Il popolo ucraino rinnova la fiducia al neopresidente Volodymyr Zelensky dopo il 73% delle scorse presidenziali. L’ex attore comico ha ottenuto anche la maggioranza in parlamento e può procedere alla formazione del nuovo governo. Adesso il suo programma ricco di promesse dovrà farsi strada tra la situazione sempre più calda con Mosca e il possibile interessamento dell’Occidente.
Una sola parola: rinnovamento. È questo che ha spinto sin dallo scorso marzo i cittadini a sostenere il 41enne Zelensky, volto inedito sulla scena politica ucraina. Quello che era solo il sogno del protagonista di una serie tv interpretata dallo stesso neopresidente, è divenuto incredibilmente realtà. Dopo mesi di interviste in cui scherzosamente si parlava di una sua candidatura alla guida del Paese, l’attore comico la annunciò davvero in un discorso televisivo, forte di sondaggi molto favorevoli. Da allora la campagna elettorale fu portata avanti principalmente sui social, evitando confronti diretti con la stampa e gli avversari. I cittadini da tempo reclamavano un cambiamento radicale nella classe politica. Questa, ritenuta obsoleta e corrotta, non è stata in grado di risolvere i principali nodi del Paese. Una pesante crisi economica, l’instabilità politica e la perenne conflittualità con Mosca sono emergenze per cui si pretendono risposte concrete. L’ambizioso programma di Zelensky, che promette di risolvere questi problemi, è stato decisivo nell’attrarre consenso. Ora che oltre alla presidenza ha conquistato anche il parlamento, il giovane presidente dovrà dimostrare che il suo è qualcosa di più di un sogno ad occhi aperti.
Vincitore il 21 aprile nel ballottaggio delle presidenziali contro l’uscente Petro Poroshenko, il leader del partito Servo del Popolo (Sluha narodu) ha raccolto i voti di quanti si sentivano disillusi dalla politica precedente.Le elezioni per il rinnovo del parlamento unicamerale (Verchovna Rada) si sono svolte con tre mesi di anticipo. Il nuovo capo dello Stato, appena un mese dopo la vittoria, annunciò nel suo discorso di insediamento l’intenzione di sciogliere la camera, anticipando le elezioni parlamentari previste in autunno. Il 43% ottenuto consegna all’attuale presidente la sicurezza di poter raggiungere i 226 seggi su 450 necessari per la maggioranza assoluta, primo caso in Ucraina dall’indipendenza del 1991. In ogni caso sarà necessario collaborare con gli altri partiti, se si vorranno attuare riforme costituzionali. Quest’ultime prevedono l’approvazione dei due terzi del parlamento, ovvero almeno 300 voti.
Alle spalle di Servo del popolo, con il 12% dei consensi la Piattaforma di Opposizione (Opozycijna platforma) si afferma come secondo partito, un movimento politico che promuove il pieno risanamento delle relazioni con la Russia.
Nonostante fosse un outsider, Zelensky ha battuto nella corsa alla presidenza non solo l’esperto Poroshenko, ma anche l’ex premier Yulia Tymoshenko. Il distacco da entrambi è stato netto, e il successo si è ripetuto anche lo scorso 21 luglio. Il partito del presidente uscente Solidarietà europea (Evropejs’ka Solidarnist’) ha raccolto appena l’8,7%. Stessa magra percentuale per Madrepatria (Bat’kyvščyna) della Tymoshenko. Anche la paladina della “rivoluzione arancione” del 2004 è stata travolta dall’ondata di novità, nonostante la posizione favorevole all’ingresso dell’Ucraina nella Nato e nell’Unione europea.
L’inesperienza di Zelensky non ne ha fermato l’ascesa. Probabilmente è stato proprio il suo essere un homo novus della politica ad attrarre un elettorato desideroso di vedere volti nuovi. I detrattori ipotizzano che dietro al suo successo possa esserci la regia dell’oligarca Igor Kolomoiski, nemico di Poroshenko e proprietario del network dove lavorava Zelensky come uomo di spettacolo. Il suo programma poggia su due colonne portanti: unità nazionale e cambiamento socio-economico. Altri punti centrali sono la lotta alla corruzione e una soluzione diplomatica per le questioni in sospeso con la Russia.
Da ormai cinque anni tengono banco i conflitti in Crimea e Donbass, entrambe al momento senza possibilità di sviluppi concreti. Prima l’autocefalia della Chiesa ortodossa ucraina, poi la questione linguistica a discapito dell’insegnamento del russo hanno inasprito ancora di più le relazioni tra i due paesi. Inoltre, i 24 marinai ucraini arrestati nel novembre 2018 dalle autorità russe nello stretto di Kerch sono tuttora detenuti. e, da ultimo, lo scorso 25 luglio una nave russa ritenuta coinvolta in quell’episodio è stata sequestrata col suo equipaggio per ordine di Kiev, scatenando le proteste del Cremlino. Questa è la pesantissima eredità lasciata a Zelensky dai suoi predecessori.
Il leader di Servo del Popolo si è sempre dichiarato favorevole al dialogo con Mosca, preferendo una soluzione pacifica al persistere di crisi militari. All’indomani dei risultati delle elezioni parlamentari, il ministero degli Esteri russo ha diffuso un comunicato a riguardo: si enfatizza la bocciatura del popolo ucraino verso le autorità precedenti e si auspica che il nuovo parlamento usi saggiamente la fiducia accordatagli. Lo scorso 11 luglio è avvenuto il primo contatto telefonico col presidente russo Vladimir Putin. L’iniziativa è partita da Kiev, come confermato dal portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. I due presidenti hanno avuto modo di discutere della delicata situazione nell’est dell’Ucraina e di un possibile scambio di prigionieri.
In campagna elettorale Zelensky non ha risparmiato critiche per le aggressioni militari russe in Ucraina. Inoltre, espresse il suo sostegno alle manifestazioni dell’Euromaidan, quando la sospensione decisa dal governo dell’accordo di associazione DFCTA con l’UE scatenò accese proteste tra il 2013 e il 2014.
Qual è stata la reazione dell’Occidente al nuovo corso ucraino? Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker, a margine del vertice UE-Ucraina tenutosi l’8 luglio a Kiev, definisce le relazioni le migliori possibili, basate su reciproca amicizia. Il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha visitato insieme a Zelensky alcuni luoghi del conflitto in Donbass. Tusk ha fatto presente come in questa crisi l’Ucraina abbia rispettato gli accordi presi per il disimpegno, a differenza di quanto fatto dalla Russia. Recentemente, il nuovo Presidente ha inoltre ricevuto l’inviato speciale statunitense per l’Ucraina Kurt Volker. Tale incontro ha fornito l’occasione per discutere del conflitto nel Donbass, e il giovane leader ucraino ha potuto ampiamente registrare l’importante sostegno degli Stati Uniti.
Nonostante la retorica antirussa e le posizioni moderate tendenti al dialogo, Zelensky si è posto come candidato antiestablishment e critico dell’UE e del Fondo Monetario Internazionale. L’Ucraina rappresenta strategicamente un obiettivo importante sia a Ovest che a Est, e per questo Bruxelles da anni ne incoraggia le riforme in vista di una futura adesione all’Unione (ed eventualmente alla NATO). Nel 2016 però, l’Accordo di associazione fu respinto, e con esso le promesse fatte a Kiev. L’allargamento a est dell’UE rappresenta un tasto dolente, vista anche la recente vicenda dello slittamento dei negoziati con Albania e Macedonia del Nord. Alcuni paesi europei restano scettici all’idea di includere nuovi membri, a causa delle tante frizioni e incomprensioni interne. Sarà fondamentale attendere gli sviluppi e capire quanto lo scetticismo di Zelensky verso l’Europa sia forte.
Il popolo ucraino ha messo il suo futuro completamente nelle mani di un ex attore comico inesperto, i cui impegni elettorali ora reclamano concretezza. La coesione nazionale e il rinnovamento auspicati dal giovane presidente dovranno farsi spazio tra le pressioni diplomatiche e militari russe da un lato e le allettanti promesse occidentali dall’altro.