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Gli effetti del Covid-19 sul turismo internazionale: i possibili scenari

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Dal 23 gennaio, giorno dell’attuazione della prima misura di lockdown nella città cinese di Wuhan, basterà attendere meno di tre mesi, precisamente fino al 20 aprile, per veder introdotte, nel 100% delle destinazioni mondiali le più ferree restrizioni che viaggi e mobilità abbiano mai subito nella loro storia.

I primi mesi del 2020 Al fine di contrastare la più grande emergenza sanitaria della storia recente, arrivata ad assumere, in pochissimo tempo, una diffusione globale, si è assistito al più veloce processo di chiusura e isolamento che gli Stati mondiali abbiano mai dovuto adottare:  chiusura totale o parziale dei confini nazionali, sospensione dei voli internazionali, divieto di entrata per turisti provenienti da specifiche aree e regioni e misure di quarantena o auto-isolamento per chiunque decidesse di oltrepassare i propri confini. Le misure restrittive, se da un lato sono state necessarie per porre un argine all’ascesa del Covid-19, dall’altro rischiano però di creare un danno enorme all’economia e ad uno dei suoi settori più vulnerabili, quello turistico.

In netto contrasto rispetto a quanto poi accaduto nei mesi successi, i primi sessanta giorni dell’anno, in realtà, ad eccezione della regione asiatica che iniziava a segnalare dei cali già dai primi due mesi dell’anno, si concludevano in tutte le regioni mondiali con dei trend di crescita rispetto all’anno precedente. In Europa, ad esempio, sia a gennaio che a febbraio, gli arrivi internazionali avevano fatto evidenziare un aumento del 6% rispetto a quanto accaduto nei dodici mesi precedenti. A livello mondiale invece, a seguito di un primo mese dell’anno che si concludeva con un +2%, febbraio iniziava a far intravedere le prime crepe, di quella che si sarebbe poi tramutata nella più grande crisi di sempre del settore, con un calo degli arrivi turistici mondiali del 9%, seppur fortemente influenzato dal -37% raggiunto dalla regione asiatica.

Sarà però nel mese di marzo, con le misure di lockdown adottate dagli stati e le forti restrizioni nel campo dei trasporti, che si inizierà ad assistere al verticale e inesorabile crollo degli arrivi turistici internazionali. A livello mondiale, rispetto al terzo mese dell’anno precedente, si assisterà infatti ad un drastico calo del 57%, con l’Asia e l’Europa sempre in testa tra le regioni maggiormente colpite, che evidenzieranno rispettivamente un -64% e un -60% rispetto agli arrivi turistici mondiali ospitati a marzo 2019. Dal punto di vista pratico, i dati negativi del primo trimestre del 2020 si tradurranno in un calo di 67 milioni di arrivi internazionali e di una consequenziale perdita di 80 miliardi di dollari derivanti da mancate esportazioni turistiche.

I pesanti dati fatti registrare nel terzo mese dell’anno, a discapito di quanto ci si potesse attendere, non rappresenteranno l’apice della crisi, bensì faranno soltanto da preludio ai due mesi successivi, Aprile e Maggio, che verranno invece ricordati come i mesi più duri per tutto il comparto turistico mondiale. A livello globale, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, gli arrivi turistici internazionali sono infatti crollati rispettivamente del 96,9% e del 97,6%. Un crollo totale, che non ha più riguardato soltanto Asia ed Europa ma che ha investito inesorabilmente ogni regione mondiale, arrivando a toccare riduzioni del 90% in qualsiasi zona del mondo.

Gli scenari per il 2020 – Il 2019 si era concluso come un anno record per il turismo mondiale: dopo un decennio continuo di crescita infatti, gli arrivi turistici internazionali avevano fatto registrare un nuovo primato storico, andando a sfiorare la soglia degli 1,5 miliardi. Nello stesso modo, anche le entrate turistiche internazionali, derivanti dalle spese dei turisti al di fuori del proprio paese, avevano fatto registrato un nuovo record, superando quota 1480 miliardi di dollari, poco più di 1300 miliardi di euro.

L’incertezza nei modi e nei tempi dell’evolversi della malattia e l’impossibilità di prevedere con certezza le azioni, prima di contenimento e poi di allentamento, di ogni singolo Stato, rendono estremamente complesso ed arduo il lavoro di quelle Organizzazioni, che hanno provato, e continuano a farlo, ad elaborare delle previsioni e degli scenari il più possibile veritieri e vicini alla realtà su quelli che potrebbero essere i potenziali e reali effetti del Covid-19.

In una sua indagine, la World Tourism Organization, con l’obiettivo di dare finalmente un valore alla più profonda crisi di sempre del settore turistico, è arrivata a elaborare tre diversi possibili scenari, ognuno dei quali prospetta elevate riduzioni turistiche, seppur in quantità e misura diversa, in base alle decisioni dei singoli stati e il prolungarsi, più o meno esteso, delle restrizioni alla mobilità e ai viaggi.

La differenza tra uno scenario e l’altro riflette quindi il diverso e graduale ritorno verso una situazione di normalità: prima verranno rallentate le misure di contenimento e di chiusura dei confini e minori saranno le ripercussioni sul turismo.

Il primo scenario, basato sulla riapertura delle frontiere all’inizio del mese di luglio, determinerebbe nel 2020, se osservato, una diminuzione del 58% degli arrivi internazionali, equivalenti all’incirca a 850 milioni di turisti in meno.

Il secondo scenario, che prospetta la graduale riapertura dei confini e una conseguente ripresa della mobilità internazionale agli inizi di settembre, comporterebbe un calo degli arrivi turistici mondiali del 70% rispetto all’anno precedente, che si tradurrebbe concretamente con più di 1 miliardo di mancati arrivi.

Infine, il terzo scenario, nell’eventualità in cui venisse rispettato, con una ripresa del turismo internazionale ancor più posticipata, causerebbe un crollo degli arrivi turistici internazionali del 78%, rispetto agli incoraggianti risultati ottenuti nel 2019. Quest’ultimo e più negativo panorama prevederebbe quindi una perdita di oltre 1,1 miliardi di turisti internazionali.

Secondo gli scenari forniti dalla UNWTO, gli arrivi turistici internazionali nel 2020 rischiano quindi di registrare un crollo tra il 58% e il 78% rispetto agli arrivi internazionali segnalati nel 2019.

Nella migliore delle ipotesi, si passerebbe quindi dal record appena sfiorato degli 1,5 miliardi di arrivi internazionali dell’anno precedente a 610 milioni di arrivi, nel peggiore invece, si scenderebbe addirittura fino a 320 milioni, meno della metà rispetto al dato più basso degli ultimi 20 anni, messo in evidenza proprio nel 2000 con 674 milioni di arrivi turistici mondiali.

International tourist arrivals  2000-2019 and scenarios for 2020 (millions)

Fonte: elaborazione UNWTO

Il 2019, come detto, verrà ricordato per un ulteriore primato storico: quello delle entrate turistiche mondiali, arrivate a 1480 miliardi di dollari.

Prendendo come riferimento gli stessi scenari, l’OMT prospetta per il 2020, in termini di esportazioni turistiche, una perdita enorme, che rischia di andare potenzialmente dai 910 miliardi ai 1170 miliardi di dollari.

Nel caso in cui venisse rispettato il primo scenario, si rischierebbe una diminuzione delle entrate turistiche mondiali del 62%, passando così da 1480 miliardi a 570 miliardi di dollari.

In caso di ripresa agli inizi di settembre, come previsto invece dal secondo scenario, le perdite rischierebbero di arrivare al 73%, riducendo le entrate turistiche a circa 410 miliardi.

Nel peggiore degli scenari, ovvero il terzo, il crollo sarebbe ancor maggiore, di circa il 79% e comporterebbe una riduzione delle entrate turistiche internazionali fino alla soglia dei 310 miliardi di dollari, addirittura 175 miliardi in meno rispetto ai 485 miliardi segnalati nel 2001, valore più basso registrato nell’ultimo ventennio.

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