Domenica 10 gennaio si sono svolte le elezioni parlamentari in Kazakistan. I cittadini sono stati chiamati a votare i rappresentanti della camera bassa. Si è trattato delle prime elezioni legislative dopo le dimissioni di Nazarbayev, nel 2019, in favore di Kassym-Jomart Tokayev.
Nonostante Nazarbayev non ricopra più la carica di Presidente, mantiene ancora molta influenza nella politica kazaka: è a capo del Consiglio di Sicurezza ed è stato insignito dell’appellativo “elbasy”, leader della nazione. Con l’ascesa di Kassym-Jomart Tokayev, molti speravano in un rinnovamento della politica kazaka ed un’apertura della società attraverso importanti riforme, ma così non è stato. Nonostante il Presidente abbia ampiamente promesso radicali riforme economiche e abbia costituito commissioni ed agenzie per l’elaborazione di tali provvedimenti, nella pratica non è stato ancora fatto nessun passo in questa direzione.
Il Kazakistan deve fare i conti con un deficit del budget statale, un importante deficit finanziario e il costante abbassamento dei salari, nonché con il crollo del prezzo del petrolio, risorsa dalla quale il Paese basa gran parte della sua economia. Far fronte a tali problemi è reso ancora più complicato dal fatto che il Kazakistan abbia di fatto due leader.
I risultati e l’opposizione assente
Secondo i dati ufficiali, l’affluenza alle urne è stata del 63%. Il partito dell’ex-Presidente Nazarbayev, Nur-Otan (Patria Radiosa), partito al governo dal 1999 ha ottenuto il 72% dei voti, aggiudicandosi 76 seggi su 107 della camera bassa. Gli altri partiti che hanno partecipato alle elezioni, hanno raggiunto la soglia di sbarramento del 7%. Si tratta di partiti allineati con la linea politica del Nur Otan e presenti nello scenario kazako da lungo tempo: Adal (precedentemente chiamato Birlik) è nato dalla fusione di due partiti nati nei primi anni duemila, Rukhaniyat (2003) e Adilet (2004); Auyl (Partito Patriottico Nazional-Democratico) è stato fondato nel 2000 mentre Ak Zhol (traducibile come “Sentiero Luminoso”) nel 2002 e il Partito del popolo (ex Partito Comunista kazako) nel 2004.
Il panorama politico kazako
Il panorama politico kazako, a ridosso delle elezioni ha avuto dunque due caratteristiche principali: il dibattito politico è stato pressoché inesistente e la totale assenza di partiti di opposizione creati recentemente. Kazinform, l’agenzia di stampa filogovernativa difficilmente è stata capace di generare dibattiti interessanti tra i rappresentanti dei partiti, in quanto nessuno di essi si è espresso contrario o critico nei confronti delle politiche governative. La mancanza di dibattito, inoltre, ha anche confermato la mancanza di interesse della popolazione nelle prime elezioni parlamentari dell’era post- Nazarbayev. Inoltre, nonostante le promesse su una nuova regolamentazione elettorale, in particolare volta a facilitare la registrazione e la candidatura dei partiti per le elezioni, circa sette partiti sono stati rifiutati dalla Commissione Elettorale Centrale. Le rettifiche elettorali introdotte da Tokayev alla fine del 2019 avevano fatto sperare in un cambiamento, infatti, egli creò il National Council of Public Trust per l’implementazione di provvedimenti come l’annullamento dell’obbligo di richiedere un permesso ufficiale per l’organizzazione dei dibattiti politici e la diminuzione a 20 mila membri (invece che 40 mila) per la registrazione di un partito. Tuttavia, un solo partito di opposizione è stato ammesso – il Partito social democratico nazionale (OSDP) – il quale però ha scelto il boicottaggio delle elezioni come denuncia dello stallo e del dominio della scena politica da parte dell’élite politica. Mukhtar Ablyzov, leader del partito e controverso banchiere, ha esortato i suoi elettori a supportare Ak Zhol.
Elezioni né libere né eque
La sorte della mancata registrazione è toccata anche a numerosi gruppi interni di osservazione elettorale per via di lacune nella presentazione della documentazione. Invece erano presenti 398 osservatori elettorali, la maggior parte proveniente dai paesi della Comunità degli Stati Indipendenti. L’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione Europea, nel report finale sull’osservazione elettorale ha definito le elezioni “non libere né eque”, registrando frodi e azioni di voto multiple.
Non sono mancate le proteste: almeno un gruppo politico di opposizione si è riunito nella capitale durante le elezioni. La polizia avrebbe arrestato una dozzina di persone a seguito della manifestazione. Contemporaneamente, ad Almaty, città più popolosa del Kazakistan, Internet è stato bloccato per tutta la giornata del voto.
In conclusione, le prime elezioni dell’era post-Nazarbayev sono state rappresentative della presidenza di Tokayev: del cambiamento sperato sono rimaste solo le promesse. La composizione del parlamento kazako rimane pressoché invariata.