Per la sua posizione geografica, per il potenziale economico e per la crescente tensione russo-ucraina, il Mar Nero ricopre un’elevata importanza geopolitica. Numerosi aspetti di sicurezza sono legati a questo bacino: non solo in termini militari (a seguito dell’annessione russa della Crimea) ma anche energetica ed economica. La Federazione russa, dunque, è uno dei principali attori da cui dipendono le dinamiche securitarie dell’intera regione, trasformando i mar Nero in uno dei scenari di confronto con l’Occidente.
È circondato da sei stati costieri, Bulgaria, Romania, Ucraina, Russia, Georgia e Turchia, di cui la metà (Bulgaria, Romania e Turchia) sono membri NATO, mentre altri due (Ucraina e Georgia) hanno apertamente espresso la volontà di entrare nell’Alleanza atlantica. I sei stati costieri, insieme ad altri sei (Albania, Armenia, Azerbaigian, Grecia, Moldova e Serbia) hanno fondato nel 1992, su iniziativa turca, l’Organizzazione della Cooperazione Economica del mar Nero (BSEC). Nel 2001, ancora una volta promotrice la Turchia, è stata fondato il Black Sea Naval Co-Operation Task Group con la partecipazione di tutti gli stati costieri, con l’obiettivo di favorire la cooperazione nell’ambito della sicurezza marittima, quindi con missioni di ricerca e salvataggio, protezione ambientale, contrasto al contrabbando e traffico di esseri umani. Queste iniziative, tuttavia, hanno avuto un successo limitato, ed hanno iniziato a deteriorarsi a partire dal 2008.
Il mar Nero, ricopre anche un importante ruolo geoeconomico. Il porto rumeno di Constanta è il più grande del bacino, essenziale nel traffico marittimo del Danubio e delle vie d’acqua europee. Sulla riva opposta, in Georgia, il progetto Anaklia Black Sea Deep Water Port ha l’obiettivo di rendere il porto di Anaklia appunto un hub logistico che connetta l’Europa con il Caucaso e l’Asia Centrale, attraverso navi-cargo. Il progetto ha quindi l’aspirazione e la potenzialità di costituire un corridoio più veloce tra l’Europa e la Cina, all’interno della Belt and Road Initiative (BRI).
Viste le connessioni tra gli stati costieri e la rilevanza geopolitica ed economica, la sicurezza del mar Nero è cruciale, non solo per questi stessi stati ma per la regione più in generale e per l’Europa in particolare, ad incominciare dalla sua sicurezza energetica che passa anche attraverso questo bacino.
Tuttavia, la sicurezza e la cooperazione marittima tra gli Stati hanno iniziato a deteriorarsi a seguito della guerra Russo-Georgiana dell’agosto 2008, peggiorando ulteriormente dopo l’occupazione e l’annessione russa della Crimea nel 2014. Mosca consolidando le proprie conquiste territoriali il più rapidamente possibile (attraverso il dispiegamento di uomini e mezzi al confine e con la costruzione del ponte pullo stretto di Kerch, ad esempio) ha mutato radicalmente gli equilibri della regione. Allo stesso tempo, il mar Nero, quindi, è diventato progressivamente uno scenario di confronto tra la Russia e l’Occidente.
L’annessione della Crimea e le conseguenze sulla regione del Mar Nero
In questo senso, è importante anche analizzare le conseguenze del confronto russo-ucraino anche sul “terzo fronte”, ovvero non solo in Crimea e in Donbass ma anche nel Mar Nero. Infatti, per quanto riguarda la Marina Militare russa, a livello di operazione e di capacità, il Mar Nero è lo scenario che ha subito i più drastici cambiamenti. Per continuare ad esercitare la propria influenza attraverso lo strumento militare e per mantenere le conquiste territoriali, Mosca ha stabilito una vasta presenza militare sia nella penisola della Crimea che nelle acque adiacenti. Il Mar Nero, quindi, è diventata una delle aree di interesse e preoccupazione per la sicurezza regionale e dunque europea ed occidentale per le interconnessioni di queste aree.
Infatti, l’annessione della Crimea da parte della Russia ha colpito non solo l’Ucraina e la regione del Mar Nero ma ha anche influito sulla sicurezza mondiale. La crisi, infatti, ha mostrato come la Russia potesse influenzare il comportamento di altri stati semplicemente minacciando un’invasione militare su vasta scala. L’obiettivo strategico della Russia non è limitato dall’Ucraina, ma è rivolto alla regione del Mar Nero e oltre. In questa regione la Russia ha iniziato ad attuare la sua politica influenza attraverso il dispiegamento militare e bellico nelle vicine coste del bacino. Infatti, così facendo, l’Ucraina ha di fatto perso il controllo di gran parte della sua zona economica nella parte settentrionale del Mar Nero, proprio come la Georgia nelle acque al largo dell’Abkhazia dopo la guerra russo-georgiana nel 2008.
La dimensione economica ed energetica
Il controllo sulla zona marittima a 200 miglia nautiche dalle coste della Crimea ha permesso a Mosca di ottenere anche i diritti sui giacimenti di idrocarburi presenti in quell’area del mar Nero e allo stesso tempo espropriare la filiale della Crimea (Chornomornaftogaz) della compagnia petrolifera ucraina Naftogaz. In questo modo, la Russia ha aumentato le sue capacità ed il suo potenziale economico, e contemporaneamente ha minato ogni speranza di Kiev di un’indipendenza energetica. L’Ucraina ha infatti persone l’accesso all’80% dei giacimenti di petrolio offshore.
Per quanto riguarda le vie marittime commerciali, lo stretto che Kerch ricopre un’importanza fondamentale perché collega il mar Nero con il mare di Azov e quindi alla Russia. Prima del 2014, un volume significativo di cargo passava per i porti russi di Taganrog e Rostov-sul-Don e quelli ucraini di Mariupol e Berdyansk (importanti hub per il trasporto di prodotti metallurgici e carbone) costituendo circa un quarto dell’export marittimo ucraino. Con l’annessione della Crimea, il Mar Nero è diventato ancora di più un’arteria fondamentale per la Russia, sia per il trasporto e le infrastrutture sia dal punto di vista dell’export energetico. Da questo punto di vista, il porto di Novorossiysk ha un ruolo chiave nell’export di petrolio dalla Russia all’Asia centrale. Inoltre, una serie di gasdotti e oleodotti tra la Russia e la Turchia, come il TurkStream non solo hanno rafforzato i rapporti tra i due stati ma hanno anche offerto a Mosca l’opportunità di aprire nuove vie per l’export che bypassino l’Ucraina.
La rafforzata postura energetica russa si riverbera anche sull’espansione dei legami energetici con alcuni stati balcanici come la Macedonia del Nord, la Bulgaria e la Serbia. In questo senso, l’export di idrocarburi ancora una volta usato come arma geopolitica per minare la stabilità ed i rapporti tra questi paesi e il loro rapporto on l’UE e la NATO.
La Russia e il Mar Nero
Per la Russa il Mar Nero ha una triplice funzione. Primo, è una “zona cuscinetto” securitario da controllare per scongiurare che l’instabilità politica tra il Medio Oriente ed i Caucaso si propaghi anche nel Caucaso del nord e nel sudovest russo. Secondo, è una porta d’accesso al Mediterraneo sia per le operazioni militari (come nel caso del dispiegamento di forze e missile verso la Siria) sia dal punto di vista dell’export energetico degli idrocarburi. Infatti, Mosca vede il Mediterraneo in gran parte dominato dalla NATO, ma spera di individuare opportunità per fare incursioni politiche, economiche e militari. Terzo, una regione in cui è da mantenere un equilibrio perfetto in quanto per metà composta da membri NATO. In questo senso, Mosca considera giustificati gli interventi militari in Georgia ed Ucraina, visti come necessari per non creare disequilibri strategici in favore della NATO e allo stesso tempo mandare un chiaro messaggio agli altri Stati post-sovietici intenzionati all’avvicinamento geopolitico con l’Occidente.
Nonostante il crescente dispiegamento militare nel Mar Nero e nella regione e l’inclinazione ad influenzare ed intervenire negli affari degli stati costieri, la Russia ha ottenuto più ostacoli e complicazioni che risultati positivi. In particolare, nonostante si riuscita a evitare che l’Ucraina e la Georgia entrassero nella NATO, due stati vicini sono diventati nemici permanenti di Mosca, richiedendo così una continuata presenza militare al confine e maggiori legami di questi stati con la NATO, alimentando ancor di più il ricorso a mezzi militare da parte russa.
Inoltre, l’aggressività russa ha diminuito la fiducia degli stati eurasiatici nelle vere intenzioni di Mosca e della sua affidabilità, quindi incentivando le loro politiche diplomatiche e strategiche di multivettorialità. Non solo per gli stati eurasiatici ma anche la NATO ha preso posizioni più dura nei confronti della Russia, attraverso una strategia più risoluta soprattutto per quanto riguarda la regione del Mar Nero.
Ciò, quindi, dimostra come l’instabilità e le minacce securitarie legate al Mar Nero siano inevitabilmente interconnesse in termini di sicurezza, geopolitica ed energia e dunque hanno un impatto che va oltre alla dimensione regionale.