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La legge dei numeri: il sostegno militare-finanziario della Francia all’Ucraina

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La Germania ha ritirato i suoi sistemi di difesa antiaerea e antimissile Patriot attualmente schierati in Polonia, a circa 300 chilometri dal confine ucraino, per la manutenzione periodica ed il loro successivo utilizzo nella Forza di reazione rapida della NATO.

Questo mentre in Francia si discute animatamente su quale sia il contributo che Parigi sta dando alla resistenza ucraina e quanto politicamente pesi il sostegno a Kyiv. Negli ultimi giorni, infatti, il Parlamento transalpino ha chiesto di istituire un nuovo pacchetto di aiuti per l’Ucraina da 200 milioni di euro, dopo quello già utilizzato della stessa cifra. 

Sulla questione ucraina la Francia, proprio come altri Stati dell’Europa occidentale, paga il peso di non aver avuto una linea antirussa chiara fin da subito. Anzi, il presidente transalpino, Emmanuel Macron, aveva invitato più volte, sia nei primi mesi della guerra che nel momento in cui i programmi di sostegno militare dell’Alleanza atlantica Kyiv hanno iniziato con regolarità a rifornire le Forze armate ucraine, ad evitare qualunque tipo di “umiliazione” nei confronti di Vladimir Putin e, più in generale, della Russia.

Ecco perché agli occhi di una parte consistente dell’opinione politica francese sembra che Parigi non stia “facendo abbastanza” per l’Ucraina, nonostante siano stati proprio i francesi a fornire missili a lunga gittata prima che lo facessero gli statunitensi. Il ragionamento che fanno i critici e gli scettici è legato alla pura legge dei numeri, che mostra come la Francia rispetto ad altri Paesi europei fornisca molti meno aiuti – che siano armi, equipaggiamenti o finanziamenti – all’Ucraina.

A mostrarlo è il monitoraggio continuo che il Kiel Institute fa dei flussi finanziari per armamenti che partono dalle casse degli Stati membri della NATO diretti a Kyiv. Finora la Francia ha speso 533 milioni di euro – pari allo 0,02% del proprio Pil – mentre la Germania ha invitato 17 miliardi di aiuti (0,4% del Pil) ed il Regno Unito 6,6 miliardi (0,23% del Pil). La Francia si posiziona anche dietro alla Lituania, che ha inviato 715 milioni di aiuti agli ucraini. Basti pensare che anche un altro Paese finito sul “banco degli imputati” per un appoggio all’Ucraina giudicato come insufficiente, cioè l’Italia, in termini di forniture militari ha finora utilizzato 659 milioni di euro, pari allo 0,035% del Pil.

In termini generali, la Francia ha speso 1,69 miliardi di euro tra aiuti militari, finanziari ed umanitari, posizionandosi al dodicesimo posto tra le potenze alleate dell’Ucraina (numeri lontani dal peso geopolitico francese), mentre l’Italia ha speso 1,29 miliardi, che spingono Roma al quindicesimo posto, sebbene, in termini percentuali di Pil, Roma spenda lo 0,068% a fronte dello 0,063% di Parigi. 

Gli ambienti governativi parigini hanno spiegato che l’impegno finanziario è legato esclusivamente alla fornitura dei sistemi d’arma, ma che vi sono una serie di spese non calcolate legate all’addestramento dei militari ucraini per il loro utilizzo. In altre parole, Parigi ha rivendicato di fornire a Kyiv un “pacchetto completo” che va ben oltre il trasferimento di armamenti. Inoltre, il ministro delle Forze Armate francesi, Sébastien Lecornu, ha annunciato di aver stipulato 16 nuovi accordi per la fornitura di armi all’Ucraina, da intendersi come una fase intermedia prima di stringere nuove e durature partnership tra il governo di Zelensky ed il comparto industriale AD&S transalpino. 

Si tratta di un obiettivo già emerso al momento della DFNC1, la conferenza delle industrie della difesa, tenutasi in Ucraina e sponsorizzata dal governo di Kyiv, e che i francesi stanno portando avanti anche nella loro strategia di penetrazione nel Caucaso ed in Asia centrale, come gli accordi stipulati con Armenia e Moldavia, ma anche Uzbekistan e Kazakistan, stanno a dimostrare. 

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