Il XX Congresso del Partito Comunista verrà probabilmente ricordato per la scena di Hu Jintao (Segretario del PCC dal 2002 al 2012) che viene scortato fuori dalla Grande Sala del Popolo. L’evento ha destato molto scalpore online e chi ha seguito il Congresso si è potuto sbizzarrire con le tesi più disparate sul significato del gesto.
Le telecamere hanno immortalato il momento in cui è stato avvicinato da due membri dello staff che lo hanno forzato a lasciare il suo posto e uscire dalla sala. Hu, che sedeva infatti in un posto privilegiato giusto in fianco a Xi Jinping, sembra rifiutare l’invito ad andarsene e visibilmente frastornato, inizialmente cerca di opporre resistenza. Il fatto sembra aver colto di sorpresa persino alcuni membri dell’ormai precedente Comitato permanente del Politburo. Infatti si può notare nel video un altrettanto confuso Li Zhanshu, seduto alla sinistra di Hu, che non sa bene come comportarsi ma che poi viene sollecitato a sedersi da Wang Huning. Hu alla fine cede agli inviti e si fa accompagnare fuori dopo un breve scambio di parole con Xi e Li Keqiang.
Al momento tre sono le principali spiegazioni avanzate dagli osservatori occidentali. La prima, che è anche quella riportata ufficialmente da Xinhua (l’agenzia di stampa ufficiale della Repubblica Popolare Cinese) è che Hu Jintao sia stato portato via per motivi di salute. La seconda, è che Xi fosse preoccupato dal fatto che Hu si potesse astenere o votare contro di lui in chiusura del Congresso. L’ultima ipotesi invece è che il fatto sia stato premeditato da Xi da tempo. La purga nei confronti di un vecchio leader del Partito sarebbe da intendere come un messaggio che Xi vuole mandare al mondo riguardo al controllo totale che detiene sul PCC. Un controllo che è stato certamente cementato dalle nomine di ufficiali della sua fazione nel nuovo Comitato permanente del Politburo. Tuttavia, l’unica cosa certa è che nessuno sa con esattezza il vero motivo per il quale Hu è stato allontanato. E anzi, questa è stata l’ulteriore dimostrazione di quanto imperscrutabile sia la politica cinese.
Ad ogni modo, indipendentemente dal movente dell’ allontanamento di Hu dalla sala, il XX Congresso del PCC ha segnato ora più che mai un accentramento del potere nelle mani di Xi che ha spazzato via qualsiasi barlume di opposizione all’interno del Partito. Il Comitato permanente del Politburo è ora composto di alleati della sua fazione. Molti analisti hanno interpretato questo Congresso come la fine di un’era. Un’era caratterizzata dalla leadership collettiva esemplificata dalle epoche di Jiang Zemin e Hu Jintao, voluta da Deng Xiaoping per far si che il Partito non ripiombasse più nel caos dell’epoca di Mao (Wright, 2015). A differenza dell’era Maoista, dove la correttezza ideologica era l’unico determinante per entrare a far parte delle file del Partito, Deng, una volta assunto il potere, ha istituito una serie di cambiamenti importanti che hanno segnato una divergenza dall’epoca precedente. Per esempio i quadri del Partito iniziavano ad essere promossi per meritocrazia e competenze, la successione dei leader era stata regolarizzata grazie a diverse norme e regole che determinavano quando un leader doveva lasciare l’incarico, come ad esempio i due mandati e la norma d’età. Tutte queste pratiche sono state descritte dagli esperti come una “istituzionalizzazione” del Partito (Nathan, 2003). Questo concetto in qualche modo si poneva l’obiettivo di spiegare come aveva fatto un regime autoritario a non cadere alla terza ondata di democratizzazione dopo le proteste di Tiananmen e invece riconsolidare la sua legittimità e addirittura lanciare la nazione cinese verso uno sviluppo economico senza precedenti.
Tuttavia sembra che negli ultimi anni si stia assistendo ad un’inversione di tendenza con Xi rispetto alle norme passate (Dickson, 2021; Economy, 2018). Alcune regole sono state cambiate, come ad esempio la rimozione del limite di due mandati per la Presidenza della Repubblica Popolare Cinese. Mentre in altri ambiti c’è stato un accentramento dei poteri nelle mani di Xi che ha assunto l’incarico di un numero sempre maggiore di Leading Small Groups (LSG), degli organi del Partito incaricati di prendere decisioni molto importanti. Per questo motivo sembra che il concetto dell’istituzionalizzazione non è più applicabile agli sviluppi attuali che stanno avvenendo nel Partito e anzi si sta procedendo in una direzione totalmente opposta a quella degli anni precedenti. Il problema del concetto di istituzionalizzazione è la connotazione occidentale del termine quando la si cerca di applicare al sistema politico cinese. Ed è per questo motivo che quando cambiamenti del genere avvengono si parla di imprevedibilità del sistema. Ma forse è il concetto stesso ad essere problematico nel suo uso relativo alla realtà cinese. Questo non significa che non ci sia stata una forma di istituzionalizzazione, anzi, alcuni aspetti di essa sono rimasti, come ad esempio una burocrazia competente o le riunioni regolari degli organi del Partito (Ang, 2022). Tuttavia, alcune forme di istituzionalizzazione sono state fragili e reversibili e l’ascesa al potere di Xi ne è stata la dimostrazione.
Alcuni esperti hanno cercato di spiegare la resilienza del Partito con nozioni più “cinesi”. La “mobilizzazione” è stato uno dei concetti impiegati (Fewsmith and Nathan, 2019). Ciò significa che la promozione dei quadri dipende dalla loro lealtà verso il Partito più di ogni altra cosa. E questa è una caratteristica rimasta immutata fin dalla Rivoluzione Comunista. Questo concetto si collega a quello di “fazionalismo” (Shih, 2022). Ovvero il numero di legami e l’importanza di essi che i vari leader condividono tra loro. Questo è un aspetto molto importante della politica cinese infatti come è stato dimostrato dal Congresso che si è appena concluso, Xi ha voluto circondarsi di persone fidate eliminando lo spazio per le differenze ideologiche. Ciò non significa che il fazionalismo è e sarà l’unica tendenza a determinare il futuro della politica cinese. Studi recenti dimostrano che Xi in futuro potrà favorire tra le posizioni più ambite del PCC alcuni quadri di fazioni opposte. Questo per creare una coalizione di persone più deboli che potrà incolpare per politiche fallimentari o soprattutto persone talmente deboli all’interno del Partito che non oseranno mettere in discussione la sua leadership. Nonostante molte scelte e dinamiche all’interno del Partito rimangono imperscrutabili dato l’estremo grado di segretezza in cui le decisioni vengono prese, esistono tuttavia alcuni meccanismi che possono rendere alcuni andamenti più prevedibili.