I lavori del negoziato procedono mentre gli scontri tra i guerriglieri e le forze governative aumentano d’intensità.
Dopo quasi 60 anni di conflitto il governo colombiano e le FARC stanno portando avanti una vera e propria conferenza di pace. Gli incontri sono già avviati e il presidente Juan Manuel Santos ha dichiarato di voler concludere la negoziazione per Novembre 2013. Il lungo percorso verso questo evento è stato coadiuvato da Cuba e dalla Norvegia, Cile e soprattutto Venezuela. Le ragioni del conflitto all’interno della società colombiana sono molteplici, complesse e soprattutto radicate nel tempo, come in molti altri Paesi dell’area la Colombia è cresciuta mantenendo una forte segregazione sociale tra i discendenti delle ricche famiglie spagnole e la maggioranza di origine indio.
Il traffico della cocaina ha alimentato la guerriglia armata e allo stesso tempo ha spinto gli Stati Uniti ad esercitare una forte pressione e una influenza costante nelle scelte politiche colombiane. In questo scenario i guerriglieri colombiani costituiscono il gruppo armato più numeroso dell’America Latina ed anche il più longevo.
Le Farc, secondo il governo colombiano, dispongono oggi di 8000 uomini armati, un numero importante ma lontano dal picco di 20000 guerriglieri stimata agli inizi del Duemila. Il dato impressionante è quello della produzione di cocaina, più della metà della droga prodotta in Colombia è riconducibile ai guerriglieri con un indotto stimato da fonti governative intorno ai 3 miliardi di dollari annui.
L’organizzazione ha perso, durante lo scorso decennio, molti uomini chiave della sua struttura militare e politica e non ha più le capacità logistiche di qualche anno fa. Ma, grazie anche agli introiti del narcotraffico, le Farc rappresentano ancora la spina nel fianco di un Paese che ha sta risolvendo molte delle sue contraddizione interne. La capacità delle Farc di modificare la strategia militare, concentrandosi su attacchi alle infrastrutture energetiche, attentati con esplosivi e l’uso di cecchini, ha consentito ai guerriglieri di mantenere una forte pressione su Bogotà, nonostante i duri colpi inferti dalle forze di sicurezza colombiane. I guerriglieri non si presentano ai colloqui in una condizione di inferiorità militare ma anche il governo colombiano non mostra nessun segno di debolezza.
La pressione dei militari nelle zone ancora parzialmente controllate dalle Farc è aumentata notevolmente nel 2013, nella provincia di Caqueta sono hanno perso la vita 7 soldati colombiani e numerosi guerriglieri proprio durante una pausa dei negoziati di pace. Le trattative vanno avanti in un clima surreale con entrambe le parti che dichiarano il buon esito dei colloqui mentre gli attacchi governativi contro i guerriglieri e gli attentati esplosivi delle Farc sono sempre più frequenti. Il presidente colombiano ha dichiarato che l’offensiva militare terminerà solo dopo aver siglato un accordo di pace . Nessuna delle parti vuole mostrare alcun segno di debolezza in un momento critico per gli sviluppi della trattativa e le polemiche all’interno del Paese restano forti. Le negoziazione si basa su cinque punti: dalla partecipazione dei guerriglieri alla vita politica colombiana, al risarcimento per le vittime delle Farc, alle modalità di fine del conflitto sino al tema del traffico di droga.
Ma l’argomento principale e più controverso sembra essere la riforma agraria e un nuovo indirizzo delle politiche agricole statali. La richiesta delle Farc di una concessione di terre agli strati più deboli della popolazione rurale non è stata presa in considerazione degli esponenti governativi che hanno dichiarato l’inviolabilità della proprietà privata e la necessità di tutelare i proprietari terrieri. Il tema della terra è cruciale per i guerriglieri, le Farc nascono nel 1964 proprio come un movimento agrario di ispirazione comunista. I dubbi sul futuro della pacificazione con i guerriglieri sono molti, in primis il vuoto che lascerebbero le Farc nella produzione della cocaina.
La società colombiana ha poi una tragica storia nei secoli di vendette familiari e politiche che rende difficile l’idea di una possibile conciliazione tra le parti avverse. La Colombia dovrà affrontare tutte queste problematiche per arrivare ad una pace sociale e superare la tradizionale dicotomia che da sempre divide il Paese. A complicare ulteriormente la situazione c’è la delicata situazione venezuelana dopo la morte di Chavez, che ha sempre protetto le Farc e ha svolto un importante ruolo nel negoziato in corso. Con il migliorare delle relazioni tra Venezuela e Colombia la figura di Chavez è stata determinante per i colloqui in corso, ma il peso dei guerriglieri colombiani nelle trattative dipenderà molto anche dalla sopravvivenza dell’Alba e del bolivarismo. Senza l’appoggio politico del Venezuela le Frac si ritroverebbero senza grandi margini di trattativa e pericolosamente isolate.