gli autori analizzano inoltre il complesso rapporto fra stato, società e capitale, in cui vengono contrapposte due prospettive: quella scettica che vede gli stati come i principali regolatori dell’economia globale e quella globalista che diminuirebbe l’influenza “governativa” dello stato nel governare l’economia globale (154). Nell’ultima e terza dimensione, gli autori si concentrano sugli studi sulla sicurezza internazionale, ampliandoli sia dal punto di vista delle tematiche che da quello degli attori. Il concetto di sicurezza non si limita solamente all’analisi della sfera militare ma include anche lo studio di nuove minacce di varia natura, come la “sovrappopolazione” e il “degrado ambientale” (160). All’interno dello stesso capitolo, gli autori illustrano inoltre il nesso che intercorre fra sviluppo e sicurezza, la disciplina del rischio politico (Political risk analysis-PRA), e l’evoluzione del concetto di strategia negli ultimi anni, facendo un riferimento specifico all’evoluzione della strategia americana negli ultimi 30 anni. Gli autori infine analizzano la trasformazione della guerra e il modello di gestione dei conflitti (189), concludendo il capitolo sullo stato della governance della sicurezza e le sue politiche. 

La terza ed ultima parte si concentra sui più recenti fenomeni globali e di come abbiano caratterizzato il sistema internazionale. Gli autori esaminano soprattutto tre fenomeni a cui dedicano un capitolo ciascuno: la globalizzazione, il regionalismo, e la politica mondiale. Nel capitolo sulla globalizzazione, si affrontano gli aspetti più “controversi” della globalizzazione (194), le interpretazioni teoriche sulla globalizzazione (198) e gli aspetti politici e socioculturali della globalizzazione. Nel capitolo sul regionalismo, gli autori si focalizzano soprattutto sul regionalismo interstatale, come il regionalismo europeo, che non è basato solo sulla “prossimità geografica e un certo grado di interdipendenza” ma anche sulle preferenze politiche, ideologiche, identitarie (204). Anche in questo caso, gli autori, interpretando questo fenomeno, attraverso una serie di teorie appartenenti ai paradigmi tradizionali, fra cui, per esempio, il funzionalismo che sostiene che “l’integrazione economica sia dovuta a forze economiche naturali”. All’interno dello stesso capitolo, gli autori si focalizzano inoltre sulle organizzazioni regionali e sul caso del regionalismo europeo nonché sulla creazione dell’Unione Europea. Gli autori esaminano altresì il regionalismo in Asia, Africa e nelle Americhe, adottando una prospettiva globale delle RI (213). Nell’ultimo capitolo della terza ed ultima parte, gli autori illustrano le varie tensioni che emergono nel contesto della governance globale, quali l’incapacità di un sistema puramente interstatale di affrontare questioni globali (216), la crescente influenza degli attori transnazionali, e l’ascesa di nuovi paesi emergenti con sistemi valoriali diversi rispetto ai paesi occidentali. Riconoscendo nelle teorie la capacità di predire le dinamiche globali, gli autori propongono in conclusione una serie di possibili scenari futuri sulla globalizzazione e sull’ordine mondiale. Da questo ultimo, secondo quanto argomentato dagli autori, potrebbero emergere verosimilmente tre scenari: un primo scenario in cui l’occidente si scontra con il resto del mondo, un secondo scenario in cui il continente euroasiatico è fortemente integrato isolando di fatto gli Stati Uniti e un terzo scenario in cui si configura un occidente allargato (di cui fa parte la Russia) che si scontra con la Cina. 

Sulla base di quanto illustrato, il manuale dà un valido contributo sotto diversi punti di vista: prima di tutto fa chiarezza all’interno della vasta letteratura delle RI, adottando una visione globale sia per l’analisi che per l’uso delle fonti. In secondo luogo, introduce all’interno della letteratura nuovi concetti (sharp power) e teorie (Queer). Infine, fornisce validi strumenti pratici come, per esempio, scrivere un policy paper. Nel dare questo contributo, il manuale si presenta chiaro e scorrevole nello stile. L’uso delle tabelle e delle box, inoltre, facilitano la praticità del testo. Le prime aiutano a sintetizzare gli argomenti più complessi, facendo luce sugli aspetti principali di tali argomenti; le seconde, invece, offrono ulteriore spunti e approfondimenti su eventi storici (Il Patto di Briand-Kellog), sistemi (sistema westfaliano), scuole di pensiero (scuola inglese), attori (NATO), strategie (hedging), fenomeni (regionalismo economico), e tanti altri concetti. Con la presenza di almeno un caso studio per capitolo teorico, gli autori, inoltre, dimostrano come l’apprendimento delle teorie RI richieda, oltre a una chiara comprensione teorica, la capacità di applicare le teorie a casi studio empiricamente osservabili. Infine, le domande poste alla fine dei principali paradigmi teorici, offrono un buon punto di partenza per stimolare la discussione e valutare la comprensione di quanto studiato nei capitoli. Il manuale di Raffaele Marchetti e Silvia Mengazzi offre dunque una guida fondamentale per orientarsi nel mondo delle RI. Una guida pensata non solo per gli studenti interessati ad ampliare la propria cassetta degli attrezzi con cui esaminare la politica globale ma anche per esperti e funzionari chiamati a prendere decisioni politiche sulla base di una serie di previsioni che presumono uno studio approfondito delle teorie delle relazioni internazionali. 

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