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TematicheAmerica LatinaL’ingresso dell’Argentina nei BRICS: sfide e opportunità

L’ingresso dell’Argentina nei BRICS: sfide e opportunità

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In un momento di forte crisi economica, la notizia della possibile inclusione dell’Argentina nei BRICS ha suscitato un grande dibattito nel paese. L’adesione potrebbe portare enormi benefici economici, in quanto i membri fondatori del gruppo sono anche tra i maggiori partner commerciali del paese sudamericano, e migliorare lo status internazionale dell’Argentina in un momento di crescente irrilevanza del paese nello scacchiere globale. Ma l’adesione rivela anche aspetti negativi: la vicinanza a paesi come Russia e Iran, per esempio, potrebbe minare i rapporti di Buenos Aires con le potenze occidentali.

Lo scorso 24 agosto, l’attuale presidente, Alberto Fernandez, ha dichiarato di aver accettato l’invito per integrare l’Argentina nei BRICS a partire dal 1 gennaio 2024. L’annuncio è arrivato durante la campagna elettorale per determinare il successore di Fernandez e ha generato un forte rifiuto da parte dell’opposizione. I candidati favoriti per la vittoria finale, Javier Milei e Patricia Bullrich, si sono detti contrari all’adesione dell’Argentina. Il primo ha affermato che il paese rimarrà allineato con Stati Uniti e Israele, mentre per Bullrich l’inclusione dell’Iran esclude ogni possibilità di partecipazione per l’Argentina, in quanto il paese persiano è ritenuto responsabile degli attentati terroristici avvenuti a Buenos Aires negli anni ’90. L’unico candidato che si è pronunciato in modo favorevole all’adesione è Sergio Massa, attuale Ministro dell’Economia, appartenente alla corrente peronista, il quale, però, si è posizionato solo terzo alle scorse elezioni primarie. In un tale scenario, è importante capire quali potrebbero essere le conseguenze di un eventuale ingresso del paese sudamericano all’interno del gruppo.

L’Argentina si trova in un momento di forte crisi economica, con un PIL stagnante e una inflazione in continua crescita. In questa situazione, l’adesione al gruppo dei BRICS, come afferma Alberto Fernandez, aprirebbe “una nuova opportunità”, visto che il gruppo rappresenta il 24% del PIL mondiale. La partecipazione dell’Argentina nei BRICS significherebbe rafforzare i legami con paesi quali Brasile, Cina, e India, che rientrano tra i maggiori partner commerciali del paese sudamericano. Inoltre, l’Argentina è attratta anche dalle possibilità finanziarie offerte dalla New Development Bank, instaurata dai BRICS nel 2015 per finanziare progetti di sviluppo, vista a Buenos Aires come un’alternativa al Fondo Monetario Internazionale. Infine, l’adesione costituirebbe l’occasione per ridurre la dipendenza dal dollaro dell’economia argentina. A questo proposito, lo scorso 3 giugno, l’Argentina ha rinnovato l’accordo di swap valutario con la Cina, che consente al paese sudamericano di pagare le importazioni dal paese asiatico direttamente in yuan.

Da un punto di vista politico, invece, l’adesione ai BRICS potrebbe essere considerata come un’opportunità per rafforzare lo status internazionale del Paese. Per comprendere in quale modo, bisogna avere chiara la natura dei BRICS. Sebbene l’inclusione di paesi come l’Iran sembri rafforzare l’immagine anti-occidentale del gruppo, bisogna ricordare che nel tempo i BRICS hanno sviluppato altre funzioni. Nel corso dei più di 10 anni della sua esistenza, il gruppo si è posto come una voce critica che promuove una visione diversa delle relazioni internazionali, basata su un rapporto più orizzontale tra gli stati e sul multilateralismo come strumento per risolvere i problemi globali. In questo senso, i BRICS rappresentano, come affermano i professori Tokatlian e Malacalza, “una piattaforma politica e diplomatica che può rivitalizzare la posizione internazionale dell’Argentina”.

Per questa ragione, secondo Santiago Cafiero, attuale Ministro degli Esteri, l’adesione dell’Argentina rappresenta una questione pragmatica piuttosto che ideologica. Entrando nel gruppo dei BRICS, il paese sudamericano avrebbe l’opportunità di diversificare le proprie relazioni esterne ed entrare in contatto con una serie di paesi che sono stati finora fuori dal radar della diplomazia argentina. Inoltre, l’adesione può rivelarsi uno strumento per avanzare le rivendicazioni argentine sulle isole Malvinas, dal momento che tutti i paesi all’interno dei BRICS appoggiano la posizione di Buenos Aires. Infine, l’ingresso potrebbe anche avere conseguenze sull’integrazione regionale. Da un lato, alcuni opinionisti sottolineano che la partecipazione dei due principali membri del Mercosur, Brasile e Argentina, favorirebbe una voce comune tra i due paesi che rafforzerebbe anche la posizione dell’organizzazione a livello internazionale. Altri, invece, affermano che l’adesione argentina potrebbe indebolire il Mercosur: la relazione unilaterale con attori terzi, infatti, potrebbe screditare il valore del processo di integrazione, come nel caso del controverso accordo di libero commercio tra Uruguay e Cina che ha messo in crisi l’organizzazione.

Al di là di questi potenziali benefici, l’adesione potrebbe portare anche diversi problemi. Sebbene il governo consideri l’ingresso come questione pragmatica, l’accostamento dell’Argentina a paesi come la Russia potrebbe danneggiarne l’immagine agli occhi degli Stati Uniti, soprattutto nell’attuale contesto internazionale, segnato dalla guerra in Ucraina. Sebbene la condanna latinoamericana dell’invasione russa alle Nazioni Unite sia stata ampia, tutti i paesi della regione hanno evitato di imporre sanzioni e l’Argentina ha respinto l’invito statunitense a inviare armi in sostegno all’Ucraina. Di conseguenza, l’adesione argentina potrebbe minare la sua credibilità di fronte agli Stati Uniti. A loro volta, le possibili tensioni con gli USA rappresenterebbero un ulteriore problema per Buenos Aires, considerata la grande influenza di Washington all’interno del Fondo Monetario Internazionale, uno dei creditori più importanti dell’Argentina.

Come si è visto, l’ingresso dell’Argentina all’interno dei BRICS rappresenta un’opportunità in vari settori, però questa deve essere soppesata con i possibili rischi dell’adesione. Al momento, il futuro dell’Argentina rimane incerto: le prossime elezioni presidenziali si terranno il 22 ottobre, mentre l’adesione ai BRICS verrà concretizzata solo a partire dal 1 gennaio. Questo significa che la vittoria di uno dei candidati dell’opposizione potrebbe portare a un ritiro dell’Argentina prima ancora che l’ingresso venga formalizzato. Nel caso di Milei, date le sue posizioni radicali, una sua vittoria significherebbe quasi sicuramente un rigetto dell’invito ad aderire ai BRICS. Per quanto riguarda Bullrich, sebbene si sia pronunciata in senso contrario durante la campagna elettorale, una sua vittoria non esclude un giro pragmatico in politica estera, data l’importanza del commercio con la Cina per l’economia argentina. Bullrich, infatti, appartiene allo stesso partito dell’ex Presidente Mauricio Macri, il quale, durante la campagna elettorale del 2015, aveva dichiarato la volontà di ridurre il commercio con la Cina, ma una volta instauratosi al governo finì con il partecipare al vertice dei BRICS nel 2018 riconoscendo l’importanza del gruppo.

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