L’Egitto si candida a diventare nel prossimo futuro uno dei principali hub per l’idrogeno verde per quanto riguarda l’Africa e il Medio Oriente. Questo combustibile rinnovabile viene da molti analisti considerato come la principale fonte produttiva degli anni a venire, vista la sua alta versatilità energetica e il basso impatto ambientale. Il Cairo, stante l’abbondante presenza sul proprio territorio di sole e vento – elementi imprescindibili per la produzione su vasta scala di idrogeno verde – rappresenta il candidato ideale per accogliere fondi e realizzare progetti in questo settore. Non è un caso, infatti, che il Paese dei faraoni abbia recentemente annunciato grossi investimenti per potenziare la macchina produttiva nazionale.
Tra le strategie di sviluppo più innovative nel settore delle energie rinnovabili spicca senza dubbio l’idrogeno verde egiziano. Al Sisi ha in programma di rendere l’Egitto una nazione ecologicamente all’avanguardia, in cui a fronte di alte rendite energetiche si riscontri un moderato impatto sull’ambiente. Per far ciò, il generale divenuto presidente del Paese nel giugno 2014 ha come obiettivo quello di trasformare l’Egitto in un hub regionale per l’energia rinnovabile e di rendere rapidamente effettivi i protocolli d’intesa che sono stati firmati sulla produzione e l’esportazione di idrogeno verde.
L’obiettivo principale è quello di attrarre investimenti stranieri in grado di realizzare progetti di rilievo per la produzione, lo stoccaggio e la distribuzione di idrogeno green. Quest’ultimo aspetto è di estremo interesse per l’Unione Europea, sempre più propensa ad ampliare la lista delle proprie fonti di approvvigionamento in seguito alla crisi energetica causata dal conflitto russo-ucraino. La favorevole posizione geografica dell’Egitto, le cui coste non distano molto dalle propaggini meridionali dell’Europa rappresentate da Italia, Grecia e Cipro, ne fanno un candidato ideale per contratti di partnership energetica. La rapida transizione dell’Egitto verso le energie rinnovabili avviene dunque in un contesto di grandi opportunità per siglare accordi redditizi con alcune delle economie più industrializzate – e quindi più energivore – del mondo.
Gli investimenti egiziani sull’idrogeno verde
A fine 2021, il governo egiziano ha cominciato a pianificare lo sviluppo di combustibili rinnovabili – tra cui l’idrogeno verde – per far fronte a preoccupanti casi di inquinamento atmosferico. Questo perché alcuni dei principali gruppi industriali egiziani sono già attualmente dei grandi consumatori di idrogeno (non verde) che viene prodotto utilizzando gas naturale locale senza abbattimento delle emissioni di CO2 derivanti da questo processo produttivo. Dopo aver istituito un comitato interministeriale con lo scopo di preparare una strategia nazionale di transizione energetica, il Cairo sembra aver puntato decisamente sull’idrogeno verde come principale fonte da cui attingere in ottica produttiva. I fondi stanziati dal governo per lo sviluppo delle tecnologie green – tra cui spicca la produzione di green hydrogen appunto – sono cospicui: circa 40 miliardi di dollari.
Nel 2021 sono anche stati effettuati diversi studi di fattibilità e siglati protocolli d’intesa tra le entità statali egiziane e i principali attori internazionali del mercato dell’ammoniaca e dell’idrogeno verde. L’obiettivo è quello di eliminare quanta più burocrazia possibile e snellire i processi industriali necessari alla produzione di idrogeno verde. Come riportato dai media egiziani, proprio sul versante green hydrogen potrebbero essere messi a disposizione ulteriori incentivi per realizzare infrastrutture di collegamento. Questo comporterebbe anche un investimento nel sistema dei gasdotti, che secondo lo studio di Rystad Energy (società indipendente di ricerca energetica) dovrebbe farsi carico di una potenza totale di 11.62 gigawatt (GW), equivalenti a oltre 1,57 milioni di tonnellate di idrogeno verde. Tutto ciò doterebbe il Paese dei faraoni di uno tra i primi tre gasdotti di idrogeno verde a livello globale, dopo l’Australia e alla pari con la Mauritania.
Le principali nazioni e aziende interessate all’idrogeno verde egiziano
Come accennato, il nuovo percorso intrapreso dall’Egitto interessa molto da vicino Bruxelles. A inizio aprile 2022 il vicepresidente della Commissione europea per il Green Deal Frans Timmermans ha visitato la nazione nordafricana con l’obiettivo di siglare un accordo relativo alla fornitura di gas verde e idrogeno per l’Unione Europea. Quest’ultima auspica una cooperazione con l’Egitto sia a breve termine, per fornire gas liquefatto al Vecchio Continente attraverso partenariati regionali, sia a più lungo termine, contribuendo alla costruzione di un impianto di produzione di idrogeno verde, nonché utilizzando l’Egitto per importare idrogeno verde dal resto del Medio Oriente. Questa strategia energetica è in linea con il progressivo allontanamento europeo dagli idrocarburi russi a seguito dell’invasione dell’Ucraina avvenuta lo scorso febbraio.
Tra le aziende interessate a collaborare con le autorità egiziane si segnala la corporation emiratina Masdar, uno dei principali operatori al mondo nel settore delle energie rinnovabili (basato ad Abu Dhabi). La Masdar e Hassan Allam Utilities – parte della conglomerata di costruzioni egiziana Hassan Allam Holding Group – hanno firmato lo scorso aprile una serie di accordi con le autorità governative del Cairo per collaborare allo sviluppo di diversi impianti di produzione di idrogeno verde che sorgeranno nella Suez Canal Economic Zone e lungo la costa mediterranea del Paese nordafricano.
In base a quanto reso noto dalla stessa Masdar, nella sua prima fase la transizione energetica egiziana mira a produrre, a partire dal 2026, 100.000 tonnellate di e-metanolo (ricavato dell’H2 green) all’anno, da impiegare come combustibile per le navi. Negli anni successivi, e comunque entro il 2030, la capacità di elettrolisi complessiva installata nell’ambito di questa iniziativa potrà poi crescere fino a raggiungere i 4 GW. Valore che – nei piani di Masdar e Hassan Allam – consentirà di produrre ogni anno 2.3 milioni di tonnellate di ammoniaca green destinata all’export e un quantitativo di idrogeno verde sufficiente a soddisfare la domanda dell’industria locale.
Conclusione
L’obiettivo del Cairo è quello di sfruttare l’abbondanza di energia rinnovabile, da fonte eolica e solare, a costi competitivi di cui dispone l’Egitto, trasformandola in idrogeno verde e derivati da commercializzare poi sul mercato globale. Il momento sembra essere davvero propizio: la domanda di energia pulita è in forte aumento, così come la presenza sul mercato di nazioni ricche in cerca di fonti energetiche su cui basare la propria produzione industriale.
Dal 7 al 18 novembre 2022 l’Egitto ospiterà la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop27). La sede dell’incontro sarà Sharm El Sheikh, situata tra il monte Sinai e il Mar Rosso, conosciuta per essere la meta turistica per eccellenza del Paese nordafricano. La Conferenza rappresenterà una vetrina importante per il Cairo, in cui si potranno gettare le basi per la conclusione di accordi diplomatici ed energetici di alto valore.