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Le tensioni tra Grecia e Turchia nel Mediterraneo Orientale: i dilemmi della politica italiana

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La recente escalation delle tensioni tra la Grecia e la Turchia per il controllo di alcune aree contese del Mediterraneo orientale rappresenta uno degli elementi di maggiore preoccupazione in seno alla comunità internazionale degli ultimi tempi. Tali dispute hanno riproposto all’attenzione del governo italiano uno dei temi più sensibili della politica internazionale del nostro paese: la stabilità del mar Mediterraneo.

Grecia-Turchia: una lunga storia di contrasti. Non è certo la prima volta che greci e turchi si trovano su posizioni contrapposte con riguardo al controllo di porzioni del Mediterraneo orientale. La disputa più annosa e significativa riguarda l’isola di Cipro, territorio ancora oggi diviso tra la Repubblica di Cipro, di influenza greca e riconosciuta a livello internazionale, e la Repubblica turca di Cipro del Nord, che è riconosciuta soltanto dalla Turchia. Il fatto che Ankara rivendichi l’esistenza di uno stato che non è riconosciuto dalla comunità internazionale crea notevoli difficoltà nel risolvere le dispute legali riguardo a un argomento delicato come lo sfruttamento delle materie prime della zona. Le questioni relative all’appropriazione delle risorse energetiche dell’area risultano, infatti, storicamente in primo piano nei dissidi tra le due potenze, come avvenuto altresì in occasione dei contrasti più recenti.

L’incidente del 12 agosto 2020. Il 12 agosto 2020 si sono scontrate una nave da ricognizione turca e una nave da guerra greca. La nave turca stava scortando la Oruc Reis, una grossa imbarcazione per l’esplorazione che andava alla ricerca di giacimenti di petrolio e gas naturale. L’incidente è avvenuto in acque rivendicate sia dalla Grecia che dalla Turchia. Erdogan ha definito il fatto come una inaccettabile provocazione di Atene, la quale, dal canto suo, accusa i turchi di portare avanti politiche di espansione territoriale nel Mediterraneo. Nonostante il tentativo di mediazione della Germania, greci e turchi rimangono per ora fermi sulle loro posizioni, e apparentemente indisponibili a sedersi a un tavolo negoziale per dirimere le controversie esistenti.

La coalizione antiturca guidata dalla Francia. La Francia, potenza mediterranea che è sempre più ai ferri corti con la Turchia, sta intanto organizzando un’alleanza politica e militare contro Ankara insieme a Grecia, Israele, Egitto e Cipro. I francesi sono storici sostenitori dei greci nella disputa con la Turchia per lo sfruttamento del gas naturale nel Mediterraneo orientale. I contrasti tra Parigi e Ankara si sono poi ulteriormente inaspriti a causa del conflitto in Siria e soprattutto della guerra in Libia, nella quale i due paesi sono schierati su fronti contrapposti: il governo francese sembra ormai aver scelto di appoggiare il generale Haftar, mentre quello turco ha inviato soldati e armi in aiuto del primo ministro Fayez al Serraj, a capo dell’unico governo riconosciuto dall’ONU. In uno scenario come quello appena descritto, una degenerazione delle tensioni tra francesi e turchi verso un conflitto armato è un’ipotesi che, seppur ancora remota, non può essere affatto esclusa.

L’ambivalenza italiana. Pericolo di una ‘nuova Libia’? In questa situazione, la posizione dell’Italia risulta alquanto complessa. I venti di guerra presenti nel mediterraneo orientale hanno condotto ampi strati dell’opinione pubblica italiana ad agitare lo spauracchio della Turchia come di una ‘nuova Libia’.  Nel 2011, la Francia volle fortemente una guerra contro il regime libico di Gheddafi, con conseguenze dannose per l’Italia in termini economici e di gestione dei flussi migratori. Il fatto di aver a suo tempo portato disordine e instabilità in un’area cruciale del Mediterraneo sta conducendo oggi il governo italiano a riflessioni profonde. Se la Francia rappresenta da tempo immemore un punto di riferimento importante per la nostra politica estera, schierarsi apertamente contro la Turchia potrebbe rappresentare un notevole errore strategico. Oltre che un argine contro fenomeni incontrollati di migrazioni di massa, la Turchia di Erdogan rappresenta un partner commerciale molto importante per l’Italia. La collaborazione economica italo-turca si muove lungo cinque direttrici principali: la consolidata presenza di grandi gruppi dell’industria manifatturiera con impianti produttivi nei principali cluster industriali turchi; l’attività dei gruppi italiani nei progetti di produzione e connessione energetica; l’importante ruolo delle banche italiane, la partecipazione allo sviluppo infrastrutturale del Paese, e, infine, la cooperazione nel settore della difesa. Tali considerazioni hanno portato l’Italia a adottare una posizione ambivalente in merito alle tensioni in atto. Da un lato, il governo Conte ha di recente raggiunto un’intesa con la Turchia sul comune appoggio al premier Fayez al Serraj in Libia, accordo che comprende il via libera di Erdogan alle navi dell’azienda italiana Eni, per effettuare esplorazioni nella zona fissata dal Memorandum di intesa firmato lo scorso novembre da Ankara con Tripoli. Dall’altro lato, è notizia del 26 agosto 2020 che l’Italia ha deciso di prendere parte, insieme a Francia, Grecia e Cipro, a esercitazioni congiunte delle forze armate nelle acque a sud di Cipro. L’iniziativa militare, come dichiarato dal ministro della difesa greco Panagiotopoulos, ha l’obiettivo di dimostrare l’impegno dei quattro Paesi europei del Mediterraneo per lo stato di diritto nel quadro di una politica di de-escalation delle tensioni.

Conclusioni. Il Mediterraneo, per ragioni facilmente intuibili, rappresenta un’area cruciale per gli interessi economici e geopolitici dell’Italia. Difendere tali interessi significa perseguire politiche che puntino verso la pace, la sicurezza e la stabilità della zona. Nonostante le recenti tensioni, la Turchia resta un partner importante dei paesi occidentali, in quanto membro della NATO e dell’unione doganale europea. Per queste ragioni, una soluzione pacifica delle controversie tra Grecia e Turchia nel Mediterraneo orientale è non soltanto auspicabile, ma altresì desiderabile.

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