Le identità musulmane in Scozia, all’interno di un clima globale che ha spesso contestato l’appartenenza dei musulmani alle società occidentali dove vivono, operano a metà strada fra la religione, l’etnia e la nazione. Mentre il cambiamento radicale da un senso di appartenenza etnoculturale a uno religioso non è necessariamente un’esperienza unicamente scozzese, le relazioni fra identità nazionali e religiose, soprattutto fra i giovani musulmani trovano particolare risonanza nel contesto scozzese. Qui, l’Islam è il collante che tiene insieme un nucleo di individui di diverse etnie, ma che hanno in comune sentimenti di affiliazione globale alla religione.
Questi stessi individui – i musulmani – esprimono risentimento nei confronti del clima sociopolitico del dopo 11 settembre 2001 tramite il destino comune e il senso di appartenenza offerto dall’Islam. Ciò va di pari passo con la forte identità scozzese, che è più fluida e inclusiva di quella inglese. Cosa che permette anche ai musulmani di integrarsi nel contesto scozzese con persone di diverse fedi e culture sotto la bandiera dell’unità civica, della giustizia sociale e della tolleranza. L’Islam, quale religione e modo di vivere, e il nazionalismo scozzese emergono come ponti che collegano diversi gruppi musulmani fra di loro.
La relazione fra nazione e religione nel definire l’identità dei musulmani scozzesi prende una piega particolare nei cambiamenti delle definizioni e pratiche di comunità. Essere pakistani o bengalesi o turchi o somali viene superato dall’essere musulmani. Nuove generazioni si allontanano dall’idea dei genitori di un’identità puramente etnica e, invece, abbracciano l’Islam come forma di vita e socializzazione, che taglia trasversalmente diversi gruppi etnici. Oggi, essere musulmani in Scozia significa essere religiosamente e ideologicamente musulmani e nazionalmente e civicamente scozzesi.
Qui sta la novità e comporta conseguenze per i gruppi di persone di varie etnie, nazionalità e generazioni che abbracciano l’Islam, vivono in Scozia e si uniscono in una o più comunità musulmane. Ma la relazione fra l’Islam e la Scozia non è priva di ostacoli: tendenze segregazioniste e anti-occidentali fra alcuni membri della comunità musulmana e sentimenti anti-musulmani fra una minoranza degli scozzesi, nel fragile contesto del dopo 11 settembre 2001, sono esempi tipici. Tuttavia, questa relazione ha sbocchi in forti sentimenti di appartenenza sia alla religione sia alla nazione, che caratterizzano le pratiche comunitarie musulmane.
Il fatto che i musulmani scozzesi siano parte di una comunità piccola (meno di 100,000 su una popolazione totale di oltre 5 milioni di abitanti), relativamente benestante e non concentrata in un unico quartiere, ha facilitato la loro integrazione sociale. La comunità ha anche evitato di richiedere il riconoscimento dell’Urdu – la lingua parlata dalla maggioranza dei musulmani (ovvero, i Pakistani) – sullo stesso piano del Gaelico, o di fare pressioni per l’apertura di scuole islamiche. Il riconoscimento istituzionale non è stato perseguito con vigore nè in ambito di fede nè in ambito di lingua.
Questa timidezza istituzionale, tuttavia, non ha influito sulla capacità dei musulmani di far sentire la propria voce per un riconoscimento sociale e culturale. Infatti, sono stati accettati abbastanza bene dalla società ospite (la Scozia), di cui hanno fatto la loro ‘casa’, esprimendo fedeltà al paese e raggiungendo importanti posizioni politiche (come il Ministro per i Trasporti Humza Yousaf).
Le mie ricerche, pubblicate nel libro Muslims in Scotland: The Making of Community in a Post-9/11 World, indicano che le esperienze dei musulmani scozzesi sono incoraggianti, soprattutto grazie al contesto socioculturale scozzese favorevole e alla comunità che è poco numerosa, nonchè frazionata in vari centri cittadini, e che gode di condizioni economiche soddisfacenti. E’ quindi una comunità fortemente legata al territorio che può diventare un modello europeo di integrazione dei musulmani in un Paese ospite.