L’invasione russa dell’Ucraina ha portato alla luce la dipendenza libanese dal grano ucraino e ne ha compromesso l’importazione, aggravando così una crisi già presente. A disposizione c’è grano per un solo altro mese e non è l’unica risorsa a mancare. Si può solo immaginare un aumento generalizzato dei prezzi e una progressiva riduzione delle risorse alimentari, nel mentre i Ministri cercano di consolidare i sostegni esterni, i supermercati si adeguano a nuove misure per sopperire alla crisi e la popolazione continua a scivolare in uno stato di povertà sempre più allarmante.
La carenza del grano e il divieto d’esportazione
Il conflitto in Ucraina ha scatenato un problema di sicurezza alimentare per molti Paesi del Medio Oriente e del Nord Africa, ma la situazione del Libano è particolarmente precaria. Il quadro complessivo è terribile: il Paese si trova in assenza di assistenza finanziaria immediata, dinanzi ad un collasso del sistema alimentare che potrebbe avvenire in poche settimane o addirittura giorni. Nella giornata di lunedì 21 marzo, il Presidente libanese Michel Aoun, ha tenuto un fluente discorso nel quale spiegava come il conflitto Russo-Ucraino ha colpito la capacità del Libano di assicurare grano a sufficienza e ha contemporaneamente sollecitato le Nazioni Unite ad aumentare il sostegno alimentare al paese. Già l’esplosione del porto di Beirut del 4 Agosto 2020 aveva distrutto i magazzini di grano e la guerra in Ucraina ha ulteriormente compromesso il facile accesso a questa risorsa. Le osservazioni di Aoun sono arrivate durante il suo incontro in Italia con David Beasley, il direttore esecutivo del Programma Alimentare Mondiale, il quale ha affermato che il WFP continuerà a sostenere il Libano nonostante la situazione globale sia sempre più difficile. Il Presidente ha incontrato anche il direttore generale dell’Organizzazione per l’Alimentazione e l’Agricoltura (FAO) Qu Dongyu, il quale si è reso disponibile nel sollecitare gli Stati membri dell’Organizzazione per raddoppiare le loro produzioni di prodotti alimentari di base in modo tale da affrontare la situazione globale complicata dall’invasione dell’Ucraina. Dongyu ha promesso un coordinamento continuo con il governo libanese per sopperire alle differenti necessità.
Il Libano ha bisogno di importare circa 50.000 tonnellate di grano ogni mese per coprire la domanda di pane della nazione e il governo si è affidato all’Ucraina per circa due terzi della fornitura di grano, si tratta di circa 400.000 tonnellate all’anno. Il Libano era in grado di immagazzinare riserve di grano per quattro mesi, ma l’esplosione del porto di Beirut ha distrutto i principali silos di stoccaggio del grano del paese, rimuovendo 120.000 tonnellate di capacità di stoccaggio che tutt’oggi deve essere ancora ripristinata. Il secondo porto principale del Libano, in termini di grandezza, si trova a Tripoli e non ha capacità di stoccaggio di grano, questo comporta gravi limiti e la capacità complessiva si stima in un solo mese di stoccaggio.
La guerra in Ucraina ha costretto lo Stato libanese a considerare di intervenire, per la prima volta in tre decenni, per comprare mensilmente grano per milioni di dollari, cercando così alternative ai mercati ucraino e russo. Come si può vedere nel grafico in figura, il Paese dei Cedri riceve più dell’80% del suo grano dall’Ucraina. Nello specifico, i dati doganali risalenti al 2020 vedono l’81% del grano in arrivo dall’Ucraina e il 15% reperito dalla Russia. I due paesi sono anche i principali fornitori del Libano di olio di semi di girasole. Il grano importato viene trasformato localmente, mentre il Paese di per sé produce solo piccole quantità di grano duro.
Il Ministro dell’economia libanese Amin Salam ha richiesto un intervento da parte degli Stati Uniti e di altri donatori internazionali volto a garantire una riserva di emergenza, dato che le scorte di grano rimangono basse e i silos non sono più disponibili dal momento dell’esplosione. L’obiettivo del Paese è di comprare il fabbisogno mensile di grano corrispondente a circa 50.000 tonnellate, per poi acquistarne progressivamente di più. Al tempo stesso, l’obiettivo del Ministro è di cercare di acquistare questa risorsa al più basso prezzo previsto nel mercato, ma i dettagli del piano si stanno discutendo e il Libano non ha grande possibilità di contrattare dinnanzi alle potenze internazionali. Di fatto, il grano verrà immagazzinato nei paesi di vendita e portato in Libano quando la capacità di stoccaggio lo permetterà. La mossa rappresenterebbe un tentativo di risposta diretta all’invasione russa dell’Ucraina, ma sembrerebbe anche parte di una strategia più ampia per mantenere le riserve.
Come anticipavamo, la capacità del Libano di decidere di per sé i prezzi è praticamente inesistente e con i prezzi del grano in forte aumento a causa del conflitto Ucraina-Russia, si teme che la banca centrale libanese, già a corto di denaro, non sarà in grado di continuare a sovvenzionare il pane. Le conseguenze potrebbero rapidamente sfociare in disordini sociali, in un paese dove quasi tre quarti della popolazione è stata spinta nella povertà dal 2019. Il crollo finanziario del Libano ha causato il crollo della valuta locale e l’impennata dell’inflazione. Alla fine del terzo trimestre economico del 2021, il prezzo del grano tenero usato nella produzione del pane era di 271 dollari per tonnellata, un aumento del 22% rispetto all’anno precedente. Secondo il Ministro Amin Salam, il Libano stava fornendo un sussidio quasi al 100% sul grano richiedendo un esborso da parte della banca centrale di 20 milioni di dollari al mese.
Dure le critiche internazionali alla gestione delle risorse da parte del Libano, il Paese è stato definito come irresponsabile nei confronti della sua sicurezza alimentare negli ultimi 30 anni, accusato di commerciare con denaro di cui non disponeva de facto. Lo sguardo del Ministro Salam è orientato a nuovi accordi con la Romania e gli Stati Uniti, e nei prossimi giorni si aspetta di discutere potenziali accordi con India, Francia e Canada.
L’azione più interessante da analizzare, a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina, è la decisione del ministro dell’Industria, George Boushekian, di emettere la Decisione n.16/1 che vieta l’esportazione di generi alimentari prodotti in Libano ed elencati in una tabella allegata alla presente decisione, considerata parte integrante della stessa, a meno di aver ottenuto una licenza rilasciata dal Ministero dell’Industria e firmata esclusivamente dal Ministro dell’Industria che ne autorizza l’esportazione. Questo vale fino a nuovo avviso e la suddetta decisione avrà effetto immediato dalla sua emissione, comunicandola a chiunque ne abbia bisogno. Non è chiaro quale impatto avrà il divieto di esportazione sull’approvvigionamento alimentare del Libano. Il cibo non è una delle principali esportazioni del Libano.
Interessanti sono le posizioni dei vari attori interni al paese, in particolare ricordiamo la posizione del capo delle milizie di Hezbollah, Hasan Nasrallah, che elogia il premier del Pakistan, Imran Khan, per essersi opposto alla posizione dell’Occidente in protezione all’Ucraina e critica la decisione del Libano di sostenere la risoluzione dell’UNGA che condanna l’invasione della Russia.
La crisi di mercato e l’assenza di liquidità porta i supermercati ad accettare i pagamenti con carta
Il Libano rischia di attraversare una “grande crisi alimentare” entro due mesi a causa delle conseguenze dell’invasione russa dell’Ucraina lanciata il 24 febbraio, ha avvertito il Presidente dell’unione dei proprietari di supermercati, Nabil Fahed, mentre il paese soffre dal 2019 di una crisi economica senza precedenti. Intanto, il 12 marzo, i supermercati hanno formalizzato una misura che complicherà ulteriormente la vita quotidiana dei consumatori: i pagamenti con carta di credito alla cassa saranno accettati solo fino al 50% del conto, mentre il resto dovrà essere pagato in contanti. La misura era stata anticipata nei giorni scorsi e denunciata sui social network, mentre le banche hanno continuato a inasprire le restrizioni sui prelievi, soprattutto in sterline libanesi, senza autorità legale.
Tra due mesi la grande crisi che si prospetta impedirà l’importazione di risorse alimentari nel paese, i Ministri chiedono un ulteriore sforzo alla popolazione libanese: comprare il necessario e conservare i prodotti, ma nel panico evidente degli ultimi giorni si assistito ad una nuova rincorsa all’acquisto di grandi quantità di pane e olio. Proprio in questo contesto, l’unione dei supermercati ha formalizzato la sua decisione di accettare i pagamenti con carta di credito alla cassa solo fino al 50%, affermando in un comunicato che è stata spinta a prendere questa decisione a malincuore, sotto la pressione di misure severe imposte dalla Banque du Liban (BDL).
Fahed ha invocato una “mancanza di liquidità nel mercato” come una ragione supplementare per questa decisione. Il sindacato ha detto nella sua dichiarazione che spera che la situazione monetaria del paese sia ripristinata al più presto nell’interesse di tutti, specialmente dei cittadini.
La nuova restrizione sta causando indignazione in un paese dove i prelievi bancari sono già pesantemente limitati dalle banche dall’inizio della crisi economica e finanziaria nel 2019. I supermercati dicono che anche i loro conti bancari sono soggetti a queste limitazioni sempre più restrittive, che stanno infliggendo loro perdite ancora maggiori, soprattutto alla luce dei costi operativi sempre più alti.
Alla fine del 2021, il sindacato si era già fatto avanti per chiedere che l’industria e i suoi clienti non fossero penalizzati dalle restrizioni bancarie sui prelievi di contanti e aveva persino incontrato i funzionari della BDL per cercare di trovare un terreno comune. Allo stesso modo, il sindacato ha anche incontrato il Direttore Generale del Ministero dell’Economia, Mohamad Abou Haidar, per facilitare e garantire la continuità dei pagamenti con carta bancaria. Alla fine, questi sforzi non hanno avuto successo e la situazione in Ucraina non ha fatto altro che appesantire ulteriormente il carico.
Il grano non è l’unica risorsa a scarseggiare
Il grano non è l’unica risorsa a scarseggiare nel Paese, il Libano ha problemi di approvvigionamento di zucchero. Il suo principale fornitore, l’Algeria, ha smesso di esportare zucchero e altri prodotti nel 2020 dopo l’epidemia da Coronavirus. I dati doganali libanesi, datati 2020, mostrano che circa un quarto delle importazioni di zucchero proveniva dall’Algeria. Cifre più recenti non sono disponibili perché il sito web delle dogane ha smesso di funzionare nell’agosto 2021 dopo uno scandalo di corruzione.
I media locali hanno riferito che il Primo Ministro Najib Mikati ha chiesto al Ministro degli esteri algerino Ramtane Lamamra se l’Algeria potesse riprendere le esportazioni di zucchero nel Paese dei Cedri afflitto da crisi economica-alimentare, ma al momento attuale non vi è stata alcuna risposta da parte degli algerini. Gli uomini d’affari libanesi cercano di comprare zucchero dal Brasile, dal Perù e da Cuba.
Il Ministro dell’industria libanese George Boujikian ha avvertito lo scorso giovedì che l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia porterà inevitabilmente ad un aumento della domanda in vista della carenza di beni e la possibilità di una pericolosa inflazione dei prezzi. Boujikian ha fatto questi commenti lo stesso giorno in cui ha deciso di limitare le esportazioni alimentari libanesi. In una lettera indirizzata al consiglio superiore delle dogane, ha detto che stava prendendo misure eccezionali per proteggere la sicurezza alimentare e assicurare le scorte necessarie al popolo libanese. Di conseguenza, le esportazioni di prodotti alimentari sono ora soggette a una licenza del Ministero dell’Industria. Non a caso si ritiene necessario fermare le esportazioni di tutti i prodotti alimentari che sono necessari per il consumo quotidiano delle persone, come il grano e gli oli. Tra i prodotti più performanti del Libano c’è l’olio d’oliva, di cui il piccolo Paese mediterraneo ha esportato circa 7.000 tonnellate nel 2020, ma anche in questo caso se la produzione non è sufficiente per continuare le esportazioni, anch’esse verranno fermati.
L’incontro turco – libanese e la leadership degli Emirati Arabi Uniti
Il Ministro dell’economia Amin Salam ha incontrato il Ministro dell’Interno turco Süleyman Soylu, che è anche il capo del comitato congiunto libanese-turco, a margine del Forum della diplomazia di Antalya, dove hanno discusso i modi per sviluppare le relazioni bilaterali in vari campi, soprattutto economici e commerciali. Hanno anche discusso i recenti sviluppi regionali e le loro implicazioni per i paesi del Medio Oriente, in particolare i problemi di sicurezza alimentare che il Libano affronta come risultato della guerra russo-ucraina. L’oggetto principale della conversazione ha riguardato il sostegno incrollabile della Turchia al Libano, soprattutto alla luce di queste circostanze eccezionali che il paese sta attraversando. La Turchia ha promesso, senza esplicitarne le tempistiche, l’invio di più di 500.000 tonnellate di aiuti alimentari al Libano, tra cui: latte artificiale, farina, zucchero, cereali e olio di girasole. Salam, da parte sua, ha lodato la Turchia per tutto il suo sostegno al Libano e ai libanesi. I due Ministri hanno poi concordato una data per la riunione del comitato congiunto libanese-turco a Beirut.
Ma al di là delle misure temporanee, il Libano ha necessità di modificare il proprio approccio alla risoluzione dei problemi orientandosi a soluzioni di lungo termine, rafforzando la sua sicurezza alimentare attraverso l’espansione della sua capacità di stoccaggio e, infine, investendo sullo sviluppo del suo nascente settore agritech (agricoltura tecnologica). In quest’ultimo compito, gli Emirati Arabi Uniti possono esercitare un importante ruolo di leadership. A tal proposito, già nel giorno dell’invasione russa dell’Ucraina, Dubai ha ospitato il primo “Food for Future Summit and Global Agritech Expo”. La conferenza pionieristica delle start-up agritech e dei leader di pensiero nel campo della produzione alimentare innovativa e sostenibile è stata condotta attraverso una partnership precedente tra il Ministero del cambiamento climatico e dell’ambiente degli EAU e l’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura. Gli Emirati Arabi Uniti sono un leader globale nella logistica alimentare e investono in tecnologie innovative per l’energia verde. Facilitando la formazione di un consorzio di attori locali, regionali e internazionali per sostenere lo sviluppo dell’innovativo settore agro-tecnologico del Libano, potrebbe aiutare a far progredire la sicurezza alimentare a lungo termine di quel paese e promuovere una maggiore cooperazione regionale in Medio Oriente.