Sono queste le chiare parole con cui l’Ambasciatore Britannico Jill Morris si è espresso nelle scorse ore nella capitale italiana durante un intervista concessa ai margini di un incontro alla Business School del Sole 24 ore. Cortese, sorridente e molto chiara l’ambasciatore non si è sottratta alla domande.
Gentile Ambasciatore a che punto sono le trattative tra Bruxelles e Londra?
“L’esito del voto del giugno 2016 da parte degli elettori Britannici è stato inequivocabile e da questo punto dobbiamo partire. Il Parlamento britannico è oggi molto limpido: non vi è una maggioranza che voglia disattendere l’esito del quesito, non vi è una maggioranza che voglia proporre una nuova consultazione e non vi è di certo una maggioranza a Westminster che auspichi una hard Brexit e cioè attendere il fatidico
29 marzo senza un accordo tra le due parti. A questo punto non si può far altro che sedersi ad un tavolo e negoziare con i rappresentanti dell’Unione. Un compromesso che permetta a tutti di concentrarsi poi su una fase secondaria. Una fase che permetterebbe in futuro di godere quantomeno di benefici economici grazie ad accordi ad hoc su questo tema”
Qual è l’aria che si respira in Gran Bretagna in questo momento e come vive la popolazione questa fase storica?
“Occorre un netto distinguo. In alcuni ambienti di Londra, complice anche la stampa ed i media, si tende ad esasperare questa data come se si stesse aspettando la fine del mondo mentre in altre parti della Gran Bretagna la gente è convinta che il processo di negoziazione sia già chiuso. La verità sta nel mezzo e se un po’ di apprensione c’è bisogna con lucidità affrontare il momento. Il Premier May si sta mostrando all’altezza; è un vero leader che antepone gli interessi dei britannici a quelli del suo governo o del suo partito”.
L’Europa senza il Regno Unito sarà più debole e il Regno Unito senza Europa lo sarà altrettanto nello scacchiere internazionale?
“L’Europa sta vivendo un periodo di crisi e questo è innegabile. Eppure non si può oggi colpevolizzare, come molti erroneamente fanno, i cittadini britannici per ciò che hanno deciso. Anzi: bisognerebbe avere il coraggio di comprendere le ragioni del perché si è arrivati a questo e lavorare con convinzione per evitare che il vecchio continente sia ancora più debole nel prossimo futuro. Nel futuro poi si vedrà. Potrebbe essere, come auspico, che dopo l’accordo Londra e Bruxelles siedano ad un nuovo tavolo per una fase di cooperazione economica che possa essere positiva per tutti”.
Andando oltre la Brexit come sono le relazioni tra Roma e Londra?
“Tra i due paesi c’è sempre un legame forte indipendentemente dai singoli elementi politici ed ora più che mai. A Londra vivono 700.000 italiani e moltissimi di questi sono docenti universitari. Ci sono progetti che potranno ulteriormente consolidare l’asse tra i due Stati e la mia presenza è finalizzata proprio a questo”.