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TematicheCina e Indo-PacificoLa disputa iranico-sudcoreana sui fondi congelati da Seoul

La disputa iranico-sudcoreana sui fondi congelati da Seoul

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I primi giorni del 2021 hanno conosciuto un’escalation nei rapporti tra Iran e Corea del Sud, nel momento in cui una nave battente bandiera coreana è stata sequestrata dalla marina iraniana; mentre Seoul afferma di voler adire per vie legali, Teheran intima lo scongelamento dei suoi fondi presso banche coreane. Dopo un mese di prigionia, durante la quale ne è stata garantita l’incolumità, alla maggior parte dell’equipaggio è stato concesso di lasciare il Paese.

L’Iran, l’accordo sul nucleare e i rapporti con la Corea del Sud

La dinamica tra i due Stati coinvolti sembrerebbe avere radici nella questione relativa al Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), che vede da un lato la Repubblica Islamica dell’Iran e dall’altro i Membri Permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’Onu, Unione Europea e Germania. Nel 2015 le parti hanno concordato un piano d’azione relativo al contenimento delle attività nucleari – militari e civili – dell’Iran; tuttavia, gli Stati Uniti guidati dal presidente Donald Trump hanno deciso unilateralmente nel 2018 di lasciare l’accordo e imporre sanzioni economiche al Paese persiano.

Allineandosi con quest’ultimi, la Corea ha predisposto nel 2019 un congelamento di fondi iraniani presso varie banche del Paese del Calmo Mattino. Ciò ha comportato prese di posizione piuttosto dure da parte dell’Iran, il quale ha anche minacciato di adire per le vie legali pur di riottenere l’accesso ai fondi bloccati in diverse banche coreane. Alcune di queste, in realtà, sembrerebbero aver ignorato la decisione della Casa Blu e avessero mosso denaro iraniano attraverso delle istituzioni finanziare europee; ciò è costato loro una multa di circa 70 milioni di dollari americani.

Successivamente, nell’estate 2020, la situazione sembrava procedere verso una soluzione pacifica, nel momento in cui Seoul ha deciso di restituire parte dei capitali finanziari sotto forma di scorte mediche e aiuti contro il COVID-19. Nonostante ciò, pochi mesi più tardi, la Guardia Marina iraniana ha sequestrato la nave battente bandiera coreana asserendo che il vascello stesse inquinando il tratto di Golfo Persico su cui transitava, a causa di un malfunzionamento tecnico. Si ritiene che la decisione di Teheran non sia casuale, bensì presa in concomitanza con la visita in programma del viceministro degli esteri coreano, in modo tale da avere leverage nei confronti di Seoul riguardo la spinosa questione dei fondi.

Gli interessi coreani in Medio Oriente

Iran e Repubblica di Corea hanno intrattenuto proficue relazioni diplomatiche dal 1962 sino alla Rivoluzione Islamica del 1979; da quel momento in avanti, le relazioni tra i due Stati sono rimaste alquanto superficiali e prettamente di natura economica. Nel 2017, poi, tra Teheran e Seoul sembrerebbe esserci stato un ritorno di fiamma, testimoniato dalla visita della allora presidente coreana Park Geun-Hye in Persia, visita caratterizzata da un alto profilo di come non se ne vedevano dall’inizio delle relazioni diplomatiche.

Relazioni che si sono inevitabilmente inasprite a seguito della menzionata decisione di Trump, dietro la quale, giocoforza, Seoul si è dovuta accodare. È interessante notare come l’attenzione del Paese del Calmo Mattino nella zona del Golfo Persico sia ulteriormente aumentata negli ultimi, dal momento che questo ha avuto modo di stringere forti legami economici con gli Emirati Arabi Uniti ed in generale i Paesi dell’area. In particolar modo con Israele, dopo la distensione tra quest’ultimo e gli Stati arabi con i quali si trovava in guerra.

Un numero considerevole di multinazionali sudcoreane, tra cui Samsung, LG e la poco conosciuta all’estero, ma molto popolare in madrepatria, Lotte hanno sempre più stretto legami con l’area, tant’è che la stessa Samsung ha scelto proprio Israele come sede del suo nuovo hub, NEXT. Pare che il piano industriale di Seoul sia quello di rendere la regione un polo di esportazioni coreane, soprattutto in materia di armamenti (si veda la Riforma della Difesa 2020 di Seoul).

Visti gli interessi in campo, si comprende come dietro la vicenda del sequestro si trovino diverse relazioni che potrebbero trovarsi ad un punto morto. Il posizionamento geopolitico da una parte dell’Iran e dall’altra della Corea del Sud potrebbe non aiutare a trovare un punto di incontro tra le parti.

La nuova agenda degli Stati Uniti

Nello stesso mese di gennaio, l’Iran ha dichiarato che il nuovo presidente statunitense non avrà un tempo infinito per rientrare nell’accordo; sebbene i primi passi del presidente Biden siano stati quelli di smantellare pezzo dopo pezzo l’eredità di Trump, non in ogni ambito e settore, ben inteso, finora egli non ha ufficializzato il ritorno degli Stati Uniti all’interno del JCPOA. Difficilmente si può ritenere che il gesto dell’Iran nei confronti di un alleato degli USA possa vedere questi ultimi come reali destinatari delle pressioni che la Persia vuole suscitare. In questo momento, Teheran non possiede legami forti con l’Asia: i rapporti maggiori li intrattiene con la Corea del Nord, elemento che in realtà in passato è stato motivo di irrequietezza per Seoul; con la Cina vi sono trattative in corso per l’inclusione dell’Iran all’interno della Belt and Road Initiative, ma si trattano comunque di relazioni non estremamente profonde.

Tuttavia, la vicenda rappresenta senz’altro un ulteriore terreno di prova per l’amministrazione Biden e, soprattutto, data la varietà di interessi in campo, potrebbe rappresentare anche una sfida dalle conseguenze inattese e non banali, vista la particolare situazione delle due nazioni nelle rispettive regioni geografiche; entrambe si trovano in due aree geografiche complesse – Medio Oriente e penisola coreana – e da un episodio del genere possono derivare contrasti che abbraccino circostanze non direttamente collegate agli Stati Uniti, ma che potrebbero tuttavia rientrare all’interno delle loro sfere di interesse.

Alessandro Vesprini,
Geopolitica.info

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