Nel 2023 l’Algeria è diventata senza dubbio uno dei principali partner strategici italiani in ambito energetico. Risolvere vecchie divergenze regionali con il paese nordafricano risulta dunque più problematico per l’Italia, la quale dovrà tuttavia far valere i propri interessi geopolitici al fine di essere confermata una potenza marittima nel Mediterraneo.
Una cooperazione sempre più intensa
È ormai da decenni che l’Italia e l’Algeria collaborano su diversi fronti, con l’Eni presente sul territorio algerino dal 1981. È però a seguito del conflitto in Ucraina che le relazioni bilaterali tra i due paesi si sono intensificate maggiormente. Il Governo Meloni, in linea con l’idea di un’Italia indipendente dal punto di vista energetico e cooperante con la sponda sud del Mediterraneo -cosiddetto ‘Piano Mattei’-, ha avviato una serie di iniziative congiunte con il governo di Algeri, che non si limitano all’approvvigionamento energetico. Gli accordi firmati lo scorso gennaio dalla premier Giorgia Meloni, dal suo omologo algerino Aymen Benabderrahmane e dal presidente Abdelmadjid Tebboune riguardano infatti diversi ambiti strategici, quali la difesa, l’industria pesante e l’attività aerospaziale.
I rapporti tra i due paesi si sono dunque rafforzati in maniera rilevante, così come si è accentuata la loro interdipendenza, soprattutto per quanto riguarda l’approvvigionamento italiano di risorse energetiche. Se fino al 2021 l’Algeria occupava “solo” una delle prime posizioni tra i fornitori di gas naturale dell’Italia, da settembre 2022 il Paese nordafricano si è ormai consolidato in cima alla classifica, superando il colosso russo.
Ma la collaborazione tra Eni e Sonatrach non si limita al gas, né tantomeno alle fonti fossili. Sempre nel gennaio scorso Claudio Descalzi, amministratore delegato Eni, e Toufik Hakkar, suo omologo della Sonatrach, hanno firmato una serie di accordi strategici che delineano i futuri programmi congiunti in materia di approvvigionamento energetico, transizione energetica e decarbonizzazione. L’Ente italiano ha delineato tra i suoi obiettivi, oltre all’aumento della capacità di export dall’Algeria all’Europa, anche lo sviluppo di energie rinnovabili e nuove iniziative di efficienza energetica, per garantire da un lato la sicurezza di cui ora più che mai i paesi europei hanno bisogno, e allo stesso tempo una transizione energetica sostenibile. Descalzi ha inoltre affermato che le previsioni della sua azienda sono di <<azzerare completamente le forniture di gas russo entro l’inverno 2024/2025>>. A seguito di tale dichiarazione, si può dunque ritenere che il legame tra Eni e Sonatrach sia destinato soltanto a rafforzarsi nel prossimo futuro.
ZEE algerina e interessi italiani contrapposti
Questa interdipendenza pone l’Italia in una posizione delicata se pensiamo al fatto che, nel marzo 2018, l’Algeria ha dichiarato in maniera autonoma la sua zona economica esclusiva, e che questa giunga proprio a ridosso delle acque territoriali della Sardegna, dunque a sole 12 miglia dalla costa italiana. La Convenzione delle Nazioni Unite sul diritto del mare stabilisce però all’art. 74 che, in caso di coste opposte o adiacenti, la delimitazione delle ZEE possa avvenire solo a seguito di un precedente accordo tra le parti, sulla base del diritto internazionale. La Legge n.91 del 14 giugno 2021 autorizza l’Italia ad avviare quei negoziati necessari a istituire una propria ZEE, ma ancora oggi non sono stati trovati accordi definitivi con i paesi limitrofi, Algeria compresa.
Risulta però evidente che Algeri si trovi, a seguito delle odierne vicissitudini internazionali, in una posizione decisamente più rilevante nei confronti dell’Italia, rispetto a pochi anni fa, e che questo renda molto più difficoltoso per il Bel Paese far valere i propri interessi. A ciò si aggiunge l’interesse di Sonatrach ad avviare nuovi trivellamenti offshore in quel tratto di mare, noto come bacino Algero-provenzale. Il controllo della zona, e quindi lo sfruttamento delle eventuali risorse presenti, assume dunque non poca rilevanza in un’ottica di approvvigionamento energetico.
ZEE italiana: una soluzione difficile ma necessaria
Non vi è alcun obbligo internazionale che vincoli gli stati al riconoscimento di una propria zona economica esclusiva. È però evidente che poter sfruttare liberamente -sempre entro i limiti del diritto internazionale- le risorse presenti in una determinata area, costituisca sicuramente un elemento di vantaggio. Bisogna però sottolineare che con il termine “risorse”, non si fa riferimento solo al settore energetico e quindi al gas, al petrolio e all’eolico, ma anche ad altri settori come quello ittico, commerciale e migratorio. Una ZEE favorisce infatti un’espansione del proprio bacino di pesca e il controllo delle rotte commerciali e migratorie nell’area. Non meno importante è il discorso legato alla difesa e dunque alla tutela dei propri confini e delle infrastrutture critiche presenti nella regione, come cavi sottomarini, gasdotti e oleodotti.
Costituire una zona economica esclusiva dovrebbe quindi essere uno dei principali obiettivi geopolitici italiani?
Innanzitutto l’Italia è un paese peninsulare con circa 8.300 km di coste. Pertanto la componente marittima non può in alcun modo essere trascurata. In secondo luogo il Mediterraneo è sicuramente un’area che presenta maggiore instabilità rispetto al decennio scorso. L’attuale conflitto in Ucraina, le guerre civili in Libia e Siria, le primavere arabe hanno senza dubbio contribuito a questa incertezza. Inoltre la presenza degli Stati Uniti -che fungevano da garante per la sicurezza nella regione- è senz’altro diminuita, a causa della loro focalizzazione sulla sfida con la Cina nell’Oceano Pacifico. Dato l’attuale contesto nel Mediterraneo, avere una propria zona da sfruttare in maniera esclusiva è dunque essenziale per un paese marittimo come l’Italia. É però innegabile che l’Algeria rappresenti e rappresenterà un partner necessario per ritrovare quella stabilità energetica che è venuta meno nell’ultimo anno. Un contenzioso troppo acceso con il Paese nordafricano è perciò sicuramente da evitare. Se l’intento dell’Italia è però quello di confermarsi come una delle principali potenze nella regione mediterranea, giungere a degli accordi per la definizione di una propria zona economica esclusiva risulta assolutamente necessario.