Nella competizione tradizionale, divenuta negli ultimi mesi ancor più tesa ed incalzante, tra Marocco ed Algeria per la posizione di paese leader dell’area MENA (Middle East, North Africa), la diplomazia marocchina sembra aver conquistato punti decisivi in suo favore. Nonostante la destabilizzazione subita dal governo di Rabat alcune settimane fa, con la destituzione del Ministro degli Interni e del Ministro degli Esteri da parte del Re, la visita ufficiale di Mohamed VI negli Stati Uniti è infatti stata coronata da un pieno successo.
L’incontro alla Casa Bianca tra il monarca marocchino e il Presidente Obama era stato preceduto, il 18 novembre, da una lettera ufficiale di 9 diplomatici americani che negli ultimi 32 anni avevano prestato servizio presso l’ambasciata USA in Marocco.
Nella missiva costoro avevano fortemente caldeggiato un rafforzamento della cooperazione e della tradizionale amicizia tra i due stati, con particolare riferimento anche alla situazione del Sahara Occidentale. A quanto pare il loro invito è stato fatto proprio da Washington. Nel comunicato congiunto del Presidente degli Stati Uniti e del Re del Marocco reso pubblico venerdì 22 novembre al termine del vertice, gli USA definiscono il piano marocchino, volto alla costruzione di un “Sahara Occidentale dotato di autonomia amministrativa sotto sovranità marocchina”, una soluzione “seria realista e credibile”: in pratica, la base di lavoro sulla quale far convergere le parti in causa.
A questo vanno aggiunti una serie di accordi congiunti su questioni legate alle relazioni commerciali, culturali ed anche militari dei due paesi e, soprattutto, il riconoscimento del Marocco come partner privilegiato degli USA in quell’area geografica e l’auspicio di una stretta collaborazione tra i due paesi e l’Unione Europea finalizzata alla stabilizzazione del MENA (dopo la recente crisi del Mali) e dell’intero Nord Africa, al collasso dopo le varie Primavere Arabe.
In effetti il programma di riforme democratiche e costituzionali messo in atto da Mohammed VI nell’ultimo decennio viene proposto come un vero e proprio modello per condurre i paesi arabi sulla strada della democrazia. Complessivamente si è trattato di un colpo molto duro inferto alle ambizioni algerine. In particolare la diplomazia guidata da Ramtane Lamamra paga le vistose turbolenze provocate dai gruppi terroristici dislocati nei territori al confine tra Algeria e Mali in questi mesi che Algeri non ha saputo controllare, rendendo precarie le condizioni di sicurezza delle imprese occidentali operanti in zona, impegnate soprattutto nell’estrazione di petrolio e gas.
A poco è valso, dunque, il recente attivismo diplomatico algerino, anche a sostegno del Fronte Polisario che, proprio tra il 15 e il 17 novembre scorso, aveva organizzato, proprio a Roma, una conferenza internazionale a supporto delle rivendicazioni anti-marocchine dei polisariani. Lo smacco ha provocato reazioni anche sulla stampa algerina. Sull’edizione on-line di Le Matin (www.lematindz.net) è possibile, ad esempio, leggere una dura analisi a firma Yacine K., datata 26 novembre 2013, molto dura nei confronti di Bouteflika e della sua dispendiosa, ma inconcludente politica estera.
E’ plausibile che tutto questo porterà significativi e, forse, clamorosi, sviluppi negli assetti politici della regione. Per ora Re Mohammed e Barack Obama si sono dati appuntamento per il 2014, questa volta a Rabat, per approfondire il dialogo strategico tra i due paesi e rafforzarne ulteriormente le cooperazione.