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NotizieLa prima crisi umanitaria dell’era Biden

La prima crisi umanitaria dell’era Biden

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Alla frontiera messicana degli Stati Uniti si sta assistendo da qualche settimana a quella che sembra essere una vera e propria crisi umanitaria. Migliaia di migranti si sono riversati al confine per cercare di varcare la frontiera e raggiungere gli Stati Uniti. La situazione si fa sempre più complicata, tanto che l’amministrazione Biden ha deciso di ricorrere alla FEMA (Federal Emergency Management Agency) per aiutare nella cura di migliaia di adolescenti e bambini non accompagnati che si stanno riversando in grande numero e che vengono temporaneamente sistemati in strutture anguste e rifugi di fortuna.

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La crisi

Dall’insediamento di Joe Biden un crescente numero di persone che attraversa (o cerca di attraversare) il confine col Messico illegalmente o chiedendo asilo è cresciuto a dismisura. Donne, uomini e bambini, provenienti specialmente dall’Honduras e dal Nicaragua, dove di recente si sono abbattuti due uragani. Negli ultimi anni questi flussi si sono ciclicamente riproposti in numero più o meno grande; solamente nel corso del 2020 il numero di migranti è stato molto più basso, cosa da imputare, per molti analisti, alla pandemia. Inoltre, l’anno scorso, il presidente Trump aveva fatto ricorso alla direttiva sanitaria Title 42 per cercare di “sigillare” i confini. Tale direttiva, con il pretesto della pandemia, ha autorizzato l’espulsione rapida di tutte le persone che attraversavano il confine.

Da ottobre a febbraio la Customs and border protection (Cbp), responsabile per la sorveglianza dei confini statunitensi, ha intercettato circa 400mila persone lungo la frontiera sudoccidentale del paese. Sono quasi il doppio rispetto allo stesso periodo del 2019-2020, e un record dal 2006. Solo nel mese di febbraio ben 100.000 migranti sono stati fermati dalla polizia di frontiera, 75.000 a gennaio e 71.000 a dicembre. 

Le condizioni difficili di molti paesi che si trovano a sud degli Stati Uniti sono fuori dal controllo di Biden, ma il messaggio arrivato in questi paesi non lo è. Alcune delle decisioni del presidente hanno infatti dato l’impressione che gli Stati Uniti non intendessero far rispettare le proprie leggi sull’immigrazione e che avessero l’intenzione di dare un segnale di cambiamento rispetto alle politiche seguite da Trump al confine. 

L’amministrazione Biden, pur avendo mantenuto il Title 42 e dunque la possibilità di espellere la maggior parte dei migranti immediatamente, ha scelto di accogliere i minori non accompagnati a prescindere dal loro diritto all’asilo e altre considerazioni speciali. Questa decisione ha prodotto una conseguenza indesiderata: ora i genitori mandano i figli da soli verso gli Stati Uniti perché in questo modo hanno più possibilità di passare. Dopo aver criticato la politica della “tolleranza zero” dell’amministrazione Trump (ben note le immagini delle gabbie di detenzione e le politiche di separazione), causa di separazione delle famiglie, ora Biden si ritrova famiglie che si separano volontariamente pur di far entrare i figli negli Stati Uniti.

Ciò che preoccupa e fa discutere sono le condizioni di chi arriva e le condizioni delle strutture d’accoglienza. Trump aveva di fatto dato ordine di smantellare molte di quelle strutture, lasciando in questo momento un vulnus importante per la gestione degli arrivi. Tali strutture sono state rimesse in piedi per poter garantire un minimo di ordine alla frontiera. Tuttavia, le immagini giunte dai confini statunitensi stanno dipingendo un quadro da incubo del crescente problema umanitario

La questione dei minori

Le immagini che colpiscono di più riguardano proprio quelle dei minori e dei bambini arrivati in grande numero nell’ultimo periodo: solo nel mese di febbraio sono stati 9.500 – una media di 337 al giorno. Ciò che in ogni caso colpisce è il fatto che questi 9.500 bambini siano non accompagnati. Secondo quanto riferito, la scorsa settimana più di 14.000 minori non accompagnati erano sotto la custodia federale.

A condividere le immagini ci ha pensato l’ufficio del deputato democratico del Texas Henry Cuellar. Nelle foto si vedono i migranti abbandonati a loro stessi in condizioni anguste in una struttura temporanea del Cbp a Donna, in Texas. Ai giornalisti era stato negato l’accesso a quella struttura.

L’obiettivo finale è che i minori non accompagnati attraversino procedure di immigrazione in grado di riunirli con i genitori o le persone care che vivono negli Stati Uniti, ma prima che ciò possa accadere, qualsiasi potenziale “sponsor” deve essere controllato per garantire che i bambini rimangano al sicuro, il che ovviamente prolunga i tempi e le molte strutture sono già al limite. Da qui, l’invio delle unità di crisi della FEMA da parte della Casa Bianca per prestare aiuto alle strutture di soccorso e accoglienza

Il vaccino come arma diplomatica

Biden ha anche scelto di dare alla sua Vice Kamala Harris l’incarico di sovrintendere gli sforzi per rallentare l’afflusso di migranti. Biden ha definito la Harris come la “persona più qualificata” per guidare il dialogo che gli Stati Uniti dovranno intrattenere con il Messico e gli altri paesi dell’America centrale “che avranno bisogno di aiuto per arginare il movimento di così tante persone”.

Nei giorni scorsi ha fatto discutere l’assenso dato dal presidente Biden all’invio di 2,7 milioni di dosi di vaccino AstraZeneca al Messico in cambio d’aiuto nel fermare i flussi migratori. Il governo di Obrador non si è fatto pregare e ha schierato la Guardia nazionale e la polizia migratoria in Chiapas per fermare i centroamericani, dopo aver chiuso le frontiere con il Guatemala. Il vaccino AstraZeneca – non ancora approvato negli Stati Uniti – è stato quindi concesso dopo la decisione da parte del governo messicano di accogliere la richiesta di aiuto dei loro confinanti del Nord.

La richiesta di Obrador di aiuto riguardo le dosi di vaccino era stata fatta pubblicamente, tuttavia l’accordo – secondo il New York Times – sarebbe stato raggiunto in un colloquio a porte chiuse avvenuto a inizio marzo. 

Le proposte di Biden in materia di immigrazione

Durante la prima conferenza stampa dal suo insediamento alla Casa Bianca, il presidente Biden è stato interrogato sulla politica della sua amministrazione nei confronti dei minori non accompagnati che entrano negli Stati Uniti attraversando il confine con il Messico. Biden ha respinto l’idea che i messaggi della sua amministrazione incoraggino le famiglie a far intraprendere ai propri figli il pericoloso viaggio verso gli Stati Uniti, ma ha anche lasciato intendere che non utilizzerà un approccio più duro alla questione. “Quando un bambino non accompagnato finisce [al] confine, lo lasceremo morire di fame e stare dall’altra parte? Nessuna precedente amministrazione lo ha fatto, tranne Trump. Non lo farò. Non lo farò”. Queste le sue parole.

Joe Biden già in campagna elettorale aveva espresso le sue intenzioni di voler attuare una riforma dell’immigrazione e del sistema di accoglienza, apparendo più morbido e aperturista rispetto al suo predecessore. La proposta di legge del 78enne democratico prevede la regolarizzazione in più fasi dei circa 11 milioni di immigrati che vivono negli Stati Uniti senza i documenti in regola. Inoltre, il 22 gennaio scorso, praticamente subito dopo l’insediamento del nuovo presidente, il Dipartimento della Sicurezza Interna aveva annunciato che le espulsioni sarebbero state sospese per 100 giorni per verificare che l’attuale sistema sia “giusto ed efficace”. 

La proposta legislativa del presidente tuttavia fa già discutere, come era immaginabile che accadesse. Il progetto di riforma è il più ambizioso dal 1986, quando Reagan regolarizzò lo status di 3 milioni di immigrati. Allo stato attuale molti Repubblicani stanno già parlando di “amnistia”, lasciando immaginare lo stesso ostruzionismo che ci fu con George W. Bush e Obama. Il progetto della nuova amministrazione fa ben sperare anche i cosiddetti dreamers, cioè i migranti giunti negli Stati Uniti prima di compiere 16 anni. Durante il suo mandato, Obama aveva introdotto un decreto che permetteva a questi giovani di rimanere nel paese. Tuttavia, Trump ha successivamente cancellato tale provvedimento, senza in ogni caso spingersi nell’ordinare la deportazione di queste persone. L’anno scorso la Corte Suprema aveva comunque bloccato la decisione di Trump.

Biden ha ora firmato un decreto che ristabilisce il loro status di rifugiati per altri 4 anni, tempo stimato dalla sua amministrazione per far passare una legge in grado di garantire ai dreamers la cittadinanza statunitense. Haitiani e centroamericani si vedranno ripristinati i permessi annuali cancellati da Trump, in attesa di ottenere uno status legale definitivo.

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