In questi giorni si consumano le fasi decisive che condurranno alla presentazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza da parte del Governo italiano. Anche altri paesi europei intendono seguire il nostro esempio e presentare i loro Recovery entro il 30 aprile per poter attingere in questo modo al 13% dei fondi, messi a disposizione dal Next generation EU già prima dell’estate.
Dall’esame dei piani di Italia, Francia e Spagna emergono alcuni aspetti comuni e delle peculiarità che evidenziano le diverse strategie nazionali. Tutto ciò mentre si svolgono trattative serrate fra la Commissione ed alcuni paesi qualiIrlanda, Paesi Bassi, Lussemburgo, Ungheria, Malta e Cipro affinchè provvedano a chiudere le pratiche fiscali dannose. In sostanza gli viene chiesto eliminare le scappatoie legali che hanno permesso in questi anni alle società di ridurre al minimo il proprio carico fiscale in Europa, altrimenti non procederà all’erogazione dei fondi previsti per affrontare la ripresa post-pandemica.
l’Italia del domani punta sulle infrastrutture e sulle riforme
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza ribattezzato “Italia Domani” ha ottenuto il via libera da Camera e Senato nonostante alcune polemiche legate al poco tempo lasciato ai parlamentari per l’analisi del voluminoso documento (237 pagine) a cui il Presidente del Consiglio Mario Draghi ha opposto la volontà di giungere rapidamente all’erogazione della prima tranche dei fondi europei. Un ambizioso progetto di rilancio caratterizzato da 6 missioni cruciali che riguardano nello specifico la digitalizzazione, la transizione ecologica, le infrastrutture, l’istruzione e la ricerca, l’inclusione e coesione e la salute. Lungo queste direttrici è possibile scorgere quanto il piano italiano scommetta decisamente sulle infrastrutture investendo nel comparto il 51% delle risorse messe a disposizione, segnando in questo senso un record europeo se paragonato al 32% che vi destinerà la Spagna e al 22% della Francia. Una scelta molto netta (135 i progetti previsti) motivata anche dalla necessità di colmare l’annoso divario territoriale acuitosi a causa di una politica miope per il Mezzogiorno e senza una chiara strategia industriale che ne rilanciasse le connessioni di diverso tipo oltre ai suoi porti con le relative Zone Economiche Speciali. In questo senso deve essere interpretato il ridimensionamento delle risorse, rispetto a quanto previsto dalle bozze del piano presentate dal precedente Governo Conte II, riferite al Piano Transizione 4.0. Infatti si è preferito aumentare la dotazione per le realizzazioni infrastrutturali, partendo dalla valutazione che un macchinario di ultima generazione con una connessione lenta sia sostanzialmente inutile.
Con ciò si spiega il potenziamento per banda larga e il 5G cui vengono destinati 5,3 miliardi. Ad accompagnare Italia Domani vi saranno poi le previsioni di riforma in alcuni settori cruciali quali la Pubblica Amministrazione, la giustizia e la concorrenza. La cabina di regia, con il compito tra l’altro di interloquire con le amministrazioni responsabili dell’attuazione del piano sarà stabilita a Palazzo Chigi e strutturata su diversi livelli: l’attuazione delle iniziative e delle riforme, nonché la gestione delle risorse finanziarie, saranno responsabilità dei Ministeri e delle autorità locali, mentre le funzioni di monitoraggio, controllo e rendicontazione oltre i contatti con la Commissione Europea, verranno affidati al Ministero dell’Economia e delle Finanze. Gli effetti stimati del PNRR sulla crescita prevedono un 3% in più di Pil al 2026 e 1,4 punti percentuali in più nel periodo 2022-2026.
France Relance per la sovranità tecnologica
L’obiettivo complessivo del piano France Relance, secondo il presidente Macron, è quello di costruire la Francia del 2030 ed affrontare la sfida di modernizzazione del paese nel medio periodo. In questa direzione il dettagliato documento (296 pagine) prevede 100 miliardi di euro, 40 provenienti dal Next Generation EU e 60 messi a disposizione dal bilancio nazionale, per il raggiungimento degli obiettivi sintetizzati nel trinomio ambiente, competitività e coesione. Presentato insieme a quello tedesco durante una conferenza stampa congiunta (seppur a distanza) cui hanno partecipato il Ministro dell’Economia transalpino Le Maire e l’omologo tedesco Olaf Scholz, le misure scelte da Parigi intendono sostenere in particolare la transizione energetica, intesa dalla Francia come indipendenza energetica cui verrà appunto destinato il 50% delle risorse. In secondo luogo i fondi serviranno per interventi legati alla coesione territoriale, considerata un punto nevralgico a causa dell’aumento delle divisioni tra città e campagne. Un altro aspetto critico messo in luce dalla crisi da Covid-19 è stata la dipendenza industriale e tecnologica dell’economia francese unita alla fragilità di alcune catene del valore globali. Proprio per tali ragioni si rende irrinunciabile rafforzare la produzione nazionale e sostenere l’insediamento o il ripristino nel territorio, di alcune industrie strategiche mettendo a disposizione 1 miliardo di euro per il reshoring e dedicando 600 milioni agli investimenti in 5 settori strategici: prodotti sanitari, risorse critiche per l’industria, elettronica, agroalimentare e telecomunicazioni.
La gestione del piano così concepito farà capo al Ministro dell’Economia e del Rilancio (denominazione riformata per l’occasione) ma nell’attuazione saranno coinvolti tutti i Ministeri del governo francese. Inoltre è stato ripristinato un organismo istituito nel 1946, l’Alto Commissariato al Piano, presieduto da una figura politica scelta da Macron ed individuata in François Bayrou. Quest’ultimo dovrà dirigere e coordinare l’attività di pianificazione e di previsione dello Stato. Per di più saranno creati due comitati di sorveglianza per garantire l’attuazione delle misure a livello nazionale e locale: il primo presieduto dal Primo Ministro Jean Castex verificherà l’attuazione del France Relance mentre a livello locale i comitati di monitoraggio regionali garantiranno che tutte le realtà locali interessate, siano informate sugli adempimenti e che i progetti progrediscano nei territori, individuando eventuali punti critici. L’orizzonte economico cui guarda la Banque de France vedrebbe la crescita del PIL francese del 5,5% nel 2021 e del 4% nel 2022.
España Puede, innovazione tecnologica e parità di genere come pilastri della ripresa
Il piano spagnolo denominato España Puede presentato ad ottobre 2020 dal Primo Ministro Pedro Sanchez forte dei 140 miliardi assegnati dall’UE al paese iberico, si caratterizza per un aspetto di originalità nelle sue 4 missioni fondamentali. Accanto alle voci ricorrenti in altri piani europei vi è la parità di genere. Quest’ultima affianca la transizione ecologica e la trasformazione digitale che assorbono oltre i due terzi del totale delle risorse. All’interno di queste direttrici vengono sviluppati alcuni ambiti considerati cruciali per l’alta capacità di traino nella modernizzazione dell’economia e della società, come il programma urbano e rurale che ha tra i suoi obiettivi l’incremento della mobilità sostenibile e gli interventi per le infrastrutture e gli ecosistemi resilienti che si concretizzano nella conservazione e protezione della loro biodiversità attraverso la riforestazione e la lotta contro la desertificazione, la preservazione delle coste e delle risorse idriche. Lungo l’asse della digitalizzazione invece, sono programmate una serie di proposte quali la modernizzazione dell’amministrazione pubblica, il sostegno a PMI e startup puntando allo sviluppo dell’economia circolare, al rafforzamento della rete 5G e ad un piano di digitalizzazione in quattro settori strategici: salute, automotive, commercio e turismo (che da solo vale oltre il 10% del PIL spagnolo).
Quello della salute rappresenta un punto innovativo di España Puede con il suo riferimento all’economia delle cure che, insieme a un rafforzamento delle politiche di uguaglianza di genere caratterizza il piano per una chiara strategia di inclusione, rafforzata dalla riduzione del lavoro precario, conseguibile con un potenziamento del reddito minimo garantito, per cui sarà impiegato il 5,7% delle risorse. Il modello di governance dei fondi europei si poggerà su una commissione interministeriale presieduta dal presidente del governo, della quale faranno parte tutti i ministri, vincolata alla commissione governativa per gli affari economici e ad un comitato tecnico incaricato di sfruttare le potenzialità già esistenti nell’amministrazione pubblica. Per la fase di monitoraggio politico e strategico del piano si costituirà in aggiunta un’unità specifica che centralizzerà buona parte delle decisioni pur creando alcuni forum consultivi con le parti sociali, il settore privato e la società civile. Secondo le stime del Governo le ingenti risorse pubbliche destinate ad Espana Puede e la connessa attivazione degli investimenti privati potrà generare una crescita aggiuntiva del PIL pari al 2,5% annuo nel triennio 2021-2023, creando al contempo 800.000 nuovi posti di lavoro.