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Gli investimenti diretti esteri, i casi Telecom, Alpi Aviation e il golden power

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Il caso della possibile cessione di TELECOM alla società americana  KKR e della cessione dell’azienda friulana Alpi Aviation ad aziende collegate alla Repubblica Popolare Cinese hanno portato all’attenzione delle cronache la valenza politica degli Investimenti Diretti Esteri (IDE), ovvero ‘’l’acquisizione di partecipazioni durevoli al fine del controllo ovvero della gestione di un ente domiciliato in una economia da parte di un soggetto residente in un’altra economia’’. Quando il Dipartimento della Presidenza del Consiglio dei Ministri (preposto all’analisi delle operazioni di acquisizione societaria di infrastrutture critiche o di società appartenenti ai comparti strategici della Repubblica Italiana) valuta che l’acquisizione è contraria agli interessi dello Stato, può arrivare fino al veto sull’operazione stessa, attraverso l’applicazione della normativa nota come Golden Power.

L’obiettivo degli IDE, l’Europa e l’interesse nazionale

Il tema della tutela della Nazione, ed in particolare degli interessi politici ed economici nazionali, è un argomento strettamente correlato al contesto internazionale. In questo ambito le decisioni politiche degli ultimi 30 anni delle maggiori economie mondiale e europee  esaminate (USA, U.K., Francia, Germania e Italia) sono state influenzate dal massiccio ricorso ad imprese pubbliche e dal successivo processo di privatizzazione indirizzato verso la cessione degli asset che oggi definiamo strategici. Solo recentemente le decisioni politiche si sono indirizzate verso una dimensione regolatoria finalizzata alla protezione e difesa degli interessi e della sicurezza nazionali.

Le politiche dell’Unione Europea riguardo al libero mercato si sono evolute nel tempo: sono passate da una posizione favorevole ad una forte deregolamentazione che posponeva la tutela della sicurezza nazionale rispetto al favorire l’afflusso di capitali esteri nell’Unione Europea e l’interesse economico , ad una posizione maggiormente orientata alla tutela della sicurezza nazionale dei singoli Stati dell’Unione.

Lo ‘’spartiacque’’ è il regolamento 2019/452 del marzo 2019. Nel periodo successivo all’uscita del regolamento si osserva una maggior attenzione verso la protezione delle aziende strategiche e delle infrastrutture critiche: ogni Stato, con il proprio potere politico, per salvaguardare la propria economia e la sicurezza della nazione, fa rientrare sotto la sfera politica le decisioni riguardanti l’esercizio di poteri straordinari.

Con l’arrivo della pandemia Covid-19 nel 2020, le maggiori economie europee hanno esteso lo screening degli IDE anche a soggetti intra-UE per le società operanti nei settori strategici di interesse nazionale: recentemente sono stati inseriti, oltre a quelli già presenti, anche altri comparti quali creditizio, bancario e assicurativo.

Stante la criticità di alcune aziende e la perdita di valore degli asset,  dato che l’operazione di controllo potrebbe essere condotta da un Fondo Sovrano o da un Fondo di investimento che potrebbe avere come finanziatore o socio occulto un soggetto non gradito allo Stato dove è radicata la società oggetto di IDE (specialmente se questa impresa fosse un fornitore di infrastruttura critica come TELECOM ovvero possessore di know-how in ambito militare come Alpi Aviation), per quanto ovvio le cautele e le raccolte di informazioni diventano un obbligo.

La valenza politica degli  IDE

Gli IDE hanno una forte valenza politica perché promuovono la cooperazione internazionale e aiutano le aziende a costruire catene globali del valore (Global Value Chains – GVCs) che, a loro volta, diventano importanti per lo scambio di know-how tra le economie, per  l’aumento dell’interdipendenza economica tra paesi e persone, per la creazione di posti di lavoro, per l’aumento delle entrate fiscali e per la probabile riduzione del costo sia dei beni di consumo sia dei fattori di produzione.   

Nelle economie emergenti ed in via di sviluppo il trasferimento di capitale, tecnologia e know-how attraverso gli IDE può svolgere un ruolo cruciale. Per la Cina, ad esempio, gli investimenti esteri diretti sono stati una componente essenziale della politica di riforma e apertura dagli anni ’80 in poi e hanno contribuito in modo significativo alla crescita economica del paese. Altri paesi hanno cercato di copiare questo modello di sviluppo e di crescita cercando di acquisire, direttamente o indirettamente, aziende estere dotate di forte know-how o di posizioni dominanti di mercato. 

La tendenza delle politiche di investimento a livello globale

Il periodo Covid-19, stante la crisi economica mondiale, ha accelerato nel 2020 la tendenza delle istituzioni e delle politiche degli Stati verso ambiti più restrittivi nei riguardi degli IDE in ingresso. La United Nations Conference on Trade and Development  (UNCTAD) nel 2020 ha rilevato, a  livello globale, 152 nuove misure di politica degli investimenti, di cui 50 sono state progettate per introdurre nuove regolamentazioni o restrizioni. 

Per contro, è rimasto stabile il numero di nuove misure volte a liberalizzare, promuovere o agevolare gli investimenti esteri. Di conseguenza, il rapporto tra misure restrittive o regolamentari e misure volte alla liberalizzazione o all’agevolazione degli investimenti ha raggiunto il 41 per cento:  il più alto mai registrato, confermando a livello globale la tendenza restrittiva nei confronti degli IDE nei comparti strategici rilevata nelle 4 maggiori economie europee (UK, Germania, Francia e Italia).

Figura 1. Confronto fra liberalizzazione e restrizione nelle politiche nazionali di investimento nei confronti degli investimenti  provenienti dall’estero.  Fonte UNCTAD, Investment Policy Hub

La complessità della protezione della sicurezza nazionale

Alla luce dell’evoluzione delle politiche nazionali verso gli investimenti provenienti dall’estero, il compito di proteggere la sicurezza nazionale diventa via via sempre più complesso, e tale complessità è rimarcata non solo dall’evoluzione delle policy degli stati, ma dai nuovi rapporti che si instaurano nelle relazioni internazionali e strategiche su scala globale,  che coinvolgono gli attori statuali e non, i privati cittadini, le imprese e le istituzioni.

Se la tutela collettiva della sicurezza ha come primo obiettivo la difesa dalle minacce non-statuali, o asimmetriche, allora bisogna tenere in debito conto che la loro pericolosità cresce proporzionalmente alla moltiplicazione dei possibili strumenti di offesa.   Se nella lunga parentesi della Guerra Fredda la tecnologia è stata un fattore di superiorità strategica nella competizione tra le due superpotenze, impegnate anche a militarizzare lo spazio e a sviluppare reti informatiche che potessero servire le rispettive strategie militari, oggi l’attenzione non è più solamente su questi argomenti ma anche sui contenuti sociali, economici e politici delle relazioni internazionali e della loro virtualizzazione e quindi, potenzialmente, dei conflitti. 

Lo Stato nazionale, la cui sovranità viene erosa proprio dal processo di globalizzazione e dalla modifica dei propri interessi, dei processi e delle procedure politiche, economiche, finanziarie e sociali, è costretto ad ampliare le proprie strategie difensive sul web, sulle reti di comunicazione, sui sistemi e sulle reti tecnologiche, valutando attentamente anche le operazioni di Merger & Acquisition portate attraverso gli IDE nel nostro paese.

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