Regime autoritario: è un sistema a pluralismo politico limitato, la cui classe politica non rende conto del proprio operato, che non sono basati su un’ideologia guida articolata, ma sono caratterizzati da mentalità specifiche, dove non esiste una mobilitazione politica capillare e su vasta scala, salvo in alcuni momenti del loro sviluppo, e in cui un leader, o a volte un piccolo gruppo, esercita il potere entro limiti mal definiti sul piano formale, ma in effetti poco prevedibili (J.J. LINZ, Autoritarismo, in “Enciclopedia delle Scienze Sociali”, Istituto della Enciclopedia Italiana, Roma, 1991, vol. I, p. 444).
Regime politico (1): l’insieme di norme, regole non formalizzate, procedure che stabiliscono diverse forme e modalità di esercizio del potere politico. Rientrano nel regime la Costituzione, il governo, i corpi rappresentativi, se ve ne sono, e i rapporti reciproci tra le diverse istituzioni, il sistema elettorale, ma anche l’organizzazione politica della società civile, quali partiti, associazioni con fini politici, gruppi d’interesse e movimenti, comprese gli individui che coprono i relativi ruoli (http://www.treccani.it/enciclopedia/regime-politico/).
Regime politico (2): è l’insieme delle regole, delle abitudini e delle credenze più importanti per la vita politica e s’incarna nel gruppo o nei gruppi che hanno maggior influenza nella gestione degli affari (W.J.M. Mackenzie, La scienza della politica, Laterza, Roma-Bari, 1974, p. 109).
Regime totalitario: è un sistema politico caratterizzato da un insieme di idee ragionevolmente coerenti che riguardano i mezzi pratici per cambiare totalmente e per ricostruire una società con la forza o con la violenza, fondata su una critica globale o totale di quel che è sbagliato nella società esistente o antecedente (C.J. FRIEDRICH, Z. BRZEZINSKI, Totalitarian Dictatorship and Autocracy, Harvard University Press, Cambridge, 1956, pp. 88-89).
Principio di legittimità: è una giustificazione del potere, cioè del diritto di comandare; perché fra tutte le ineguaglianze umane nessuna ha conseguenze tanto importanti e perciò tanto bisogno di giustificarsi, come l’ineguaglianza derivante dal potere (G. FERRERO, Potere, Edizioni di Comunità, Milano, 1947, p. 29).
Regimi internazionali: principi, norme, regole e procedure decisionali, impliciti o espliciti, attorno ai quali le aspettative degli attori convergono in una data area delle relazioni internazionali (L. BONANATE, Osservazioni sulla teoria dei regimi internazionali, in ID, A. CAFFARENA, R. VELLANO, Dopo l’Anarchia: Saggi sul superamento dell’immagine anarchica delle relazioni internazionali e sul rischio di ricadervi, Franco Angeli, Milano, 1989, p. 19).
Relazioni internazionali: studio della guerra e della pace, nonché di tutto ciò che esiste lungo il continuum che corre fra questi due elementi estremi (R. ARON, Pace e guerra fra le nazioni, Edizioni di Comunità, Milano, 1970).
Sistema internazionale (1): Uno spazio politico, economico e strategico condiviso da unità capaci di influenzare le scelte delle altre, le cui azioni divengono, in una situazione di reciprocità, elementi imprescindibili per il calcolo del proprio comportamento (Scuola inglese).
Sistema internazionale (2): Fanno parte di un certo sistema gli Stati dei quali si tiene conto nei calcoli d’equilibrio e dai quali ci si aspetta che partecipino alle ostilità in caso di guerra generale (R. ARON, La politica, la guerra, la storia, Il Mulino, Bologna, 1992, p. 439-440).
Sistema internazionale eterogeneo: Un sistema contraddistinto dalla presenza di attori organizzati secondo principi diversi ed ispirati da valori in reciproca contraddizione, dove i rapporti di forza sono tornati ad essere l’unica discriminante per il mantenimento di un grado minimo di ordine (R. ARON, Pace e guerra fra le nazioni, Edizioni di Comunità, Milano, p. 130).
Sistema internazionale omogeneo: Un sistema in cui gli Stati appartengono al medesimo tipo, obbediscono alla stessa concezione della politica (R. ARON, Pace e guerra fra le nazioni, Edizioni di Comunità, Milano, p. 130).
Società internazionale: Un insieme di Stati (o, più in generale, di comunità politiche indipendenti) che non formano semplicemente un sistema nel senso che il comportamento di ciascuno è un fattore necessario nei calcoli degli altri, ma che hanno anche stabilito norme e istituzioni comuni fondate sul dialogo e il consenso, per regolare i loro rapporti reciproci; gli Stati che fanno parte di una società internazionale riconoscono il loro comune interesse nell’adeguarsi alle norme istituite (H. BULL, A. WATSON a cura di, L’espansione della società internazionale. L’Europa e il mondo dalla fine del Medio Evo ai tempi nostri, Jaca Book, Milano, 1993, p. 3).
Società transnazionale (1): Una società che è tanto più viva quanto maggiore è la libertà di scambio, di migrazione o di comunicazione e quanto più forti sono le credenze comuni, più numerose le organizzazioni non nazionali, più solenni le cerimonie collettive (R. ARON, Pace e guerra fra le nazioni, Edizioni di Comunità, Milano, p. 136).
Società transnazionale (2): è un sistema internazionale non più composto dalle unità politiche, ma dai singoli individui che lo popolano. Questi si somiglierebbero tra loro e si percepirebbero come eguali per via della condivisione di comuni credenze, dell’appartenenza ad organizzazioni indifferenti ai confini politici degli Stati (società multinazionali, religioni, organizzazioni non governative, internazionali ideologiche) e della partecipazione agli stessi fenomeni di massa (A. COLOMBO, La disunità del mondo. Dopo il secolo globale, Feltrinelli, Milano, 2010, p.).
Sovranità (1): il riconoscimento da parte degli attori interni ed esterni che lo Stato ha l’autorità esclusiva di intervenire con azione coercitive nel suo territorio (J.E. THOMSON, State Sovereignty in International Relations. Bridging the Gap between Theory and Empirical Research, in “International Studies Quarterly”, n. 39, pp. 213-233).