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Il congresso di Russia Unita e le elezioni parlamentari di settembre

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Lo scorso fine settimana si è tenuto a Mosca il congresso di Russia Unita, il partito del potere di Vladimir Putin, che nelle elezioni del prossimo settembre punterà a perseguire, ancora una volta, la maggioranza assoluta nella Duma di Stato, la camera bassa del parlamento russo. Il congresso è stata la principale occasione per presentare il programma del partito e, soprattutto, la classe dirigente che guiderà la campagna elettorale, tra questi Sergey Lavrov, Sergey Shoigu e Dmitry Medvedev, alcuni dei fedelissimi del leader del Cremlino.

20 anni di Russia Unita: 20 anni di potere

Russia Unita(RU) nacque ufficialmente nel 2003, in occasione delle elezioni della Duma di quell’anno, al fine di offrire al Presidente Putin, al tempo una figura ancora debole e in via di consolidamento, una formazione politica che ne supportasse la politica nel parlamento, sostituendo la precedente piattaforma che ne aveva sostenuto la candidatura nel 2000. Russia Unita nacque quindi dall’unione di “Unità”, fondata nel 2000 per la campagna elettorale di Putin, e “La nostra Patria-Tutta la Russia”, la formazione politica guidata da Evgenij Primakov che aveva guidato alla fine degli anni Novanta l’opposizione a Boris Eltsin. Da allora, Russia Unita si è evoluta come uno strumento di potere di primo piano, cruciale per mantenere sotto controllo il parlamento, che nel primo decennio di vista della Russia post-sovietica era stato il cuore dell’opposizione a Eltsin, in virtù dell’assenza di un partito di governo stabile, in grado di sostenere la linea della presidenza. con Russia Unita tale dinamica è stata sostanzialmente ribaltata. Il partito si è stabilmente affermato con percentuali elevate, imponendosi come principale forza nella Duma, dove l’opposizione sistemica, composta dal Partito Comunista della Federazione Russa, dal Partito Liberal Democratico Russo e da Russia Giusta, è stata sostanzialmente marginalizzata, emergendo solo in relazione a tematiche specifiche, rispetto alle quali RU tende ad assecondarne le posizioni. RU è divenuta inoltre lo strumento principale di costruzione del consenso nelle periferie e nelle regioni, dove sussiste una certa alternanza, sebbene sia, anche a livello locale, la formazione principale. Inoltre, il partito del Presidente è divenuto fondamentale anche come veicolo di opportunità lavorative e di arricchimento. Non sarebbe corretto parlare di sovrapposizione tra Stato e partito, come era stato invece il rapporto tra il PCUS e l’Unione Sovietica, ma negli ultimi anni, questa dimensione sistemica e sociale del partito del Cremlino è stata più volte sottolineata da gran parte della letteratura. 

Negli ultimi anni, Russia Unita è stata spesso oggetto di critiche e accuse di corruzione, divenendo il bersaglio di molte denunce operate, tra gli altri, da Alexey Navlny, che, in occasione delle elezioni municipali dello scorso anno, ha definito RU come “il partito dei ladri e dei corrotti”. Parallelamente, dalle elezioni presidenziali del 2018, abbiamo assistito ad un allontanamento di Vladimir Putin dal partito, di cui non ha comunque mai fatto formalmente parte. Tale strategia, comunicativa e politica, è stata efficacemente usata per separare il presidente dalle accuse e dalle inefficienze amministrative di RU, salvaguardandone così l’immagine e ponendo il Cremlino come il garante di ultima istanza dei diritti dei cittadini. Singolarmente, lo scorso anno, al momento dell’annuncio delle riforme da parte di Putin, abbiamo assistito ad un “passo di lato” di Vladislav Surkov, il grande ideologo del Cremlino che coniò il termine “democrazia sovrana”, centrale nella costruzione del consenso verso il presidente. Al momento del suo allontanamento, molti osservatori hanno sostenuto che Surkov non fosse stato realmente estromesso dal potere, ma che il Cremlino gli richiedesse un nuovo sforzo di ingegneria elettorale, volto a creare dei partiti in grado di incanalare il dissenso verso Russia Unita al fine di non alimentare le formazioni dell’opposizione extraparlamentare. Al momento non abbiamo riscontri di iniziative politiche in tal senso, ma alcuni osservatori hanno sostenuto come il ruolo di Surkov avrebbe potuto essere quello di rifondare un nuovo partito del potere, marginalizzando RU o condannandola al declino, al fine di istituire una nuova forza politica lontana dalle accuse e dalle inefficienze del partito.

Il congresso e le elezioni

In occasione del Congresso di Russia Unita, Vladimir Putin è intervenuto rilanciando il programma del partito in vista delle prossime elezioni: attenzione al benessere dei cittadini e delle famiglie in particolare, aumento della spesa pubblica su infrastrutture, focus su famiglie e rilancio dell’economia dopo la crisi generata dalla pandemia. Nel suo intervento, Putin ha sottolineato i rischi derivanti da un eccessivo ampliamento dei membri del partito, che lo hanno esposto ad accuse di corruzione e malversazione. Nelle parole del Presidente, RU dovrà fare affidamento su coloro che si sono dimostrati maggiormente impegnati nelle iniziative del partito, soprattutto nel contrasto alla diffusione della pandemia e nel supporto alle fasce di popolazione più colpite dalle ricadute socioeconomiche di questa. L’attenzione ai giovani e all’istruzione è stata ulteriormente ribadita, al fine di intercettare un componente della società russa che con sempre maggiore disaffezione guarda al Cremlino. Come sottolineato da molti osservatori, Putin è tornato sulle parole d’ordine tradizionali della propria politica, sottolineando un approccio top-down alla gestione delle crisi e un forte ruolo dello Stato nel sostenere la vita economica del paese. 

Il successo di Russia Unità alle prossime elezioni è un fatto pressoché scontato, la vera sfida sarà con quale margine il partito del potere riuscirà ad imporsi. Il sistema elettorale russo, che prevede l’elezione di 225 deputati tramite un sistema proporzionale e 225 tramite collegi uninominali, consente a RU di ottenere facilmente un vantaggio significativo sugli altri partiti, soprattutto nel proporzionale in virtù di un controllo efficace dei mezzi di comunicazione di massa, in primo luogo quelli tradizionali. Ciononostante, la sfida è molto più complessa nei collegi uninominali delle grandi città, dove il dissenso potrebbe essere incanalato a supporto dei candidati dell’opposizone, sistemica o extrasistemica, attraverso il sistema del “voto intelligente” sostenuto a più riprese da Alexey Navalny, che, seppur con grandi difficoltà, ha dato risultati considerevoli soprattutto in ambito locale. Chiaramente, la recente condanna del principale dissidente russo e l’estromissione della sua organizzazione anticorruzione, considerata una formazione estremista, unita ad alcuni importanti arresti che hanno coinvolto alcune figure dell’opposizione russa, hanno indebolito fortemente la capacità organizzativa delle formazioni extraparlamentari. Ciononostante, il Cremlino ha dimostrato più volte di non voler correre inutili rischi e, di conseguenza, la scelta di puntare non solo su Dmitry Medvedev, ma anche su Sergey Lavrov e Sergey Shoigu come leader del partito nella campagna elettorale, va nella direzione di consolidare un consenso che, seppur ancora consistente, è stato gradualmente eroso da scandali, disaffezione e una generale stanchezza verso un leader e un partito al potere da vent’anni. La scelta di queste tre figure, autorevoli esponenti della leadership putiniana da quasi due decenni, segnala inoltre un altro elemento: l’eventuale futuro erede del Cremlino ancora non è sceso in campo. Secondo alcuni osservatori, una delle opzioni in vista delle elezioni parlamentari avrebbe potuto essere la candidatura di una figura in grado di raccogliere l’eredità di Vladimir Putin, testandone il consenso elettorale e la capacità di gestione del partito del potere, in vista di un’eventuale successione nei prossimi anni. Evidentemente, la cautela ha prevalso, sia verso l’elettorato che verso i centri di potere che gravitano attorno al Cremlino, che attraverso questo singolare “triunvirato” vuole consolidare il proprio consenso senza riaprire la lotta per la successione. 

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