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Intelligenza Artificiale, microchip e le frizioni tra Corea del Sud e Stati Uniti

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Alan Estevez, sottosegretario al commercio degli Stati Uniti per l’industria e la sicurezza, ha condiviso osservazioni programmatiche in un forum ospitato dal Center for Strategic and International Studies a Washington giovedì 23 febbraio. Alla domanda “cosa succederà dopo la fine delle licenze alle esportazioni di semiconduttori dalla Corea del Sud alla Cina?”, ha semplicemente risposto che gli Stati Uniti probabilmente ne limiteranno e porranno un limite alle esportazioni. Si conferma che la percezione delle multinazionali sudcoreane sulla questione, ovvero licenze come avvertimento e non ramoscello d’ulivo, sia di fatto accurata. Ma lo sviluppo tecnologico sudcoreano potrebbe rendere questa decisione imprevedibile sul piano del rimodellamento delle catene globali del valore del settore.

Le macchine sempre più rilevanti all’interno dello scenario globale

Che l’intelligenza artificiale si stia sviluppando ad un ritmo sempre più esponenziale, è ormai un dato di fatto. Chat GPT, la “chatbot” sviluppata dall’americana OpenAI, ha ottenuto un primato storico, ovvero quello di applicazione di consumo dalla crescita più rapida delle ultime due decadi. Il dato è rilevante per comprendere la portata delle sempre più ampie possibilità di utilizzo delle nuove tecnologie, possibilità che non rimangono recluse nella sfera d’azione del singolo individuo.

Infatti, se leggiamo la nota rilasciata dal Bureau of Industry and Security americano, relativamente all’estensione degli export controls dei semiconduttori basati su tecnologia americana verso la Repubblica Popolare Cinese, si fa menzione esplicita a queste nuove tecnologie:

These items and capabilities are used by the PRC to produce advanced military systems including weapons of mass destruction; improve the speed and accuracy of its military decision making, planning, and logistics, as well as of its autonomous military systems; and commit human rights abuses.

E di nuovo:

The PRC has poured resources into developing supercomputing capabilities and seeks to become a world leader in artificial intelligence by 2030. It is using these capabilities to monitor, track, and surveil their own citizens, and fuel its military modernization […].

Dunque, al di là della retorica della protezione dei diritti civili e umani, le preoccupazioni americane sono fortemente motivate dal timore relativo all’efficienza e accuratezza dei sistemi militari automatizzati cinesi. Sotto questo punto di vista, il timore statunitense non è affatto generato da proiezioni astratte e future (il riferimento al 2030), bensì dal fatto che negli ultimi dieci anni la Cina ha depositato quasi quattrocento mila brevetti nel campo delle intelligenze artificiali, ammontando a circa il 75% del totale globale, stando alla World Intellectual Property Organization.

Cosa c’entra la Corea del Sud in tutto ciò?

La Terra del Calmo Mattino è il luogo di provenienza di Samsung e SK Hynix, due multinazionali manifatturiere di microchip e leader di settore nella produzione di alcune tipologie di semiconduttori. Inoltre, il 13 febbraio la startup sudcoreana Rebellions Inc ha lanciato un chip sviluppato proprio per applicazioni di intelligenza artificiale, chiamato ATOM. Stando alle dichiarazioni di membri del governo e dell’azienda, la componente high-tech è stata sviluppata e prodotta con l’idea di competere con il colosso americano NVIDIA, leader nel settore.

Tuttavia, sono consci di non poter fare su tutta la tecnologia prodotta dall’azienda statunitense, così come ne è conscia l’amministrazione attuale sudcoreana. Da una parte, infatti, l’idea alla base di ATOM è quella di migliorare l’efficienza della tecnologia già esistente dei semiconduttori per quel che riguarda, tra le altre cose, i Chatbot, esattamente il tipo di definizione sotto cui ricade Chat GPT.

Dall’altra, Rebellions Inc può contare sul supporto del governo per spingere affinché in Corea del Sud ATOM diventi il principale microchip su cui le intelligenze artificiali si basano, stando nuovamente alle dichiarazioni rilasciate a Reuters. D’altronde, è Samsung a produrre materialmente ATOM, quindi come corollario di questa eventuale iniziativa Seul sperimenterebbe un rafforzamento dell’integrazione verticale dell’industria. Per cui ha tutte le ragioni per farlo.

Seul è sempre più schiacciata tra l’Aquila e il Dragone

Si possono tirare alcune conclusioni preliminari dagli eventi menzionati in precedenza. Prima di tutto, è evidente che l’industria high-tech dell’intelligenza artificiale e dei semiconduttori (su cui questa si basa) siano ormai i settori economici strategici che determinano sia la politica economica che quella estera dei singoli Stati coinvolte nelle loro catene globali del valore, in un intreccio di intenti e obiettivi programmatici che portano le nazioni a ripensare alle dottrine economiche applicate dall’epoca del Washington consensus ad oggi. Basti anche pensare al dibattito attuale circa la revisione della dottrina sugli aiuti di Stato all’interno dell’Unione Europea, perno ritenuto fondamentale ad un’appropriata integrazione economica tra gli Stati membri.

In secondo luogo, si evince come il decoupling tecnologico tra Cina e Stati Uniti comporti una frattura di dette catene globali che non si ripercuote solamente tra le due superpotenze, bensì crea tensioni persino tra i cosiddetti alleati di Washington. Il CHIPS and Science Act americano, o forse la commistione di iniziative adottate dall’amministrazione Biden sin dalla sua insediatura, hanno condotto Corea del Sud, Giappone e Taiwan ad emanare incentivi fiscali, e non solo, per contrastarne gli effetti negativi all’interno delle proprie economie. Non solo la Cina, quindi, ma tutti gli attori e Paesi coinvolti nelle catene globali del valore dei semiconduttori si trovano attualmente in uno stato di profonda competizione tra loro.

Ad ogni modo, gli Stati Uniti si sono fatti, negli ultimi mesi, promotori della cosiddetta Chips 4 Alliance, una sorta di “trust istituzionalizzato” che li vedrebbe coinvolti con Corea del Sud, Giappone e Taiwan per il coordinamento in materia di supply chain produttiva dei microchip. Ad oggi, Tokyo è l’unico che abbia seguito Washington nell’elaborazione di analoghe sanzioni nei confronti di Pechino, sulla scia della riforma agli export controls. Seul rimane titubante anche solo ad aderire in maniera aperta alla Chips 4 Alliance.Che la Repubblica Popolare abbia espresso il propriodissenso in merito, rappresenta sicuramente un disincentivo fondamentale per il quale la Corea del Sud è ancora restia a farlo. Ma siamo sicuri che anche in assenza di malumori espressi da Pechino, Seul voglia effettivamente coordinarsi con i suoi principalicompetitor  settoriali e rischiare di perdere margini di manovra fondamentali per la propria politica industriale?

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