L’1 e il 2 marzo a Libreville, in Gabon, si è tenuto il One Forest Summit alla presenza di numerosi stakeholders. Il presidente francese Emmanuel Macron ha tenuto un discorso in cui ha sottolineato la necessità di portare avanti una politica di cooperazione per la protezione delle foreste e della biodiversità. L’impiego di mezzi economici da parte della Francia e dell’Unione Europea, tuttavia, sono solo una piccola parte dell’impegno necessario per proseguire gli obiettivi climatici nel continente africano.
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Il One Forest Summit, tenutosi a Libreville, è stata un’occasione di confronto per portare avanti gli obiettivi sulla cooperazione in ambito climatico, sulla protezione dei bacini forestali e della biodiversità. L’incontro, annunciato durante la COP27 di Sharm el-Cheikh, è stato fortemente voluto dal presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron e dal suo omologo gabonese Ali Bongo Ondimba. Il Gabon è stato scelto come luogo per l’incontro poiché è un paese coperto per l’88% da foreste, trovandosi nei pressi del bacino del fiume Congo. Inoltre, il Gabon è uno dei pochi paesi che emette meno CO2 di quanta ne assorba. Il summit ha visto la partecipazione di più di 20 capi di Stato provenienti da tre continenti, rappresentanti dei grandi bacini forestali, e di numerosi stakeholders. L’obiettivo dell’incontro, per Macron, è “mettere un freno alla deforestazione” investendo “nei partner per il successo”.
Macron, nell’apertura del suo discorso, ha sottolineato che nel 2021 circa “quattro milioni di ettari sono andati persi nelle foreste primarie tropicali, che immagazzinano più carbonio e biodiversità su scala mondiale”, affermando come siano “2,5 gigatoni d’emissioni di CO2 in più”. Il presidente francese ha ricordato la firma del Patto per il clima di Glasgow durante la COP26, dove “ci siamo impegnati a diminuire, invertire la deforestazione da qui al 2030”. Inoltre, ha richiamato la COP15 di Montreal, dove “ci siamo dedicati a proteggere il 30% della natura”.
Macron ha poi considerato i vantaggi di un impegno costante per la riforestazione. In primo luogo, ha affermato come “in Unione Europea […] la foresta produce da tre a quattro milioni di posti di lavoro”, mettendo in risalto il possibile impatto di questi progetti sulla situazione occupazionale dei paesi africani. In secondo luogo, ha evidenziato come gli interessi economici dei paesi forestali siano protetti dalla stessa foresta, richiamando come “le entrate risultanti dalle foreste del bacino del Congo sono stimate oggi a 450 milioni di dollari, che potranno aumentare drasticamente sfruttando le opportunità straordinarie di trasformazione locale della bioeconomia”. In terzo luogo, il presidente francese si è concentrato su coltivazioni particolari come la mangrovia e le torbiere, che “meritano un livello di protezione più elevato, poiché la loro degradazione avrà delle conseguenze irreparabili per la regolazione climatica”.
Il punto centrale del discorso di Emmanuel Macron è stato l’impegno di tutte le parti interessate per portare avanti “contratti politici con i paesi, con degli obiettivi chiari e fissati dagli Stati forestali”. Per questo, il presidente francese ha annunciato l’adozione di partenariati “per la transizione energetica”, i cosiddetti Just Energy Transition Partnership (JETP). Inoltre, ha affermato come sia importante costruire “dei Partenariati per la Conservazione Positiva, detti PCP”, che si fonderanno sullo “sviluppo della One Forest Vision”, un progetto scientifico che ambisce a misurare le riserve mondiali di carbone e biodiversità considerate vitali.
A questo proposito, il presidente francese ha dichiarato come l’obiettivo finale sia quello di “permettere un domani la creazione di ‘certificati di biodiversità’, che premierebbero le politiche esemplari dei paesi che proteggono il loro stock vitale di carbone e biodiversità”, vendendoli a “Stati sovrani e settori privati come contributo per la protezione della natura”. Un meccanismo di remunerazione per i paesi forestali dei servizi “universali” resi alla comunità, concettualmente simile al meccanismo per i carbon credits. Tuttavia, numerosi critici di questo sistema hanno sottolineato come il meccanismo dei certificati di biodiversità sia poco efficace, in quanto non riduce i rischi ambientali e non chiarisce il valore della biodiversità. Peraltro, numerose critiche sono state mosse contro alcune aziende che, usando questi certificati, non limitano il loro impatto ambientale. La progettazione e il monitoraggio, dunque, saranno fondamentali per garantire che i certificati di biodiversità siano veramente efficaci.
La tutela delle foreste e lo sviluppo economico, di conseguenza, sono considerati fattori complementari e non contrapposti. Come dichiarato dal presidente francese, “è necessario cominciare dal cambiare i metodi produttivi […] utilizzando meglio le risorse, remunerando meglio la popolazione attraverso un modello centrato sulla trasformazione locale”. Ha inoltre ringraziato gli imprenditori presenti al summit, che si sono incontrati durante il “One Forest Business Forum” e hanno lanciato l’iniziativa 10by30, con l’obiettivo di creare 10 milioni di posti di lavoro per attività di gestione sostenibile delle foreste entro il 2030.
Per quanto riguarda gli investimenti, Macron ha comunicato l’impiego di “100 milioni di euro addizionali a disposizione di paesi che desiderano accelerare la loro strategia di protezione delle riserve vitali di carbone e biodiversità”. I finanziamenti proverranno da “la fondazione Walton per 20 milioni di euro, Conservation International per 30 milioni e la Francia metterà altri 50 milioni di euro”. Inoltre, “la Francia e il Regno Unito guideranno una coalizione sul soggetto con il sostegno del Fondo mondiale per l’ambiente”, per “formalizzare una metodologia unica […] sull’approccio universale dei certificati di biodiversità”. Questo pacchetto d’investimenti non è l’unico messo in campo dal paese transalpino: L’Agenzia di Sviluppo Francese (Agence Française de Développement, AFD) si è impegnata per oltre €5 miliardi per finanziare progetti di sviluppo sostenibile in Africa dal 2017. I progetti includono iniziative su temi come risorse rinnovabili, agricoltura sostenibile e sviluppo urbano sostenibile.
Lo stesso vale per l’Unione Europea, da tempo impegnata in investimenti per lo sviluppo sostenibile. Un primo esempio riguarda lo stanziamento di €1 miliardo per anno, dal 2021 al 2027, per supportare una serie di attività, tra cui lo sviluppo di infrastrutture resilienti al cambiamento climatico. Inoltre, la Banca Europea di Investimenti (European Investment Bank, EIB) si è impegnata per €4.7 miliardi per supportare iniziative di conservazione in Africa, per la protezione della biodiversità e la promozione di pratiche agricole sostenibili.
Concludendo il suo discorso, il presidente francese ha sottolineato come sia necessario l’impegno di tutte le parti in causa, ricordando il prossimo incontro di Parigi il 23 giugno “sul nuovo patto finanziario Sud-Nord”: un’occasione per “fare il punto della situazione sul nostro impegno e in particolare sulla parte finanziaria”. Al termine dell’incontro, è stato annunciato il cosiddetto Piano di Libreville, una roadmap basata su cinque pilatri legati all’impegno politico, economico e sociale per la tutela delle foreste. L’obiettivo, basato su un “accordo giusto” tra i paesi forestali e la comunità internazionale, è sviluppare azioni concrete che seguano i principi espressi durante il summit.
Questo incontro dimostra l’impegno del governo francese e dell’Unione Europea a supporto degli obiettivi climatici dei paesi africani. Tuttavia, gli investimenti sono solo una piccola parte delle risorse necessarie per affrontare le sfide ambientali del continente. La collaborazione tra tutte le parti in causa sarà necessaria per ottenere un progresso durevole in ambito climatico, a fronte delle problematicità presenti sul territorio africano.
Le conseguenze dell’impegno ambientale francese in Africa hanno un impatto potenziale molto importante sull’economia e la politica del continente. Da un punto di vista economico, il legame tra gli investimenti e i progetti in ambito climatico potrebbe stimolare la crescita economica della regione, creando posti di lavoro e tentando di ridurre le emissioni di carbone.
Da un punto di vista politico, l’impegno francese può essere considerato un tentativo di mantenere la sua influenza nella regione: ponendosi come leader nell’ambito climatico, la Francia ha la possibilità di ricostruire la fiducia con le nazioni africane. Tuttavia, numerosi critici esprimono le loro preoccupazioni circa un approccio considerato neo-colonialista che, attraverso gli investimenti in settori come quello ambientale, estenderebbe il dominio politico ed economico francese nella regione. Inoltre, alcuni progetti potrebbero comportare il dislocamento delle comunità locali.
Nonostante le promesse francesi abbiano il potenziale di portare a risultati economici e ambientali positivi, è dunque importante considerare le implicazioni politiche di tale impegno e garantire che sia svolto in modo equo per tutti gli stakeholders. Un “accordo giusto”, che i paesi africani chiedono da tempo.