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TematicheMedio Oriente e Nord AfricaLibia e la proroga dell’UNSMIL

Libia e la proroga dell’UNSMIL

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Il Consiglio di Sicurezza, adottando la risoluzione n. 2542, ha deciso di rinnovare fino al 15 settembre 2021 il mandato dell’UNSMIL. Tale risoluzione, che richiamava a sua volta a precedenti risoluzioni e report (n. 1970 del 2011 e le successive risoluzioni sulla Libia (la n. 2259 del 2015, la n. 2486 del 2019 e la n. 2510 del 2020, ed il report del Segretario Generale sull’UNSMIL S/2020/832), aveva l’obiettivo di “facilitare un’azione guidata dalla Libia ed un processo politico inclusivo di proprietà libica e nel raggiungere un cessate il fuoco duraturo”, grazie anche al supporto dei paesi vicini e di partners regionali, quali l’Unione Africana, la Lega degli Stati Arabi e l‘Unione europea.

Come per ogni altra risoluzione del Consiglio di Sicurezza, nello stabilire misure specifiche da attuare successivamente, si è tenuto conto del “rispetto della sovranità, l’indipendenza, l’integrità territoriale e l’unità nazionale”. Nel caso specifico, sono poi stati posti in risalto compiti di mediazione e buoni uffici da attuare, nonché la richiesta al Segretario Generale perché attuasse una revisione della struttura dell’UNSMIL, così da renderla più efficace, entro la data del 31 luglio 2021.

Nel momento dell’attuazione di tale risoluzione, vi era uno scenario che necessitava di risposte urgenti e concertate che andassero nella stessa direzione, ossia nel portare avanti il processo politico e di conciliazione nazionale del Paese.

La situazione umanitaria complessiva risultava essere allo stremo: si registrava un continuo deteriorarsi delle condizioni di vita della popolazione, con servizi di base insufficienti; numerosi episodi di violenza sessuale e di genere, da perseguire seriamente (attuando la risoluzione n. 1325 del 2000 ed altre, nell’ambito dell’Agenda Donne, Pace e Sicurezza); violenze nei confronti dei bambini; violazioni dei diritti umani verso quei migranti e rifugiati detenuti in centri di detenzione illegali e fatiscenti; il non rispetto degli obblighi scaturenti dal diritto internazionale umanitario; la presenza di gruppi terroristici che esacerbavano situazioni di per sé già compromesse, in aree particolarmente instabili; infine le criticità poste dalla pandemia di COVID 19 e le misure da attuare per non creare ulteriori problemi al Paese (risoluzione n. 2532 del 2020).

Da quanto detto, si evincev il bisogno di risposte urgenti, come il garantire, anche attraverso il sostegno dell’UNSMIL, una piena partecipazione di genere e dei giovani, nel processo politico e nelle varie istituzioni, in tutte le fasi del processo verso la costruzione della pace.

Era necessario altresì che i partiti libici collaborassero con l’ONU per organizzare elezioni parlamentari e presidenziali trasparenti (lavori dell’Alta Commissione Elettorale Nazionale e del Comitato Centrale per le Elezioni del Consiglio Comunale), ed era importante che tutto il popolo libico si sentisse coinvolto verso il raggiungimento di medesimi obiettivi necessari, quali: “l’unificazione delle istituzioni militari e di sicurezza sotto la guida di un governo civile (…) il sostegno alla riforma economica in collaborazione con le istituzioni finanziarie internazionali creazione di una Banca centrale libica”.

Nel prosieguo della risoluzione, veniva poi ricordato come le risorse petrolifere libiche fossero un prezioso patrimonio a beneficio di tutta la popolazione e dovessero dunque rimanere sotto il controllo esclusivo della National Oil Corporation, spettando al Governo dell’Accordo Nazionale (GNA) la supervisione delle istituzioni economiche e finanziarie del Paese, ovviamente aiutato in ciò dalla fine delle interferenze da parte degli Stati membri, verso coloro che non rientrano nell’Accordo Politico Libico (LPA) (in base a quanto stabilito nel corso della Conferenza di Berlino).

Bisognava poi garantire l’attuazione di misure sanzionatorie e la segnalazione delle  violazioni al Comitato per le sanzioni delle Nazioni Unite, di coloro che minacciassero la pace, la stabilità o la sicurezza della Libia (risoluzione n. 2441 del 2018 e successive) ed il rispetto dell’embargo sulle armi da parte di tutti gli Stati membri, dal momento che la situazione in Libia continuava a costituire una minaccia per la pace e la sicurezza internazionale (risoluzione n. 2213 del 2015).

Il paese necessitava di stabilizzazione generale a vari livelli ed è anche per questo che  il Consiglio di Sicurezza ha chiesto, attraverso l’attuale risoluzione, che venisse prestata assistenza umanitaria e consulenza tecnica sia nella fase conflittuale, ma soprattutto una volta che le ostilità fossero cessate e sarebbe stato importante ricostruire velocemente ed efficacemente il Paese.

Anche per questo si chiedeva urgentemente al Segretario Generale la nomina di un Inviato Speciale per l’UNSMIL che si occupasse di buoni uffici e mediazione nei confronti di attori locali ed internazionali, coadiuvato da un Coordinatore, responsabile delle operazioni e della gestione quotidiana dell’UNSMIL, con aggiornamenti continui (ogni 60 giorni), nei confronti del Consiglio di Sicurezza (anche tenendo conto di quanto stabilito nel precedente documento S/2020/63 e nella risoluzione n.2510) sugli sviluppi del cessate il fuoco, così da essere sempre aggiornati in merito agli sviluppi della situazione e poter così agire prontamente.

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