Il desiderio di diventare la prima potenza al mondo climaticamente neutrale dell’Unione Europea sta alla base del Green Deal europeo presentato in data 11 dicembre 2019 dalla Commissione presieduta da Ursula von der Leyen. Si tratta di un ambizioso programma che prevede il raggiungimento di tre obiettivi entro il 2050: azzeramento delle emissioni nette di gas ad effetto serra; dissociazione della crescita economica dalle risorse naturali; impegno a non trascurare nessun territorio e nessun cittadino.
In data 4 marzo 2020, in contemporanea alla visita a Bruxelles della giovane attivista ambientale Greta Thunberg che ha partecipato ai lavori della Commissione europea, quest’ultima ha avanzato la proposta di concretizzare e racchiudere tali impegni politici in un pacchetto di provvedimenti legislativi: il Diritto Climatico europeo. Allo stesso tempo ha dato inizio alla consultazione pubblica per il futuro “Patto Climatico Europeo”.
Diritto climatico europeo
La Presidente von der Leyen ha affermato: “Il diritto climatico è la traduzione in termini legali del nostro impegno politico e ci immette irreversibilmente sulla strada verso un futuro più sostenibile. È il cuore del nostro Green Deal europeo. […] garantirà una transizione giusta e graduale”.
Con il diritto climatico europeo, la Commissione propone che l’obiettivo di emissioni zero di gas ad effetto serra diventi legalmente vincolante e che questo venga fatto entro il 2050. Oltre a questo target, gli altri elementi principali sono la complementarietà con le politiche già esistenti e la visione a lungo termine.
La legislazione in questione include misure che monitorino con cadenza quinquennale i progressi e l’adeguamento delle azioni basandosi su sistemi già esistenti quali i piani energetici e climatici nazionali degli Stati membri e i report dell’Agenzia europea per l’ambiente. La Commissione europea avrà il potere, inoltre, di indirizzare raccomandazioni agli Stati membri meno diligenti e questi saranno obbligati a tenerne conto – perché si sa: non tutti gli Stati hanno la stessa sensibilità in materia ambientale ed è un arduo compito tentare di armonizzare la politica a livello europeo.
Il diritto climatico seguirà un percorso verso il 2050 che prevede valutazioni in itinere con possibili modifiche, se necessarie, alle politiche preesistenti e seguirà una traiettoria a lungo raggio per il periodo 2030-2050 per quanto riguarda le emissioni di gas ad effetto serra.
Come affermato dalla Presidente della Commissione, per raggiungere questa ambiziosa meta, bisognerà modificare i nostri stili di vita a partire, ad esempio, dalla produzione e dal consumo di energia. Infatti la decarbonizzazione dell’economia europea stimolerà un incremento significativo di investimenti. Ad oggi il 2% circa del PIL europeo è investito nel sistema energetico e l’impegno al raggiungimento delle emissioni pari a zero porterà questa percentuale al 2,8%, il che significherebbe un incremento degli investimenti pari a 175-290 miliardi di euro all’anno.
Revisioni e strumenti finanziari
Per raggiungere l’ambizioso obiettivo per il 2030, la Commissione ha proposto diverse revisioni entro il 2021 di normative quali la Direttiva riguardante il sistema di scambio di quote di emissioni (ETS); il Regolamento relativo alle riduzioni annuali delle emissioni di gas serra a carico degli Stati membri nel periodo 2021-2030 come contributo all’azione per il clima per onorare gli impegni assunti a norma dell’accordo di Parigi; il regolamento sull’uso del terreno, cambiamento dell’uso del terreno e della foresta; la direttiva sull’efficienza energetica; la direttiva sull’energia rinnovabile e le performance dei veicoli in ambito di emissioni di CO₂.
Allo stesso tempo la Commissione ha cominciato a lavorare alla pubblicazione delle valutazioni sull’impatto sul futuro Carbon Border Adjustement Mechanism e alla revisione della Direttiva sulla tassazione dell’energia, due degli strumenti che ricadono sotto il Green Deal europeo.
La Commissione supporterà queste politiche con gli appropriati fondi e strumenti finanziari quali il Piano di investimenti per il Green Deal europeo lanciato a inizio del 2020 e che sbloccherà 1 trilione di euro per investimenti sostenibili nella prossima decina di anni per finanziare la transizione climatica. Altro esempio è la Renewed Sustainable Finance Strategy che dirotterà i flussi privati di capitale verso investimenti green. Infine, il Meccanismo per una Transizione Giusta sarà accompagnato dal Fondo per la Giusta Transizione proposto a inizio 2020. Questo supporterà le regioni e i settori più colpiti assicurandogli una transizione giusta anche dal punto di vista sociale.
Patto Climatico Europeo
Le consultazioni pubbliche per il Patto Climatico Europeo sono state aperte per dar modo a cittadini e stakeholders di far sentire la propria voce e partecipare alla sua costruzione. Il Patto verrà lanciato prima della prossima CoP26 che si terrà a novembre 2020 a Glasgow. Tale strumento prenderà esempio da sforzi già portati avanti dalla società civile e svilupperà un approccio strutturato e pro-attivo.
Il Patto ha l’obiettivo di informare, ispirare e aumentare la cooperazione tra i cittadini e le organizzazioni – siano esse nazionali, regionali, locali, per la ricerca e l’innovazione o formative. Tale strumento si basa su iniziative ed attività già esistenti e da queste stimolerà la nascita di altre dando così la possibilità a diversi attori su diversi livelli di imparare e collaborare tra di loro. Inoltre incoraggerà la società ad impegnarsi attivamente in attività legate alla lotta al cambiamento climatico ed a favore dell’ambiente
Alla domanda “perché abbiamo bisogno del Green Deal europeo”, la Presidente della Commissione ha riposto spiegando che c’è bisogno di fare di più. Non basta raggiungere il 60% di riduzione delle emissioni di gas effetto serra: il pianeta ed i cittadini chiedono più azione. È necessario raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Inoltre, il non agire ci rende competitivamente svantaggiati con i nostri paesi vicini in diversi campi.