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TematicheItalia ed EuropaIntegrated Review: i piani di Londra per restare grande

Integrated Review: i piani di Londra per restare grande

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Brexit e pandemia hanno imposto ai britannici una revisione profonda del loro modo di stare al mondo. Per far sì che la sua Britain sia ancora più Global di prima, Boris Johnson punta tutto sulla tecnologia. Nei piani del governo, la regione Euro-Atlantica rimane prioritaria ma le principali dinamiche geopolitiche si spostano verso l’Indo-Pacifico e Londra deve seguirle con la Royal Navy in testa. Le forze armate, più tecnologiche e più proiettabili, saranno al centro della revisione strategica britannica.

Il 16 marzo il governo inglese ha pubblicato il documento Global Britain in a competitive age: Integrated Review of Security, Defence, Development and Foreign Policy, in cui vengono delineati i punti principali di quella che sarà la postura strategica del Regno Unito partendo dai due eventi più rilevanti per Londra negli ultimi cinque anni, vale a dire la Brexit e la pandemia da Covid-19. La prefazione del premier Johnson parte proprio da questi due elementi: mentre il Covid 19 rappresenta la più grande crisi internazionale dalla Seconda Guerra Mondiale, la Brexit è l’evento che dovrà inaugurare “un nuovo capitolo nella nostra storia”, qualcosa che permetterà finalmente a Londra di “fare le cose diversamente e in maniera migliore, sia economicamente che politicamente”. Nella prefazione del documento vengono delineati in maniera chiara quelli che sono i quattro obiettivi principali su cui si fonda tutto l’impianto della revisione strategica britannica. 

Il primo obiettivo di Londra per il 2030 è quello di divenire una potenza tecnologica. In effetti, quello della tecnologia è un tema che fa da sfondo a quasi tutti i punti toccati dall’Integrated Review. Gli elementi su cui si baserà il vantaggio strategico del Regno saranno dunque la scienza e la tecnologia. Il compito primario del governo è quello di creare un ambiente che favorisca e stimoli lo sviluppo tecnologico e l’innovazione. 

Affinché il Regno possa prosperare e continuare ad esercitare la sua influenza nel mondo, sarà di primaria importanza promuovere lo sviluppo di società ed economie libere e aperte, contribuendo alla diffusione dei valori democratici in tutto il globo. Gli strumenti sui cui Londra intende fare affidamento per raggiungere i propri scopi saranno il suo incredibile soft power (il Regno Unito è attualmente considerato la terza potenza al mondo per soft power, grazie a strumenti quali la BBC e il British Council), il commercio e la diplomazia, grazie alla capillare presenza di ambasciate, consolati e basi inglesi sparse per il mondo. La diffusione dei valori democratici dovrà necessariamente riguardare anche i nuovi domini: quello spaziale e quello cibernetico, la cui regolamentazione è ancora poco sviluppata, vista la velocità con cui questi ambienti hanno assunto sempre maggiore importanza. 

Per ottenere tutti questi risultati, Londra dovrà necessariamente rafforzare le proprie capacità di difesa, sia in patria che all’estero, oltre che la sua resilienza. L’investimento nelle capacità di difesa del Regno passa necessariamente per la NATO, definita “il fondamento della sicurezza collettiva nella regione Euro-Atlantica”, la quale rappresenta per Londra, ancora oggi, l’area di interesse primario. In questa zona, il nemico principale rimane la Russia, definita “la minaccia più acuta alla nostra sicurezza”. Anche per questo il governo inglese intende rafforzare le sue capacità di deterrenza, rivedendo al rialzo il numero di testate atomiche in possesso, puntando a disporre di ben 260 testate. Quanto alla resilienza, Londra mira ad impegnare ingenti risorse nel perseguimento di tre grandi obiettivi: lo sviluppo di una strategia di resilienza nazionale che sia comprensiva e che coinvolga in maniera trasversale tutte le principali istituzioni britanniche; la lotta al cambiamento climatico, con l’obiettivo di dare il vita ad una vera e propria “rivoluzione industriale verde”; la costruzione di una resilienza che sia anche sanitaria, in grado cioè di reagire in maniera efficace ed efficiente ad eventi simili a quello verificatosi con la pandemia da Covid-19. 

Come cambia il mondo secondo Londra

La revisione definisce quello in cui agisce il Regno Unito come un mondo “multipolare e sempre più competitivo”. Quattro sono i principali trend in corso: lo spostamento geopolitico e geoeconomico del globo verso Est, ovvero verso la regione dell’Indo-Pacifico; la competizione, definita “sistemica”, che caratterizza il panorama geopolitico globale, all’interno del quale agisce un numero sempre maggiori di attori statuali e non statuali; il rapido cambiamento tecnologico, che procede a velocità tali per cui agli Stati risulta difficile tenere questo processo sotto controllo; la presenza di sfide transnazionali, tra le quali spiccano il cambiamento climatico, la finanza illecita e il terrorismo.

“Il Regno Unito non sarà in grado di raggiungere questi obiettivi lavorando da solo”. L’approccio con cui Londra intendere implementare la sua strategia sarà fondato sul multilateralismo, sfruttando tutti i consessi internazionali in cui essa agisce, con particolare attenzione alla NATO, la cui validità in qualità di fondamento della sicurezza collettiva dell’aera Euro-Atlantica rimane indiscussa, ma anche ad altri format, come il Consiglio di Sicurezza dell’ONU, di cui Londra è parte, il G7, il G20 e, ovviamente, il Commonwealth.  

Dopo aver evidenziato quali sono le caratteristiche dell’ambiente in cui agisce il Regno Unito e aver definito quali sono gli obbiettivi da raggiungere e l’approccio con cui agire, il documento passa in rassegna quelli che sono i principali cambiamenti nella postura strategica britannica. 

Tra quelli che vengono considerati i mutamenti più rilevanti, spicca il rapporto con gli alleati europei. Londra intende “continuare ad impegnarsi profondamente per la sicurezza e la prosperità dell’Europa”. L’uscita dall’Unione, in questo senso, permette al Regno di perseguire differenti “percorsi” dal punto di vista economico e politico, quindi di agire con maggiore flessibilità e agilità. Tra tutti i partner europei, viene evidenziato nel documento, particolarmente rilevante sarà il ruolo giocato dalla Francia: Londra intende rafforzare ulteriormente la partnership con Parigi, l’unico paese europeo a disporre di armamento nucleare e in grado di condurre operazioni militari in maniera autonoma, come fa attualmente nel Sahel. La cooperazione anglo-francese, cita la Revisione, deve partire dai trattati di Lancaster House, gli accordi del 2010 sulla cooperazione militare tra le due sponde della Manica, e dalle relative iniziative congiunte, come la Combined Joint Expeditionary Force

Altro elemento di spicco della nuova strategia inglese consiste nella forte determinazione con la quale Londra intende impegnarsi nei due nuovi domini, vale a dire quello spaziale e quello cibernetico. Nel primo, Londra mira a diventare un attore di primo rango, motivo per il quale procederà con la creazione di uno Space Command e con l’elaborazione di una vera e propria Space strategy. Il Regno Unito punta a sviluppare le capacità che le permetteranno di lanciare i primi satelliti completamente inglesi nello spazio entro il 2022. Quanto al dominio cibernetico, Londra si propone di diventare una “potenza cibernetica responsabile e democratica”, attuando una strategia cibernetica multisettoriale, che le permetterà di mantenere un margine di superiorità in questo dominio in continua evoluzione. Per realizzare questi obiettivi, il governo inglese punta a creare un National Cyber Security Centre e una National Cyber Force. 

La revisione inglese annuncia un rinnovato interesse da parte del Regno Unito verso l’area dell’Indo-Pacifico. In maniera molto simile a quanto fatto da Obama, quando annunciò al mondo il suo “Pivot to Asia”, Londra parla di “Indo-Pacific tilt”. Nonostante il documento sia chiaro sul fatto che la priorità del Regno rimanga la regione Euro-Atalantica, quella dell’Indo-Pacifico viene definita “un’area cruciale per l’economia e la sicurezza del Regno, oltre che un elemento di fondamentale importanza nel tentativo inglese di promuovere la creazione e la conservazione di società aperte nel globo”, un’area la cui importanza geopolitica ed economica è in continua e costante crescita. Il governo vuole che il Regno giochi un ruolo preminente nella regione. La revisione chiarisce come l’azione del sistema-paese le permetterà di figurare come il partner europeo più rilevante nell’area, con “una presenza ampia e integrata”. In altre parole, Londra intende puntare sulla partecipazione alle principali iniziative multilaterali dell’area, vale a dire l’ASEAN e il Comprehensive and Progressive Agreement for Trans-Pacific Partnership (CPTPP). 

Sulla Cina, il documento si esprime in termini relativamente moderati. Quella posta dalla Cina è “una sfida sistemica alla nostra sicurezza, alla nostra prosperità e ai nostri valori”, tuttavia il Regno Unito “deve rimanere aperto al commercio e agli investimenti cinesi”. “La postura internazionale del Dragone”, dice il documento, “rappresenta indubbiamente il fattore geopolitico più significativo del mondo globale”. Se da una parte dunque vengono evidenziati i potenziali benefici economici derivanti dal commercio con Pechino, dall’altra si sottolinea come la Cina rappresenti oggi “la più grande minaccia statuale alla sicurezza economica di Londra”. 

La difesa

La settimana successiva a quella in cui è stata presentata la Integrated Review, il governo inglese ha pubblicato il Defence Command Paper. Si tratta di un documento in cui viene descritto come si intende adeguare lo strumento militare di Sua Maestà alla nuova postura strategica delineata dal premier il 16 marzo davanti al Parlamento.

La revisione della postura militare del Regno è al centro dei piani di Londra, lo dimostra il fatto che la difesa risulta il settore che accoglie la più corposa fetta di investimenti previsti dalla Revisione. Questi investimenti erano in realtà già noti, visto che nel mese di novembre il governo aveva stanziato circa 24 miliardi di euro, distribuiti in quattro anni, per la modernizzazione e la ristrutturazione delle sue forze. 

Il modello a cui Londra vuole ambire è quello dell’“Impegno Persistente”: le forze di Sua Maestà non saranno concepite come qualcosa a cui far affidamento solo in ultima istanza, quando tutti gli altri strumenti avranno fallito; al contrario, esse saranno costantemente impegnate ad esercitare un ruolo più attivo nella strategia di Londra, soprattutto rafforzando la loro presenza all’estero.  

Quanto evidenziato da Johnson nella sua prefazione è il frutto di un’analisi accurata di quello che è oggi, nell’opinione del governo inglese, il contesto strategico. Esso risulta caratterizzato da una moltitudine di attori, statuali e non statuali, in grado di colpire i loro avversari senza ingaggiarli direttamente sul campo, ma agendo in quelle che il documento chiama “zone grigie”, ovvero in contesti che si situano al di sotto della soglia del conflitto armato aperto. Gli strumenti principali tramite i quali essi agiscono sono il terrorismo, la condotta di guerre tramite proxy, le tecniche di disinformazione, lo spionaggio, gli attacchi cibernetici e l’impiego deliberato di strumenti economici di varia natura per danneggiare il nemico. Anche in caso di conflitto vero e proprio, gli avversari di Londra sono divenuti più letali, grazie al proliferare di tecnologie militari a basso costo.  

Per rispondere in maniera efficace alle sfide poste dal nuovo contesto strategico, il governo intendere rendere le forze armate di Sua Maestà più tecnologiche, più proiettabili e più flessibili.  

Londra investirà ben 6,6 miliardi di sterline nel settore della ricerca e dello sviluppo militare. Rinunciando ad alcune componenti considerate obsolete e non sostenibili – i tagli colpiscono soprattutto l’Esercito, che dovrà abbandonare i suoi IFV Warrior e una settantina di MBT Challenger II, e che vedrà i suoi effettivi ridursi di circa 4.000 unità – il governo punterà molto sullo sviluppo di capacità militari tecnologicamente avanzate, come il futuro caccia di sesta generazione, il Tempest. 

Le forze armate di Sua Maestà dovranno incrementare la loro presenza all’estero. Grazie alla capillare rete di basi e infrastrutture militari all’estero, che verranno modernizzate e ristrutturate, Londra aumenterà in maniera incisiva il numero di militari schierati nei suoi avamposti, moltiplicherà gli eventi esercitativi con gli alleati e i partner della NATO, e continuerà a prendere parte alle operazioni di addestramento e di assistenza alle forze armate dei paesi che ne faranno domanda, con particolare attenzione all’Africa Orientale. Proprio per fornire agli eserciti locali un addestramento ancora più efficace, Londra intende procedere sulla stessa linea dell’US Army, istituendo una Security Force Assistance Brigade, il cui compito sarà esclusivamente quello di operare a fianco delle forze armate locali per contribuire allo sviluppo delle loro capacità militari. 

Per rendere le sue unità più efficaci nella già citata “grey zone”, Londra incrementerà le sue capacità militari in campo cibernetico e spaziale. Inoltre, darà vita a un reggimento di Ranger, inquadrato in una nuova Army Special Operations Brigade. L’unità, che sarà composta da operatori rigidamente selezionati e addestrati, sarà specializzata nella condotta di operazioni “non convenzionali”, ma potrà essere anche impiegata in operazioni di stabilizzazione e di ricostruzione, fornendo addestramento e assistenza alle forze di sicurezza locali. 

La revisione militare inglese costituisce un vero e proprio punto di svolta per l’apparato bellico di Sua Maestà. Le scelte del Ministero della Difesa sono molto coraggiose: Londra sembra sacrificare molte delle sue unità fondamentali per la condotta di operazioni di guerre classiche in favore di assetti fortemente dipendenti dalla tecnologia ma in grado di fornire un notevole contributo nella condotta di operazioni nelle cosiddette “zone grigie”. L’efficacia delle misure intraprese da Whitehall dipenderà anche da quello che faranno gli alleati di Londra, visto il forte livello di integrazione e di interdipendenza che esiste tra le forze armate alleate. Solo il tempo ci darà le risposte che cerchiamo. Quel che è certo è che Londra punta in alto, ma rischia molto.  

Matteo Mazziotti di Celso,
Geopolitica.info

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