Ieri, a Parigi, si è insediato il nuovo presidente della Repubblica francese, Emmanuel Macron. Dopo un primo turno giocato sul filo del rasoio, Macron è riuscito ad accedere al ballottaggio con quasi un quarto dei voti dei francesi e a battere agilmente, nel secondo turno, la leader nazionalista Marine Le Pen, chiudendo così la delicata fase politica delle elezioni presidenziali francesi. Si tratta del più giovane leader francese dai tempi di Napoleone, il più giovane capo di Stato, il primo ad essere nato dopo la fondazione della Quinta Repubblica. Leader di una forza politica creata un anno fa, eletto alla sua prima competizione elettorale, Macron è riuscito a infrangere molti primati ancor prima di iniziare la propria attività di governo. Ma saranno ancora molti i primati e, più in generale, le sfide che Macron dovrà affrontare per guidare il Paese verso il nuovo “Rinascimento” a cui ha accennato in questi mesi e che ha ribadito, ieri, nel suo discorso di insediamento.
La Francia è un paese politicamente frantumato, corroso da una crisi occupazionale grave e da problemi economici decennali (deficit pubblico cronico, tassazione elevata e bassa crescita economica), colpito e minacciato costantemente dal terrorismo internazionale. Macron è riuscito a spuntarla nel primo turno e a imporsi sulla sua rivale al ballottaggio offrendo ai francesi un programma fatto di liberalizzazioni, europeismo e una certa dose di nuovismo. Tuttavia, è difficile dire quale sia stato il reale impatto di queste proposte sulle decisioni di voto dei francesi al secondo turno. È lecito supporre che molti dei voti ricevuti da Macron siano stati il frutto di una semplice scelta strategica, ossia evitare che fosse eletta presidente Marine Le Pen, piuttosto che un endorsement alle proposte del nuovo inquilino dell’Eliseo. Un’analisi che unita allo scenario delle prossime elezioni legislative pone più di qualche incognita sul già di per sé difficile cammino di Macron.
Fra poco meno di un mese, infatti, i francesi saranno nuovamente chiamati alle urne per eleggere, stavolta, i membri dell’Assemblea Nazionale. Tuttavia, le possibilità che il movimento politico di Macron, La République En Marche, possa ottenere la maggioranza parlamentare sono scarse. Il partito del Presidente, in questo caso, sarebbe obbligato a cercare un accordo con un’altra forza politica, se non più d’una. E nel caso peggiore, non così irrealistico, potrebbe essere costretto a inseguire un accordo tra diverse forze politiche, una sorta di Große Koalition in salsa francese. E questo sarebbe un primato nella storia della Quinta Repubblica francese, stavolta non particolarmente favorevole per Macron.
Il nuovo presidente francese avrà bisogno di un altro miracolo elettorale, a breve. Per questo motivo gli occhi della politica e dei commentatori, francesi e internazionali, sono già puntati verso l’11 giugno. Solo a partire da quella data sapremo dire qualcosa di più solido sulle possibili prospettive politiche del giovane rampante della politica francese.