Abbiamo intervistato Alessandro Battilocchio, deputato di Forza Italia, ex eurodeputato e membro della XIV Commissione – Politiche dell’Unione Europea. Il suo punto di vista sullo stato delle relazioni europee e sul ruolo dell’Italia nell’UE.
Settimane fa l’incontro tra Marine Le Pen e il Vicepremier Salvini a Roma: si va verso la formazione di un fronte sovranista di peso all’interno del Parlamento europeo. A suo avviso le urne a maggio restituiranno un esito simile alle elezioni tedesche e svedesi, dove i partiti moderati hanno mantenuto – seppur con difficoltà – il controllo delle istituzioni, o dobbiamo attenderci un 4 marzo su scala continentale?
Credo che a maggio lo scenario che si profilerà vedrà – nonostante l’irrobustimento dell’asse sovranista – la riconferma dei moderati anche perché il PPE vede al suo interno il Fidesz, partito del leader ungherese Orban, che è uno degli attori principali dell’asse di cui stiamo parlando. Ricordiamo inoltre che la Lega di Salvini è alleato storico di Forza Italia che è il maggior contributore italiano del PPE e questo rende l’idea della misura in cui, per forza di cose, l’asse “sovranista” di cui si sta parlando non avrà un atteggiamento rivoluzionario e antieuropeista.
Il Governo sta affrontando con approccio muscolare le critiche europee alle politiche di indebitamento previste nella manovra. Il livello della tensione è destinato a salire o immagina che Bruxelles adotterà un atteggiamento più conciliante per evitare di fornire un assist elettorale ai sovranisti in vista delle elezioni?
Bruxelles sicuramente continuerà nel tentativo di imporre all’Italia di rimanere nei paletti previsti dagli accordi, è però notizia di questi giorni che già la manovra sia stata “ammorbidita” inserendo alcune misure come le clausole di salvaguardia. Alla fine credo che la mediazione porterà ad un compromesso che darà modo ad entrambe le parti di affermare di esser uscite vincitrici.
Quale che sia l’esito del voto si immagina una stagione di cambiamenti nell’architettura europea, non fosse altro per il proseguire del dossier Brexit. Lei che ha conosciuto dall’interno il Parlamento di Bruxelles, cosa c’è da salvare e cosa da cambiare nelle istituzioni dell’UE?
La domanda imporrebbe una risposta non esauribile in poche righe, ad ogni modo tenterò di sintetizzare cercando di non essere equivocato. L’UE è imprescindibile per il continente e per tutto l’occidente, è un soggetto too big to fail. Ha donato ai paesi aderenti decenni di pace che oggi si da per scontata ma che in passato non lo era assolutamente. Il mercato comune ha ampliato gli orizzonti e creato innumerevoli opportunità per le imprese, favorendo il libero movimento delle merci. Chiaramente ci sono anche degli aspetti che a mio avviso possono essere migliorati, come l’estrema burocratizzazione e la creazione di regole molto dettagliate che spesso rendono la vita dei cittadini e di chi produce molto difficile. L’UE deve avere il coraggio di fare passi avanti sulle politiche estere e di difesa e qualche passo indietro nel regolare alcuni dettagli della vita e della produzione che talvolta sono limitanti. Una UE dinamica ed al passo con i tempi capace di essere da traino per l’occidente e che al suo interno veda il nostro paese come attore principale e non come gregario.