Il riacutizzarsi della crisi sanitaria negli ultimi giorni, ha riacceso il dibattito inerente i costi economici di potenziali misure restrittive. In questo contesto, appare utile capire in quali condizioni l’economia mondiale si presenta a questa rinnovata difficile sfida. In questo contesto, le analisi e le previsioni del WTO e (soprattutto) del IMF possono essere preziosi strumenti per interpretare le prossime mosse degli attori nazionali ed internazionali in materia sanitaria ed economica.
Il mondo ed una rinnovata sfida sanitaria ed economica
I dati delle ultime settimane riguardanti la diffusione del virus hanno mostrato come, sia per il continente europeo che per le altre aree mondiali, si prospettano mesi molto duri dal punto di vista sanitario ed economico. In questo contesto poco incoraggiante per lo sviluppo e la stabilità socioeconomica nelle diverse regioni globali, appaiono interessanti le analisi fornite dalle principali organizzazioni internazionali legate all’economia. Di fatti, tali studi potrebbero fornire maggiori indicazioni sulle future sfide regionali e globali dei prossimi anni, soprattutto dal punto di vista economico e produttivo.
A tal fine, di rilevante importanza sono gli outlook pubblicati nei primi giorni di ottobre dal Fondo Monetario Internazionale (IMF) e l’Organizzazione Mondiale del Commercio (WTO), che tracciano previsioni sia per il PIL che per il commercio internazionale nei prossimi mesi. Benché entrambe le organizzazioni confermano una contrazione generalizzata nei rispettivi settori (correlati tra loro), i dati sono meno drammatici rispetto alle analisi fornite durante la fine della primavera. Ad esempio, il WTO prevede che nel settore commerciale ci sarà una contrazione del -9,2%, dato ben lontano dal -32% previsto a maggio. L’ottimismo dell’organizzazione di Ginevra è soprattutto supportato dall’export asiatico ed in particolar modo della Cina, che sembra essere uscita meglio dalla crisi sanitaria.
Il World Economic Outlook, la prospettiva dell’IMF sull’economia mondiale
In questo contesto, i dati del World Economic Outlook dell’IMF, prospetto pubblicato i primi giorni di ottobre, possono dare ulteriori risposte sullo stato di salute dell’economia globale. Per tale motivo appare utile soffermarsi sia sulle conclusioni fornite dall’istituto di Washington, che sulle dichiarazioni rilasciate dalla stessa Direttrice Operativa del IMF, Kristalina Gheorghieva, nei giorni successivi alla divulgazione del prospetto. In linea con quanto affermato in precedenza, il Fondo Monetario Internazionale prevede una severa contrazione del PIL per il 2020 (-4,4%), la quale è comunque decisamente inferiore alle previsioni dello scorso giugno (-5,2%). In secondo luogo, lo studio ipotizza una (seppur tenue) ripresa nel 2021.
Uno dei maggiori fattori che ha portato alla rivalutazione delle stime concerne le straordinarie misure adottate dai governi e dalle organizzazioni internazionali (tra tutte l’Unione Europea), al fine di fronteggiare la crisi. In particolare, si calcola che gli stati abbiamo supportato le famiglie tramite sussidi e sgravi fiscali alle famiglie ed alle imprese per un totale di 12 trilioni di dollari. Tali misure sono state accompagnate da politiche monetarie espansive che hanno attenuato le carenze di liquidità delle imprese, rimanendo quindi (seppur con molte difficoltà) in attività.
Un mondo ed una crisi a diverse velocità
Un elemento di particolare interesse, sottolineato dallo stesso IMF, riguarda i differenti risultati e previsioni economiche provenienti dalle diverse aree mondiali. In generale, si nota come i paesi più sviluppati abbiano sofferto meno l’arresto delle attività rispetto alle regioni in via di sviluppo. Tali discrepanze, secondo gli analisti del Fondo, non sono solamente dovute alla diversa efficacia delle misure adottate e dalle differenti capacità di risposta da parte dei governi nazionali. Di fatti i mercati emergenti, oltre ad avere dei sistemi sanitari più deboli, sono fortemente dipendenti da settori gravemente colpiti dall’arresto economico, come il turismo e l’esportazione delle materie prime. I bassi tassi d’interesse e l’abbondante liquidità hanno comunque mitigato le problematiche delle aree in via di sviluppo, dando la possibilità ai governi nazionali di riguadagnare l’accesso ai prestiti.
Nonostante il cauto ottimismo mostrato dai dati menzionati, le ultime notizie provenienti dall’Europa e dagli Stati Uniti, riguardo l’ormai imminente seconda crisi sanitaria, mettono a nudo i rischi ancora presenti per la tenuta economica mondiale. La maggior parte dei paesi è diventata più vulnerabile ed avrebbe non poche difficoltà a affrontare i costi ed i rallentamenti dovuti al riacutizzarsi dell’emergenza COVID-19. In generale, è stato riscontrato un aumento dei debiti pubblici nazionali sia a causa delle elevate spese per il rafforzamento del settore sanitario che per la diminuzione della produzione e delle entrate fiscali. A ciò devono essere aggiunti altri fattori che potrebbero influenzare negativamente i mesi futuri, come ad esempio l’aumento generale dei livelli di disoccupazione, il numero elevato di PMI e grandi aziende fallite e l’interruzione dell’istruzione. In tale contesto, nel quale nuove restrizioni e limitazioni appaiono sempre più probabili, lo stesso World Economic Outlook prevede come la produzione globale nel medio termine rimarrà sotto i livelli pre-pandemici, generando un generale rallentamento per il miglioramento del tenore di vita.
Le quattro priorità del Fondo Monetario Internazionale
Di fronte a questo clima di incertezza, il principale quesito che gli analisti e gli stessi policy makers si pongono riguarda quali dovrebbero essere le priorità e le politiche da adottare sia per mitigare l’immediata crisi che per garantire una ripresa nel medio-lungo termine. All’interno di questo dibattito, in molti si sono uniti allo schema tracciato dalla stessa Direttrice Operativa dell’IMF pochi giorni dopo della pubblicazione del prospetto economico. Al netto delle differenze regionali, i principali attori pubblici e privati, secondo Kristalina Gheorghieva, dovrebbero concentrarsi su quattro priorità per superare la crisi sanitaria ed economica.
In primo luogo, l’obiettivo principale è difendere la salute delle persone attraverso un’ampia spesa non solo per le cure ma soprattutto per il tracciamento dei contagi. In tale contesto, la cooperazione ed il coordinamento multilivello tra pubblico e privato potrebbe accelerare la creazione e la seguente distribuzione di un efficace vaccino.
Secondariamente, appare importante mantenere per i prossimi mesi politiche di assistenza e supporto al sistema economico al di là dei pesanti costi di bilancio. Rinvii fiscali, garanzie di credito e sussidi salariali sono misure fondamentali non solo per le imprese ed i lavoratori ma in generale per la stabilità economica. Un ulteriore sforzo è richiesto per la difesa delle piccole e medie imprese (particolarmente sofferenti nell’area OCSE) attraverso misure di liquidità per favorire l’afflusso di credito e la stabilità finanziaria delle suddette.
Un altro passaggio fondamentale riguarda una politica fiscale maggiormente flessibile ed orientata al futuro per adattarsi alle trasformazioni strutturali generate dal COVID (basti pensare alle necessità concernenti la digitalizzazione e lo smart working). Perciò sarebbe utile promuovere politiche per la riqualificazione dei lavoratori (soprattutto a favore della digitalizzazione e nei settori green) al fine di facilitare una transizione della forza lavoro.
Infine, un problema da non sottovalutare è l’aiuto ai paesi emergenti, che come accennato precedentemente, hanno avuto maggiori difficoltà nell’affrontare la crisi. In particolar modo sono richieste un maggior numero di sovvenzioni nonché una cancellazione parziale o totale del debito attraverso un coordinamento non bilaterale ma globale, includendo gli attori pubblici e privati coinvolti.
Conclusioni
Oltre che fornire un’analisi multilivello sull’attuale stato dell’economia mondiale, i prospetti del WTO e soprattutto quel del IMF sono degli importanti spunti per tutti gli attori che possono influenzare le politiche per la mitigazione della crisi ed il rilancio dell’economia. Nonostante l’attuale contesto rimanga incerto e potrebbe portare ad un rapido cambiamento delle stime previste e malgrado l’attuazione dei piani di ripresa discussi richiedano costi difficilmente accessibili, prospetti delle principali agenzie economiche multilaterali rimangono un importante punto da cui partire per capire e ridisegnare il sistema economico post-COVID.