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Da Harare a Maputo: Pechino punta verso est in Africa australe?

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La Repubblica Popolare Cinese intrattiene ottimi rapporti diplomatici e commerciali sia con lo Zimbabwe che con il Mozambico sin dai tempi delle lotte antirazziali ed anticoloniali, supportando rispettivamente lo ZANU-PF (Unione Nazionale Africana dello Zimbabwe-Fronte Patriottico) e il FRELIMO (Fronte di Liberazione del Mozambico). Tali rapporti si sono poi consolidati nel corso degli anni al punto tale che la RPC rappresenta uno dei partner commerciali più importanti in entrambi i Paesi sia nel campo delle importazioni che delle esportazioni. Alla luce del maggiore disimpegno cinese in Angola, Pechino potrebbe impiegare parte delle proprie risorse umane e finanziarie precedentemente impegnate nel Paese dell’Africa occidentale nei due Paesi citati all’inizio. Infatti, Pechino potrebbe avere interesse in un particolare settore economico per il quale potrebbe approfondire la cooperazione con i due Paesi.

La corsa al litio in Zimbabwe: Pechino vuole supportare il mercato NEV

Il governo cinese ha recentemente rilasciato delle dichiarazioni nelle quali hanno espresso la volontà di concedere incentivi per l’acquisto di veicoli NEV (Veicoli spinti da Energie Alternative), così come la decisione di abbassare i tassi di interesse con l’obiettivo di dare una spinta ulteriore a tale mercato, che comprende le auto plug-in ibride, le plug-in elettriche e quelle ad idrogeno. Sebbene la RPC sia attualmente il più grande mercato di veicoli NEV, Pechino sembra fortemente intenzionata ad aumentare la quantità di veicoli elettrici presenti in circolazione. Infatti, il governo cinese ha annunciato l’obiettivo di far sì che i NEV costituiscano, entro il 2030, il 40% delle vendite dell’intero mercato delle auto nella RPC nell’ottica di accelerare la transizione ecologica e diminuire contemporaneamente l’inquinamento nelle grandi città. Se nel 2021 il mercato NEV ha rappresentato nella RPC una quota di mercato del 15%, è logico aspettarsi una spinta ulteriore negli anni a venire, dato l’obiettivo dichiarato del 40% entro il 2030. Tuttavia, tale traguardo sembra incontrare degli ostacoli a causa dei costi sempre maggiori delle materie prime provocate dall’inflazione, come nel caso del litio, componente essenziale per la produzione dei NEV. Non è un caso se Pechino stia guardando sempre con maggiore interesse allo Zimbabwe, ricco di questo minerale. Infatti, il governo cinese ha siglato diversi accordi per l’estrazione e l’esportazione del litio dalle miniere zimbabwesi, come mostrato dai progetti della Sinomine, della Suzhou e della Huayou, sebbene l’avvio di quest’ultimo sia stato rinviato senza annunciare una precisa data a causa di una controversia tra l’azienda cinese e l’Autorità Garante della Concorrenza zimbabwese. Suzhou ha deciso di investire 35 milioni di dollari nella costruzione di un impianto pilota presso la miniera di Zulu, che consentirà alla struttura di produrre fino a 50.000 tonnellate di rocce contenenti litio all’anno. Nell’ultimo caso la Huayou ha recentemente acquistato la miniera di litio «Arcadia», appena fuori Harare, in un affare da 422 milioni di dollari per sviluppare la miniera e costruire un impianto di processo con una capacità di trattare circa 4,5 milioni di tonnellate di minerale e produrre 400.000 tonnellate di concentrato di litio all’anno. In sintesi, Pechino ha un forte interesse nell’acquisire risorse a basso costo, impiegando perlopiù manodopera cinese come avviene nella maggior parte dei progetti di cooperazione svolti dalla RPC, per far fronte alla crisi e per mantenere allo stesso tempo il ruolo di dominio mondiale nel settore NEV. Il supporto mostrato da Pechino ad Harare si è di recente manifestato nell’ambito della «Diplomazia del palazzo» (Palace Diplomacy), così definita da Joshua Meservey, per mezzo della realizzazione del nuovo parlamento zimbabwese, il cui lavoro è stato svolto interamente dalla Shanghai Construction Group e finanziato per intero dal governo cinese, oltre alla visita di Yang Jiechi, direttore dell’Ufficio della Commissione Affari Esteri del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese. Durante tale visita è stata rimarcata la reciproca volontà di estendere la cooperazione in molti ambiti e la lunga amicizia tra PCC e ZANU-PF. 

Il supporto logistico passa per il Mozambico

Poiché lo Zimbabwe è uno Stato senza sbocco sul mare e il trasporto del litio grezzo avviene via mare, è necessario collegare i siti di estrazione ai porti più vicini, situati in Mozambico. Non è un caso, pertanto, se la tappa successiva al viaggio in Zimbabwe da parte di Yang sia stata il Mozambico. In occasione di questa visita, Yang ha citato in primis tra le aree di maggiore cooperazione proprio le infrastrutture, fondamentali per il trasporto delle merci dalle zone interne alla costa. In questo senso, non sembra casuale la proposta di realizzare una ferrovia che colleghi un centro di estrazione di acciaio in Zimbabwe con un porto in costruzione in Mozambico, segno evidente della volontà di Pechino di rafforzare la propria presenza nei due Paesi. Quanto al Mozambico, la RPC già finanzia e costruisce molte infrastrutture nel Paese da diversi anni, come il Ponte della Baia di Maputo e la Ferrovia del Corridoio di Nacala. Non solo, Pechino sta cercando di rafforzare la propria presenza politica in questi due Paesi. Infatti, un’altra possibile nuova infrastruttura a cui ha fatto riferimento il presidente mozambicano è una nuova sede per l’Assemblea della Repubblica, così come l’edificazione di una nuova area residenziale ad hoc per i parlamentari. Sempre in occasione della visita di Yang, il presidente mozambicano Filipe Nyusi ha espresso la volontà di ricorrere ai fondi cinesi per riqualificare l’autostrada principale che collega il Mozambico da nord a sud a causa dell’alto numero di incidenti, rimarcando lo stretto legame attuale tra Pechino e Maputo.  

L’asse Harare-Maputo-Pechino sembra rinsaldarsi

Tale cooperazione tripartita non sembra incontrare ostacoli. Sebbene la Huayou abbia dichiarato la sospensione momentanea dell’attuazione del progetto relativo alla miniera di litio «Arcadia» a causa della disputa con l’Autorità Garante della Concorrenza zimbabwese, ciò non significa che il progetto non avrà mai avvio. Anzi, nella dichiarazione si cita testualmente che la produzione locale di solfato di litio avverrà «solo quando le condizioni economiche e di costruzione saranno adeguate». In aggiunta, il presidente zimbabwese Emmerson Mnangagwa ha elogiato gli investimenti cinesi, contrapponendoli alla politica statunitense ed europea delle sanzioni a causa della violazione dei diritti umani sin dai primi anni del nuovo secolo. C’è di più. Il giornale zimbabwese «The Herald», molto vicino al partito dominante ZANU-PF, ha recentemente dichiarato che è in atto una strategia da parte degli americani per svalutare il ruolo degli investimenti cinesi in Zimbabwe, accusandoli di violazione dei diritti dei lavoratori e della salvaguardia dell’ambiente. Ciò è indice di un maggiore supporto zimbabwese verso il governo cinese. Inoltre, la volontà di accelerare la transizione ecologica e di mantenere la posizione di supremazia nel settore NEV non può che spingere la RPC ad una maggiore influenza dal punto di vista economico in Zimbabwe e in Mozambico, specialmente data una possibile maggiore concorrenza di molte marche straniere come la Tesla. Infine, oltre ai solidi legami tra i tre storici partiti, il fatto che i cinesi abbiano costruito il parlamento zimbabwese e che Nyusi abbia dichiarato la volontà di assegnare ad essi il progetto della nuova Assemblea della Repubblica indica i forti legami tra le parti. Dal punto di vista politico, è anche da ricordare la decisione del PCC di aprire una scuola di formazione politica in Tanzania, la quale ha recentemente accolto i primi studenti provenienti dai principali partiti di sei paesi dell’Africa meridionale, tra cui anche il FRELIMO e lo ZANU-PF. 

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