A pochi giorni dall’election day, l’India, con un nuovo accordo con gli Stati Uniti, dà il via ad una nuova offensiva congiunta contro la Cina. La quadruplice alleanza “quad”, formata da Stati Uniti, India, Giappone e Australia, lancia una sfida marittima alla Cina nell’Indo-Pacifico.
Attualmente, la preoccupazione di Narendra Modi, Primo Ministro indiano, è l’alleanza Cina-Pakistan-Turchia che, con il tacito appoggio di Iran e Qatar, sostiene gruppi jihadisti in India, il terzo paese musulmano più popoloso al mondo. La strategia cinese ha avuto successo e l’India si sente circondata, infatti ci sono problemi in Nepal riguardo la frontiera tra i due paesi, mai esistita prima d’ora, e da parte del partito comunista filo-cinese attualmente al potere in Nepal. Cina e Pakistan stanno completando le autostrade in Gilgit Baltistan collegando il Kashmir, occupato dal Pakistan, col Ladakh, occupato dalla Cina, creando una strada diretta dalla Cina a Islamabad. Inoltre, nei recenti scontri tra India e Cina sulla frontiera, sembrerebbe che le forze armate cinesi si stanno coordinando con gruppi terroristici finanziati dal Pakistan nel territorio del Kashmir indiano. L’assertività cinese è aumentata dopo la pandemia da Covid-19, con assalti militari e diplomatici.
In questa situazione complessa, Modi ha reagito con una mossa aggressiva. A settembre, ha creato una nuova divisione all’interno del Ministero degli Affari Esteri, la Oceania Division, che copre tutto il territorio dell’Indo-Pacifico, del Sud Est Asiatico, delle Isole del Pacifico e dei paesi che vanno dalla Thailandia all’Australia, zona dove la Cina è coinvolta in conflitti marittimi con quasi tutti gli stati. La responsabile della nuova unità è l’Ambasciatrice Reenat Sandhu, che fino ad agosto ha ricoperto il ruolo di Ambasciatrice dell’India a Roma. L’ambasciatrice Sandhu è una diplomatica molto esperta, avendo gestito il delicato riavvicinamento tra Italia e India, paesi sotto tensioni da anni per via del caso dei marò.
La visita del Segretario di Stato americano, Mike Pompeo, in India e l’annuncio della firma del Basic Exchange and Cooperation Agreement (BECA), completa la troika degli accordi militari firmati dai due paesi, maggiormente mirati a contrastare la Cina nell’oceano Indo-pacifico. La BECA mette dati satellitari statunitensi a disposizione delle forze navali e aeree indiane che aiuteranno Nuova Delhi ad identificare costruzioni cinesi sulle isole pacifiche, navi, portaerei e strutture militari, dando anche accesso all’establishment militare e all’intelligence indiana al Geo spaziale dell’intelligence americana. Questo accordo si aggiunge ad altri già firmati in passato, come il Logistics Exchange Memorandum of Agreement (LEMOA) del 2016, che permette alle forze navali di entrambi i paesi di usare basi, logistica e rifornimento dell’altro e il Communications Compatibility and Security Agreement (COMCASA) del 2018, che conferisce all’India tecnologia criptata compatibile con i sistemi di comunicazione militari americani, permettendo a navi e aerei dei paesi in questione di comunicare tra di loro direttamente con la dovuta crittografia.Gli accordi mirano ad operazioni di contrasto nei confronti di Pechino nella zona indo-pacifica. Per calmare gli animi, il capo dei servizi segreti indiani R&AW (Research and Analysis Wing), Samant Goel, ha visitato il Nepal ed ha incontrato il Premier Oli, che l’ha ricevuto nonostante le critiche del suo partito. La visita di Goel è avvenuta giorni prima della visita del Capo di Stato Maggiore indiano, il Gen. Naravane a Kathmandu a novembre.
Ora, con il BECA, i 2+2 (USA, India, Giappone e Australia) si preparano ad un’eventuale offensiva lì dove la Cina è sensibile, tra il mar Cinese e il Pacifico, zona in cui Pechino detiene il potere assoluto. Gli Stati Uniti, con l’accordo tra Emirati Arabi Uniti e Israele, sono riusciti a creare un’alleanza per controllare la Via della Seta intrapresa dalla Cina, con la quale potrebbe portare truppe e armi via terra dalle sue frontiere alla Turchia. Questa nuova alleanza sfida la strategia marittima della “stringa di perle” messa in atto dal Presidente Xi Jinping, e che troverà tanto appoggio nell’Indo-Pacifico dai molti piccoli paesi ormai stanchi dell’assertività cinese.
Vas Shenoy,
Associazione Sakshi