Ad un anno dalla firma dello storico accordo di libero scambio con l’Unione Europea durante il vertice del G20 a Osaka, il Mercosur sembra essersi imposto all’attenzione internazionale come un interlocutore credibile, conferendo ai paesi membri un maggior peso nei negoziati commerciali internazionali. Dall’altro lato della regione, l’Alleanza del Pacifico è pronta a fornire un nuovo contesto per una cooperazione sub regionale stabile. La prospettiva di sopravvivenza e sviluppo di questo sistema regionale come degli altri presenti nell’area latino-americana dipendono in larga misura dal superamento delle controversie e delle asimmetrie esistenti tra i Paesi.
L’America Latina rappresenta un’area dove il fenomeno del regionalismo si è diffuso in modo considerevole, caratterizzandosi più per una marcata tendenza al metodo intergovernativo piuttosto che per lo sviluppo di robuste istituzioni sovranazionali. La prospettiva di un’area latinoamericana integrata inizia a delinearsi fin dai tempi più remoti, quando cioè nella Carta della Jamaica (1815), Simon Bolivar propugnava la realizzazione di un’America Latina unita e solidale, una regione in cui la diversità dei suoi membri poteva e doveva costituire la base fondamentale per il suo sviluppo nel segno della libertà e della democrazia. Tale eterogeneità, tuttavia, non ha sempre rappresentato un elemento unificante, anzi, delineando i differenti interessi geopolitici dell’area, si può notare come abbia avuto un effetto fortemente divisivo.
Il quadro attuale risulta essere abbastanza complesso se consideriamo le numerose iniziative di integrazione sub-regionale che dalla metà del secolo scorso ad oggi hanno interessato l’intera regione. Nonostante le continue carenze e le contraddizioni interne che continuano a minare la strada verso la costruzione di processi strutturalmente più robusti, i tentativi di integrazione hanno contribuito a facilitare l’ingresso dei Paesi latinoamericani nello scacchiere politico ed economico internazionale.
Attualmente, volendo menzionare brevemente le due organizzazioni regionali più rilevanti, è opportuno partire dal Mercosur, meccanismo di integrazione di maggior successo in America Latina che comprende Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay e Venezuela (sospeso nel 2016). Il Mercosur rappresenta un mercato comune che è stato in grado di promuovere l’efficienza e la competitività delle economie coinvolte, ampliando il coordinamento delle politiche macroeconomiche della regione. Malgrado le enormi potenzialità di questo ambizioso progetto, non sono mancate le critiche e le difficoltà legate a risultati non proprio esaltanti.
Sin dalla sua nascita, infatti, il futuro del Mercosur è stato caratterizzato, in larga misura, da due condizioni fondamentali che spesso limitano l’efficienza dell’accordo. Da un lato, non v’è dubbio che la grande e lunga crisi attraversata da Argentina e Brasile, i veri propulsori dell’integrazione regionale, abbia condizionato e condizioni largamente la realizzazione degli obiettivi inaugurati ad Asunción nel 1991. Dall’altro, solo la condivisione di una prospettiva orientata al multilateralismo può offrire nuove opportunità di crescita per gli Stati Membri. In questo senso, gli accordi con l’Unione Europea, il Canada, l’Associazione Europea di Libero Scambio (EFTA), la Corea del Sud, Singapore e il Giappone hanno comportato un cambio di direzione nella politica estera del blocco, in chiave più commerciale e più vicina ai centri del potere mondiale.
La credibilità del blocco sembra aver trovato un nuovo slancio grazie all’accordo siglato con l’Unione Europea il 28 giugno 2019. Un accordo che potrebbe dar vita alla più grande area di libero scambio tra due regioni del mondo, Europa e Sud America.
Un’alleanza giovane e ristretta ma che si contrappone al Mercosur è l’Alleanza del Pacifico. Come suggerisce il nome, fanno parte dell’Alleanza del Pacifico i paesi che si affacciano sull’Oceano Pacifico: Cile, Colombia, Messico e Perù. Si tratta di un blocco commerciale che prende avvio a seguito della Dichiarazione di Lima del 28 Aprile 2011 su iniziativa del Presidente del Perù, Alan Garcia Perez. La volontà dei paesi fondatori è quella di costruire una cooperazione che punti ad aumentare la crescita, lo sviluppo e la competitività, promuovendo l’interscambio commerciale, di investimenti, innovazione e tecnologia con il resto del mondo, ma in particolare con gli stati asiatici che guardano il Pacifico.
A conferma di ciò, i paesi membri dell’Alleanza del Pacifico rappresentano un blocco economico molto importante, con una popolazione di 207 milioni di abitanti. Il PIL complessivo equivale a oltre il 35% del totale per l’America Latina e presenta un PIL pro capite medio di 11.000 dollari. Il commercio internazionale del blocco rappresenta circa 568 miliardi di dollari in esportazioni e 546 miliardi di dollari in miliardi di euro di importazioni, ed è destinatario di circa 60 000 milioni di dollari di investimenti diretti esteri. Cifre importanti che confermano l’importanza di tale mercato.
In conclusione, le due organizzazioni sembrano attraversare una fase molto delicata: se l’Alleanza del Pacifico è ancora in costruzione e necessita di tempo per la realizzazione di un sistema stabile, il Mercosur vive un ritrovato sentimento di fiducia che potrebbe sfociare in un graduale processo di consolidamento.
Le sfide di entrambe sono proporzionali alle loro ambizioni. C’è molto da fare per superare gli ostacoli che ancora esistono per la circolazione delle merci e delle persone e per un più profondo coordinamento delle politiche macroeconomiche nei diversi settori. Per gli Stati sudamericani è opportuno riuscire a considerare questi processi di integrazione come un’opportunità concreta per superare le criticità delle economie nazionali e le divergenze tra le istituzioni politiche attraverso l’idea che la liberalizzazione degli scambi determini essa stessa il miglioramento delle opportunità di sviluppo dei paesi e quindi delle condizioni di vita delle popolazioni. Dopo questa pandemia l’America Latina ha bisogno di costruire al suo interno un mondo più equo e più sviluppato nella convinzione che solo rimanendo uniti sarà possibile considerare la regione come zona di pace, prosperità e cooperazione.
Simone Vitali
Geopolitica.info