Il prossimo 24 febbraio sarà trascorso un anno da quando il presidente Vladimir Putin annunciava al mondo l’«operazione militare speciale», volta ad assicurare «la smilitarizzazione e la denazificazione dell’Ucraina». E precisava pure: «I nostri piani non includono l’occupazione dei territori ucraini: non imporremo nulla a nessuno con la forza». Cosa si è rilevata la guerra di Putin si è visto nelle stragi di civili da Bucha a Mariupol, a Dnipro e in tante altre città, nelle azioni di bombardamento indiscriminato che non solo non hanno tenuto conto degli effetti collaterali, ma sono state deliberatamente rivolte contro obiettivi civili, come gli ospedali, le scuole, le centrali elettriche e le strutture idriche, per intimorire e fiaccare la popolazione civile.
Sono fondamentalmente questi gli aspetti al centro della prospettiva di Maurizio Delli Santi, studioso dell’international law e analista anche per Geopolitica.info, che ripercorre gli strumenti delle analisi strategiche e della geopolitica per comprendere diversi profili delle ragioni del conflitto. Lo scenario in cui l’autore colloca la guerra in Ucraina è anche quello dei temi giuridici che parevano destinati a essere accantonati nell’ambito degli studi teorici, come ad esempio quelli sullo ius ad bellum e sullo ius in bello. Vi si tratta dunque della “guerra di aggressione”, con riferimento al percorso compiuto sul tema dal diritto internazionale e alle determinazioni adottate con le Risoluzioni delle Nazioni Unite e le pronunce della Corte internazionale di giustizia e della Corte penale internazionale. Per la gravità assunta dalle modalità di condotta della guerra, una parte importante dell’analisi è incentrata sulle violazioni al diritto internazionale umanitario, di cui vengono richiamati i principali profili di diritto internazionale penale in ordine alla configurazione dei crimini di guerra, dei crimini contro l’umanità e del genocidio.
Le riflessioni illustrano quindi le ragioni della scelta necessaria della deterrenza, dettata dalla ostinazione dell’aggressore, e delle auspicabili iniziative negoziali, proponendo alcune considerazioni riguardanti in particolare il tema della sovranità e delle “garanzie di sicurezza” per l’Ucraina, su cui potrebbe definirsi una exit strategy verso la pace. Ed è con particolare efficacia che l’autore si spinge oltre, ad analizzare anche la prospettiva di un nuovo ordine internazionale, ove auspica un ruolo propositivo dell’Unione Europea per porre fine allo “scontro tra imperi”. Si tratterà soprattutto di riproporre una nuova dimensione delle Nazioni Unite, atteso che sono maturi i tempi per porre al centro del sistema non più un Consiglio di Sicurezza paralizzato dal potere di veto, ma l’organo più rappresentativo e democratico della comunità internazionale: l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. L’autore ritiene infatti che sia necessario, e praticabile, giungere ad una nuova Risoluzione Uniting for Peace, come quella che vide nel 1950 la stessa Assemblea riuscire ad imporre la fine alla guerra di Corea, quando anche allora si minacciava l’inizio della terza guerra mondiale.
Link, per ordinazioni del libro: