I terribili fatti di sangue accaduti nelle scorse ore in Francia, alimentati da uno scontro verbale senza precedenti tra il presidente francese Macron ed il presidente turco Erdogan, sono ancora in qualche modo legati all’attentato che avvenne nel 2015 presso la sede del settimanale satirico francese Charlie Hebdo. In quell’occasione gli attentatori, spinti dalla volontà di vendicare l’Islam per alcune vignette denigratorie nei confronti di Maometto, uccisero dodici persone.
Come è noto, il Paese transalpino ha fatto vanto nei decenni passati del proprio laicismo, difendendo con forza la libertà di espressione ed il diritto alla blasfemia che vengono invece perseguiti in alcuni Paesi musulmani addirittura con la condanna a morte. Quanto sta avvenendo non è però così di facile inquadratura e l’analisi che andrebbe fatta è almeno duplice.
Innanzitutto, va rimarcato che il recente scontro tra Parigi ed Ankara nasce da ragioni più geopolitiche che religiose. Da molto tempo infatti i rapporti tra Francia e Turchia sono minimi a causa dell’eterno conflitto libico, nel quale i due Paesi sono schierati su fronti opposti. Da una parte come è noto Macron appoggia il maresciallo Haftar, mentre Erdogan appoggia da sempre il presidente al Serraj garantendo armi ed aiuto logistico alle sue truppe.
Questo astio è ovviamente riconducibile alla volontà delle due nazioni di poter agire in modo egemone nel Mediterraneo che è ormai a tutti gli effetti il mare conteso tra Parigi ed Ankara, nel silenzio più totale degli altri Paesi a partire dall’Italia stessa. In questo quadro appare quindi chiaro l’invio di aiuti da parte di Macron alla Grecia, durante le recenti tensioni con la Turchia dovute al controllo delle acque territoriali di Atene contese con il vicino Paese musulmano.
Un controllo che il sultano turco vuole esercitare anche in altre parti dell’area caucasica come ad esempio nella polveriera del Nagorno Karabakh, qui infatti Erdogan sta fortemente sostenendo il musulmano Azerbaijan per sconfiggere la cristiana Armenia inviando mercenari, tra le proteste di Parigi e Washington, nel teatro di guerra.
Infine, non va dimenticato il problema dei finanziamenti turchi, peraltro un Paese da tempo in enorme crisi economica, nei confronti di molte moschee presenti in Europa di cui molte sul territorio francese. Un sostentamento che di fatto si tramuta in un controllo che il presidente Macron non vuole giustamente accettare.
Tuttavia, c’è chiaramente un aspetto religioso che deve essere inquadrato. La blasfemia, per quanto garantita e tutelata in Europa e nella cultura occidentale, non è probabilmente la parte migliore della satira. Irriverente e fine a sé stessa finisce quasi sempre per essere fonte di dibattito.
Ciononostante, è doveroso che l’Europa non indietreggi di un centimetro sulla libertà di espressione e pensiero che sta alla base della cultura europea. È altrettanto doveroso che il mondo islamico faccia chiarezza sull’estremismo e sulla violenza che talvolta purtroppo contraddistinguono questa religione, una chiarezza che da troppo tempo manca.
Giangiacomo Calovini,
Geopolitica.info