Le primarie in New Hampshire confermano le prime due posizioni dei caucus in Iowa: il Senatore del Vermont, Bernie Sanders e l’ex sindaco di South Bend, Pete Buttigieg. Sanders, questa volta, ha la meglio su Buttigieg ottenendo il 25,7% dei voti rispetto ai 24,4% di Mayor Pete. La sorpresa della giornata è però la moderata Amy Klobuchar, che arriva terza con il 19,7% dei voti. Pessimo risultato per la Warren e Biden, che ottengono rispettivamente il 9,2 e l’8,4%.
Bernie Sanders, pur uscendo da queste primarie senza un grande successo, si conferma ancora una volta vincitore in New Hampshire, come era accaduto nel 2016 contro Hillary Clinton, quando però ottenne oltre 150mila voti, circa il 60% dei consensi. Il New Hampshire ha confermato alcuni trend della campagna di Sanders: sicuramente la grande capacità di mobilitare il voto giovanile. College e università sono stati il centro propulsore del suo consenso. Nel comizio finale del 10 febbraio alla University of New Hampshire a Durham, grazie anche alla presenza di Alexandria Ocasio-Cortez, è riuscito a radunare oltre 8mila persone, ed è proprio la giovane deputata che potrebbe consentire a Sanders di conquistare anche le minoranze degli ispanici e degli afroamericani. Inoltre, il senatore del Vermont ha consolidato la base liberale ed è riuscito a beneficiare di una lotta tra i suoi rivali più moderati. Anche in Nevada, il prossimo 22 febbraio, “Bernie” appare favorito ma deve affrontare la potente Culinary Union, un sindacato che raccoglie quasi 60mila lavoratori tra hotel e ristoranti, che gli ha dichiarato guerra perché potrebbe cancellare la loro assistenza sanitaria. Nel discorso in cui annuncia la vittoria Sanders dichiara che “è l’inizio della fine per Dondald Trump”.
Pete Buttigieg conferma di essere, per ora, l’alternativa a Sanders. Il più giovane dei candidati, che ha ottenuto 9 delegati come il senatore del Vermont, sembra aver goduto di una generale tendenza dei democratici alla moderazione. Secondo un sondaggio della CNN, gli elettori che apprezzano oggi un messaggio moderato sono circa il 33%; erano il 27% nel 2016. Nel discorso conclusivo Buttigieg si è rivolto ai Dreamers, il milione di persone regolarizzato da Obama, in spagnolo: “questo paese è di tutti, è anche vostro” e anche al movimento Black Lives Matter quando ha parlato “del giovane uomo che teme per la sua sicurezza quando vede le luci di una macchina della polizia”. Tutto ciò attesta quella che è la difficoltà di intercettare i voti delle minoranze e la necessità di recuperare consensi tra gli ispanici e afro-americani. L’ex sindaco di South Bend non è riuscito a sfruttare pienamente il declino dell’ex vicepresidente degli Stati Uniti Joe Biden, che segna la sconfitta – almeno momentanea – dell’establishment, perché parte dei suoi voti sono andati ad alimentare l’ascesa di Klobuchar. Secondo alcuni dati, Buttigieg e la senatrice del Minnesota si stanno dividendo quello che era l’elettorato di Hillary Clinton esattamente a metà.
La vera sorpresa delle primarie in New Hampshire è sicuramente Amy Klobuchar, senatrice del Minnesota, finita in terza posizione. Alla vigilia di queste primarie, i sondaggi davano una lotta serrata per il terzo posto tra Warren, Biden e la stessa Klobuchar che, a sorpresa, ha ottenuto il 19,7% dei consensi, 10 punti in più rispetto a Elizabeth Warren, senatrice del Massachussetts. Nelle ultime settimane ha seminato molto: è stata solida nel dibattito televisivo di venerdì scorso e presente in modo capillare sul territorio. Il voto del New Hampshire le da sicuramente un forte slancio, senza dimenticare però i limiti della sua candidatura: Klobuchar non ha un conto in banca paragonabile ad altri candidati e non può contare su una grande organizzazione in Nevada e South Carolina, i prossimi due stati dove si voterà.
Pessimi risultati invece per Elizabeth Warren e Joe Biden che ottengono rispettivamente il 9,2% e l’8,4%. La senatrice del Massachussetts sin dall’inizio di questa campagna ha cercato di proporsi come la candidata che può unire l’ala progressista e quella moderata dei democratici, cercando di evitare contrapposizioni con gli altri candidati. La Warren non si è detta preoccupata dei primi due risultati in Iowa e New Hampshire affermando che la sua campagna è stata pensata sul lungo periodo. Sicuramente la senatrice ha i fondi e l’organizzazione per continuare l’avventura elettorale almeno fino al Super Tuesday del 3 marzo. C’è però da chiedersi quanto possa essere competitiva non riuscendo, al momento, a contendere i voti della sinistra pur avendo un programma simile a quello di Sanders ma meno radicale.
Alla vigilia del voto i sondaggi parlavano chiaro per Joe Biden che è volato in South Carolina senza aspettare il risultato finale, dove spera di ottenere risultati migliori rispetto all’Iowa e al New Hampshire, grazie ad una forte presenza di afro-americani che dovrebbe farlo risalire nelle gerarchie. Biden e il suo gruppo contano di emulare il modello di Bill Clinton, che nel 1992 vinse una sola delle prime 11 primarie per poi conquistare il South Carolina ed ottenere la candidatura per le presidenziali. Inoltre, dopo l’arrivo dei risultati, tre candidati hanno annunciato il ritiro: Andrew Yang, Michael Bennet e Deval Patrick che hanno ottenuto percentuali vicine allo zero.
Le primarie del New Hampshire, che eleggono 24 delegati su 3979, ci lasciano con molte domande e poche risposte. Il quadro appare frammentato: sul fronte moderato continua a regnare l’incertezza mentre Sanders sembrerebbe emergere come front runner debole. Le prime risposte arriveranno dal Nevada (22 febbraio) e dal South Carolina (29 febbraio), dove il voto di ispanici e afro-americani potrebbe far cambiare gli scenari, in attesa dell’entrata in scena del miliardario e moderato Michael Bloomberg il 3 marzo al Super Tuesday.