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TematicheItalia ed EuropaLa Germania nell’Indo-Pacifico: tra fedeltà atlantista e interessi commerciali

La Germania nell’Indo-Pacifico: tra fedeltà atlantista e interessi commerciali

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Il recente dialogo tra Germania e Giappone, contrassegnato da colloqui bilaterali incentrati sulla cooperazione nell’ambito della difesa, rappresenta una novità per la Germania, incardinata in un ruolo di potenza meramente economica frutto di equilibri internazionali consolidati da tempo. Dall’altro lato, Tokyo non è invece nuova a iniziative di cooperazione multilaterale orientate alla difesa, dato che le tensioni legate alle dispute con la Cina, hanno spinto i governi che si sono succeduti negli ultimi anni a cercare accordi con altri Paesi decisi a contenere le mosse di Pechino. In quest’ottica, la decisione tedesca di aprire a una maggiore collaborazione con il governo nipponico potrebbe rivelarsi un mezzo per tutelare l’ordine liberale internazionale a guida americana.

Nell’incontro tenutosi in videoconferenza il 13 aprile 2021 tra i Ministri degli Esteri e della Difesa di Germania e Giappone, i due Governi hanno manifestato il chiaro proposito di cooperare in maniera sistematica per mantenere un Indo-Pacifico libero e aperto. Si è trattato in un certo senso di un incontro sui generis rispetto ai precedenti, poiché per la prima volta dalla fine della Seconda Guerra Mondiale un bilaterale tra i due Paesi non ha avuto le questioni economiche al centro del confronto tra i rappresentanti dei due governi. Partendo dalle “Linee guida per l’Indo-Pacifico” stilate nel 2020, i Ministri tedeschi Heiko Maas e Annegret Kramp-Karrembauer hanno manifestato la volontà della Germania di entrare a pieno titolo nel novero degli Stati che sostengono apertamente la necessità di una libera navigazione nella regione indo-pacifica, attraversata da dispute territoriali causate dalle rivendicazioni cinesi su isole e territori contesi con gli altri Paesi della medesima area geografica. Il progetto in questione pare tuttavia destinato ad entrare nel vivo durante la seconda metà del 2021, con l’invio in loco di un’unità navale tedesca.

In occasione del vertice, infatti, i Ministri Maas e Kramp-Karrembauer hanno annunciato il prossimo invio di una fregata della Marina militare tedesca nel Mar Cinese meridionale, dove il vascello rimarrà per alcuni mesi, unendosi alle forze navali giapponesi in vista di un’esercitazione navale congiunta. Tale proposta è stata ben accolta dai Ministri giapponesi Toshimitsu Motegi e Nobuo Kishi, titolari rispettivamente del dicastero degli Esteri e di quello della Difesa, i quali hanno ribadito il loro assenso invitando gli omologhi tedeschi a proseguire in tal senso e a rafforzare ulteriormente l’intesa, estendendo eventualmente la collaborazione anche al settore degli equipaggiamenti destinati alla difesa. I quattro ministri hanno poi affrontato nel dettaglio alcuni temi legati alla sicurezza dell’area indo-pacifica, quali la militarizzazione della guardia costiera cinese, la minaccia nucleare nordcoreana e la situazione di Hong Kong e Taiwan, considerate da Pechino alla stregua di province ribelli e pertanto oggetto di periodiche incursioni nei loro spazi aerei e marittimi ad opera delle forze di sicurezza cinesi.

In tale contesto geopolitico, le decisioni della Germania appaiono per certi versi come una sorta di rottura con la linea politica tenuta fino ad oggi nei confronti della Cina, che a partire dagli anni Ottanta del Ventesimo secolo ha trovato a Berlino investitori, nonché proficui partner commerciali per le sue industrie. Visti i sempre più stretti legami economici e commerciali tra i due Stati, l’atteggiamento tenuto nell’ultimo anno dal Governo tedesco nei confronti di Pechino ha quindi visto delle oscillazioni tra una velata ostilità politica e la contemporanea apertura a nuove forme di cooperazione economica. Un esempio di tale tendenza è l’accordo sugli investimenti denominato Comprehensive Agreement on Investments (CAI), siglato a fine 2020 tra l’Unione Europea e la Cina e fortemente promosso dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. La visione strategica alla base delle mosse politico-diplomatiche della Germania tende infatti a tutelare i propri interessi economici e commerciali e, a tal fine, le scelte strategiche messe in campo tendono di conseguenza a mettere in sicurezza il contesto geopolitico che meglio tutela lo status quo ideale.

 Date tali premesse, l’avvicinamento tra Berlino e Tokyo può essere interpretato dal punto di vista tedesco come il tentativo di salvaguardare lo status quo vantaggioso garantito dall’ordine internazionale a guida americana, per la cui stabilità l’Indo-Pacifico rappresenta un tassello decisivo. Offrire un sostegno politico e materiale concreto all’ordine liberale è dunque per la Germania il modo per avere un ruolo, seppur secondario, nel determinare a fianco di Washington le regole economiche, politiche e di sicurezza internazionale. D’altro canto, la Germania non è stata il primo Paese europeo ad annunciare l’invio di propri mezzi militari nell’Asia-Pacifico, dal momento che anche la Francia e la Gran Bretagna hanno già fatto altrettanto nell’ultimo anno. Tuttavia, le ambizioni francesi di “grandeur”, così come l’aspirazione a definire un nuovo ruolo per la “Global Britain” o la volontà tedesca di partecipare alle decisioni strategiche, si troveranno a fare i conti con il ruolo preponderante di Washington. Gli USA hanno infatti più volte ribadito l’impegno a difendere il Giappone sancito dall’articolo 5 del “Trattato di sicurezza” che li lega a Tokyo, ma non hanno previsto “un ruolo difensivo per altri Stati geograficamente esterni alla regione”.

Corsi Online

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