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Il XIII Forum Economico Eurasiatico: Italia e Russia come modello per il futuro della cooperazione internazionale

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Lo scorso ottobre si è tenuto a Verona il XIII Forum Economico Eurasiatico, un appuntamento che annualmente riunisce esponenti politici e delle istituzioni italiane e russe con rappresentati di alcuni importanti settori commerciali e industriali.

Nelle due giornate (22 e 23 ottobre) si sono succeduti molti relatori e importanti rappresentanti istituzionali, i quali, nei loro interventi, hanno toccato temi di grande attualità e rilevanza per la cooperazione economica e politica tra Russia e Italia. In generale, gli argomenti fondamentali verso cui si è indirizzato il Forum sono stati gli effetti della pandemia di Covid-19, la cooperazione economica e i futuri sviluppi del commercio globale, lo sviluppo di nuovi sistemi di interscambio tra Paesi. Il filo conduttore degli incontri può definirsi il fatto che la cooperazione tra Paesi non solo potrà accelerare la lotta al virus, ma anche limitare le conseguenze negative che la pandemia inevitabilmente porterà negli anni a venire. Antonio Fallico, presidente di Banca Intesa Russia e dell’Associazione Conoscere Eurasia, nel ringraziare i partecipanti all’evento, ha invitato le parti ad agire attivamente perché le attuali dinamiche globali (sia legate alla pandemia che alla generale tendenza del commercio internazionale verso pratiche di stampo protezionista) non creino ulteriori barriere tra Paesi e “zone” del mondo.

Come primo esempio, è stato evidenziato che la ricerca su un vaccino efficace non può essere portata avanti in maniera unilaterale, che la “corsa all’oro” di questi anni non potrà basarsi su sforzi non condivisi. Più coesa e coerente sarà la risposta internazionale alla crisi sanitaria, più velocemente l’intero globo potrà arginare le difficoltà economiche che al momento non hanno risparmiato nessuno.

Per migliorare il livello di coordinazione, dunque, sarà necessario cooperare nel settore della ricerca, ma anche appoggiarsi a quei settori che tradizionalmente hanno permesso a due attori come Russia e Unione Europea di superare le tensioni politiche, ovvero industria ed energia. Ne è convinto il Ministro dello Sviluppo Economico italiano, Patuanelli, in quale ha ricordato che l’interruzione delle catene di produzione della scorsa primavera non hanno portato beneficio a nessun attore internazionale.

Anche l’ex Primo Ministro italiano Romano Prodi, nel suo intervento, ha espresso l’opinione secondo cui un maggiore coordinamento tra Stati sarà non solo utile, ma anche necessario, per affrontare la crisi sanitaria e altre sfide, quali la lotta al terrorismo internazionale. Secondo Prodi, l’Europa dovrebbe svincolarsi da dinamiche che la vedono divisa tra Stati Uniti e Russia e, piuttosto, dovrebbe ascendere a ruolo di mediatore tra le due grandi potenze, trainando tutti gli attori interessati verso una maggiore collaborazione politica.

Sulla stessa scia, Marco Tronchetti Provera, vicepresidente esecutivo e amministratore delegato di Pirelli & C S.p.A. e co-presidente del Comitato Imprenditoriale Italo-Russo per la cooperazione economica, si è espresso invitando gli attori internazionali ad iniziare a immaginare e costruire il mondo post-coronavirus. In particolare, Tronchetti Provera ha sottolineato che una delle sfide principali sarà quella dell’occupazione, per la quale sarà necessario concentrarsi su modifiche strutturali a breve e lungo termine. I cambiamenti strutturali dovranno basarsi sulla collaborazione tra Paesi, non sul loro reciproco allontanamento, poiché l’attuale situazione ha mostrato senza filtri le carenze strutturali dei singoli Paesi, che in un contesto globalizzato come quello in cui viviamo non possono più nascondersi dietro pratiche protezionistiche e isolazioniste. Il rischio è quello di rivivere quello che Prodi ha chiamato “effetto mascherina”, ovvero la difficoltà a fornire ai cittadini alcuni beni di prima necessità, come successe nella primavera scorsa.

E appunto gli asset strategici nazionali sono considerati fondamentali da Barbara Beltrame, vicepresidente per l’Internazionalizzazione di Confindustria, in quanto utili strumenti per aumentare l’internazionalizzazione e la propensione all’export. Nel mondo post-crisi, tali asset dovranno essere indirizzati al sostegno dell’industria 4.0 e alla digitalizzazione, in un contesto globalizzato in cui innovazione e investimenti siano inseriti in piani integrati e coordinati a livello regionale e internazionale. Emma Marcegaglia, presidente e amministratore delegato di Marcegaglia Holding, ha espresso opinioni simili, aggiungendo che «se agiamo tutti assieme con una visione a lungo termine e con grande senso di responsabilità questa terribile crisi che stiamo vivendo può anche portarci su una strada diversa e più sostenibile, più attenta al sociale e che ci permetta di arrivare a livelli di crescita per un benessere a livello globale». Ha aggiunto che questi temi saranno portati dalla presidenza italiana al G20, in un’ottica di rilancio della cooperazione economica atta a contrastare il protezionismo ma anche a riformare il sistema attuale di globalizzazione, non più sostenibile.

Gli interventi dei partecipanti russi hanno toccato punti simili a quelli messa in evidenza in questo testo, dimostrazione del fatto che le parti sono allineate su molti dei temi trattati, ad esclusione, forse, del tema della transizione energetica e della rivoluzione verde: Igor Sechin, presidente e amministratore delegato della compagnia petrolifera Rosneft, ha infatti espresso dubbi sulla possibilità che le fonti di energia rinnovabile possano soddisfare la domanda globale nei prossimi anni.

Il Forum di Verona ha rappresentato un’ottima occasione per rinnovare gli intenti di cooperazione e collaborazione internazionale che la crisi sanitaria dovuta al Covid-19 costringe a rivedere. Le parti hanno offerto molti spunti di riflessione e, in generale, un atteggiamento di cauto ottimismo sul futuro delle relazioni internazionali tra Italia e Russia.

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